Cocle Celestino redentorista

P. Celestino Cocle (1774-1857) – Italia.

P. Celestino Cocle (1774-1857)

Nacque a S. Giovanni Rotondo, diocesi di Manfredonia nell’ anno 1774. Contava 13 anni d’ età quando il fondatore S. Alfonso se ne volò al cielo. Aveva due fratelli sacerdoti cioè i Padri Luigi e Alfonso. Governò la Congregazione dal 1824 al 1832, quando fu fatto Arcivescovo di Patrasso e quindi sostituito dal P. Ripoli.

Prima di essere nominato Rettore Maggiore era Lettore, ed egli fu che formò il dotto P. Lordi. Fu convisitatore a diverse Case, come appare dai libri delle Sante Visite. Fatto Rettore Maggiore, ordinò a P. Giuseppe De Meo di fare l’indice delle opere del defunto suo zio P. Alessandro De Meo.

Nel 1849 il Monsignor Cocle accompagnò a Pagani Papa Pio IX, il Re Ferdinando II, il Conte di Trapani, e il Cardinale Antonelli.
Fu confessore del Re Ferdinando II, e perciò godeva una grande influenza, ed otteneva quanto voleva.
Morto Ferdinando II, ordinò a P. Giuseppe De Meo di tessere l’ elogio funebre, che riuscì un vero capolavoro.

Da Rettore Maggiore richiamò da Roma il celebre P. Rispoli Pier Luigi, confessore della sorella di papa Leone XII, e lo nominò Consultore Generale a Pagani.
Mons. Cocle morì il 2 marzo 1857 in Napoli, e sta sepolto a Tarsia.

Era di un aspetto assai raro e bello; e per la sua straordinaria bellezza si raccontano diversi aneddoti.
Era prelato domestico e assistente al Soglio Pontificio di Papa Gregorio XVI; Abate Commendatorio di S. Maria Odegitria; Cavaliere Gran Croce del Real Ordine di Re Francesco I e dell’Imperiale ordine di Cristo del Brasile; Bali Gran Croce del Sacro Militare ordine Gerosolimitano; Decano Perpetuo della Regia Università degli studi; Gran Dignitario di Luigi Filippo Re dei Francesi; Cappellano Maggiore della Società Generale dei Naufragi di Parigi; socio dignitario dell’ Accademia Archeologica di Atene.

Delle numerose sue lettere circolari si cita la seguente.

29 settembre 1825 , Napoli
«Padri e fratelli miei dilettissimi in G. C.
Approssimandosi il tempo delle sante missioni, è nostro dovere eccitare il vostro santo zelo, per questa grande opera di tanta gloria di Dio e di tanto vantaggio delle anime.
A questo oggetto facciamo noto a tutti che nell’ anno scorso si sono fatte da 72 soggetti della nostra Congregazione 86 missioni e 53 mute di esercizi in 34 diocesi del regno con immenso profitto delle anime, locché avendo rapportato a Sua Maestà (D. G.), questi nel Consiglio di Stato del nove del mese scorso si è degnato di manifestarne la Sua Reale approvazione, ed ha imposto a S. E. il ministro degli affari ecclesiastici di farci conoscere essere sua volontà, che s’incoraggino sempre più i nostri missionari a travagliare con zelo nella vigna del Signore.
Padri e fratelli miei dilettissimi,
per giungere a così alti disegni, che la Maestà di Dio, e l’ animo religioso del nostro clementissimo Sovrano hanno fissato sopra di noi miserabili, dobbiamo disporci con l’orazione e col ritiro.
Per la buona riuscita delle missioni alle quali Dio ci destina, vogliamo per regola fissa e inalterabile:
1: Che da ogni compagnia nella prima missione si leggano a mensa le costituzioni del 1764 sul metodo delle nostre missioni… e gli Statuti capitolari del 1802 sul voto di povertà, sulla vita comune e sulle missioni, oppure le lettere del Beato sulle missioni o la Selva del medesimo sulla stessa materia.
2: Le restituzioni incerte si restituiscano ai poveri nella stessa missione per mano di persona proba.
3: Nelle missioni non si permetta alcuna questua. Si restituiscano le candele superflue oppure non si accettino quando si è avuto il numero sufficiente per il tosello nella predica della Madonna per illuminare la chiesa e per le messe di padri.
4: Si badi a non fare spese superflue per non rendere le missioni di grande dispendio.
5: Vogliamo che il superiore dia ai soggetti un po’ di riposo per lo spirito e pel corpo.
6: Ricordiamo a tutti i nostri missionari, che noi siamo spediti da G. C. sicut oves in medio luporum, e che sino a tanto che adopreremo le armi della mansuetudine cristiana, saremo vincitori.
7: Mentre raccomandiamo d’inveire con forza contro i vizi, vogliamo che non si offenda chicchessia: Homines diligite, interficite errores. (S. Agostino)
È indegno di un apostolo di Gesù Cristo il far uso di termini impropri di sfacciati, ruffiani, infami, assassini, porci e simili. Vogliamo sapere chi è manchevole per punirlo severamente.
8: È antica costumanza farsi il ritiro mensile anche nelle missioni; ma noi ci contentiamo che il superiore faccia almeno di tanto in tanto una conferenza e prenda le colpe».
Celestino M. Cocle d. SS. R. R. M.

