P. Domenico Corsano (1716-1801). – Italia.
P. Domenico Corsano (1716-1801).
Nacque in Corato il 16 ottobre 1716.
Egli fu presente all’ estasi ch’ ebbe S. Alfonso nel mentre predicava lo glorie di Maria nella missione del 1745 nella città di Foggia. Nel processo di beatificazione del 1797 attesta quanto segue:
«Alcuni raggi di luce celeste, uscendo dalla Madonna dei Sette Veli, vennero a colpire direttamente il viso del Servo di Dio, che, fuori di se, con la faccia splendente, si volse verso la Santa Immagine balbettando qualche parola affettuosa».
La missione terminò il giorno dell’ Epifania. Prima di lasciar Foggia il Santo condusse tutti i suoi compagni ai piedi della Madonna miracolosa, che si degnò di apparir loro anche una volta nell’ ovale d’ argento, come per ringraziarli del bene che avevan fatto ai suoi figli, di guisa che questa missione fu un continuato miracolo dal primo all’ ultimo giorno.
Il giorno appresso alla partenza dei Padri, la tristezza si dipinse su tutti i volti: un Calabrese impenitente, avendo dato segno della sua gioia in questa circostanza, poco mancò non venisse lapidato.
Mentre i Padri Sportelli, Cafaro, Villani e altri sette loro compagni si recavano ad evangelizzare l’ altra città di Cerignola, dove il Signore li ricolmò delle sue benedizioni, S. Alfonso riprese la strada di Deliceto, conducendo seco due nuovi acquisti preziosi, il Canonico Garzilli e il Sacerdote Corsano, entrambi i quali entravano nel noviziato.
Il Corsano parlando dei patimenti della comunità di Deliceto dice: «Abbiamo sofferto col nostro Padre Alfonso per causa della nostra povertà estrema, angosce indicibili».
Il 10 agosto 1779, la sera specialmente, le fiamme del Vesuvio giunsero a tale altezza da far temere una tremenda catastrofe. Dalle finestre del corridoio a levante del nostro collegio di Pagani, i Padri contemplavano quel grandioso, ma spaventoso, spettacolo. Racconta il P. Corsano:
«Terrorizzato, volai alla cella del Servo di Dio, e lo scongiurai di venire a vedere quel che accadeva. Venne infatti, si avvicinò alla finestra e indietreggiò spaventato, dicendo per tre volte: Gesù! Gesù! Gesù! – Fece un gran segno di croce nella direzione del monte, e all’istante l’immenso vortice di fiamme e di fuoco si inabissò nel cratere».
P. Corsano fu confessore ordinario di S. Alfonso per 13 anni sino alla morte. Si trovò presente quando il Santo ricevé da Roma l’ avviso che la Congregazione era stata approvata dalla s. m. di Benedetto XIV. Attestò nei processi, che S. Alfonso scrisse ai piedi del suo Crocifisso col proprio sangue: «Gesù mio, tutto per te»; che sgridava sempre quei Confessori, che non sapevano accogliere e compungere i Penitenti, onde erano costretti a mandarli indietro senza la grazia di Gesù Cristo colla sacramentale assoluzione.
P. Corsano morì in Pagani l’ 11 maggio 1801. (Berthe, 345, 363, 1047).
Egli ingrandì e condusse a fine la Casa di Pagani, arredandone le stanze e costruendone altre 24, e la dotò di una ricchissima Biblioteca, che costò duc. 15.000. Soleva ripetere: l’ operaio evangelico disarmato non vale nulla; e le sue armi sono i libri e lo studio.
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Profilo tratto da
Biografie manoscritte del P. S. Schiavone
– vol.1 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.
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