Il 29 ottobre 1831, poi, il P. vicario generale P. Biagio Panzuti scriveva da Napoli la seguente circolare:

«Padri e fratelli miei in G. C.
Essendo stato promosso il nostro ottimo Rettore Maggiore P. Celestino M. Cocle alla dignità di arcivescovo per le istanze presso il S. Padre dal nostro Real Sovrano Ferdinando II (che Dio sempre feliciti), benché il medesimo ne avesse fatta la formale rinunzia ben 4 volte nella maniera che poteva dettare la più delicata coscienza… venne autorizzato nel dì 30 del passato mese a sgravarsi della carica di Rettore Maggiore.

Con rescritto dell’ 11 dicembre 1846 Mons. Cocle ottenne da Pio IX la facoltà di conservare nel suo privato oratorio il Santissimo, e così fervide erano e frequenti le visite che bastava vederlo per sentirsi commosso ed edificato.

  • In Pagani essendo Rettore, fece la Cappella al nostro P.S. Alfonso ricca di marmi ed ornali, e stabilì un legato per la festa annuale al S. Fondatore in Pagani ed in Napoli, ed eresse in Piscinola un altare con devota statua a S. Alfonso; e fece fare dal sacerdote D. Placido Baccher la statua del corpo di S. Alfonso, com’è attualmente sotto l’ altare.
  • Reduce dall’ esilio di Malta prescelse coabitare coi suoi nipoti in Napoli a causa dei suoi acciacchi, ma veniva continuamente visitato dai nostri, ed assistito da due nostri padri di Tarsia cessò di vivere alle 9 e mezzo di notte nella propria casa a Montesanto il 2 marzo del 1857.

A Tarsia il 7 marzo 1857 gli si celebrò un solenne funerale ed il P. Francesco Saverio Pecorelli lesse l’orazione funebre, degna di essere qui riportata tutta per le tante belle notizie che vi sono.

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Profilo tratto da Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone –
vol.2 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.
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P. Celestino Cocle, redentorista nativo di San Giovanni Rotondo, fu un religioso eccezionale. Divenne il quarto Rettore Maggiore dell'Istituto Redentorista; fu eletto Arcivescovo di Patrasso e destinato quale Confessore del Re di Napoli. Tanta influenza scatenò invidia e persecuzione nei suoi confronti, finendo col subire finanche il carcere. Egli tutto sopportò per la maggior gloria di Dio.
P. Celestino Cocle, redentorista nativo di San Giovanni Rotondo, fu un religioso eccezionale. Divenne il quarto Rettore Maggiore dell’Istituto Redentorista; fu eletto Arcivescovo di Patrasso e destinato quale Confessore del Re di Napoli. Tanta influenza scatenò invidia e persecuzione nei suoi confronti, finendo col subire finanche il carcere. Egli tutto sopportò per la maggior gloria di Dio. – Nella chiesa di S. Antonio a Tarsia c’è ancora il suo monumento funebre.

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