Appunti di Storia della Chiesa e della Casa
di S. Antonio a Tarsia in Napoli
Appunti di Storia della Chiesa e della Casa
di S. Antonio a Tarsia in Napoli
dalle Cronache manoscritte di P. Salvatore Schiavone
Il devastante saccheggio avvenuto nella notte tra il 23 e 24 giugno 2015 nella chiesa di S. Antonio a Tarsia, Napoli, dismessa dai Missionari Redentoristi e ancora in cerca di affidatari, offre l’occasione di offrire questo contributo, ripreso dalle Cronache manoscritte del 1933 di P. Salvatore Schiavone, tenace raccoglitore di memorie redentoriste.
Questi appunti si riferiscono allo stato della Chiesa e del Convento di S. Antonio a Tarsia prima detto dello Spirito Santo, dalla sua fondazione sino all’ epoca, in cui ne presero possesso i Padri Liguorini.
Introduzione
Questa nostra Chiesa è antichissima perché fondata nel 1550 e poi rifatta varie volte e soggetta a varie vicende e, dopo espulsi nel 1806 i Conventuali (perciò detta Chiesa di S. Antonio), nell’anno 1816 fu data ai Liguorini.
Se essa cede il passo a molte altre per vastità e pregi d’arte, nella sua semplice eleganza si contraddistingue fra le chiese secondarie, di cui è abbellita la città di Napoli; ed è stata, nel corso di tanti anni, il sacro luogo nel quale S. Alfonso de Liguori ebbe la venerazione più grande. Patrono presso Dio della città, in cui respirò le prime aure di vita, fu educato alla virtù, entrò nel Santuario, ed in cui si sparse i semi di salute col suo sacerdotale ministero.
Notizie storiche e geografiche
I Padri Francescani nella città di Napoli hanno diversi Conventi o Monasteri.
I Conventuali particolarmente ne contavano di loro penitenza sino a quattro. Uno di questi Conventi è quello di cui dobbiamo tessere la Storia, che molto deve interessare i Congregati del SS. Redentore, e che oggi porta il titolo di S. Antonio a Tarsia.
Esso è situato dentro la città di Napoli nel Quartiere detto dell’ Avvocata, Parrocchia Montesanto, fuori Porta Medina. I suoi confini dalla parte di Settentrione sono la Casa del Marchese Vulsano e Doria col suo giardino, dalla parte dell’Oriente la salita Tarsia, dal Mezzodì il largo appartenente al Monastero e Giardino di Casa Costa, da Ponente la strada detta Spezzano.
La Fondazione della Chiesa rimonta alla metà del secolo XVI, e precisamente all’anno 1559. Il fondatore di questa Chiesa fu l’illustre D. Evangelista Perrone, figlio di D. Berardo, che si rese famoso per le sue virtù sociali, militari e Cristiane. Riportò, come attesta un’iscrizione affissa nel Presbiterio nella parte destra dell’ Altare Maggiore innumerabili vittorie, specialmente per liberare la città.
Carlo Celano nella sua «Giornata Sesta» foglio 69 ci riferisce quanto segue.
Origine del Collegio di Tarsia – Il territorio intero, ove attualmente è sito il Collegio, anticamente veniva chiamato “Olimpiano”. Fu questo conceduto ai Benedettini, dai quali fu alienato e censito a diversi particolari per doversi fare delle Costruzioni di edifici.
Pervenne questa parte, ove il Collegio esiste, che veniva chiamata “Pancillo”, ad Evangelista Perrone, quale famiglia ne ha le sue antiche abitazioni.
Dal detto Evangelista (non si sa per quale causa) fu questo luogo, vicino al Palazzo del Principe di Tarsia, donato al Capitolo di S. Giovanni Laterano.
Tra gli altri patti si stabilì che dovevasi costruire in questo luogo una Cappella sotto il titolo di S. Maria del Soccorso, e che fosse rimasta di jus patronato della sua Casa. Tutto ciò venne eseguito nel 1550. Ma essendo poi nate alcune differenze tra il donante ed il donatario, fu il contratto risoluto e annullato.
Ritornato di nuovo il fondo con la Cappella nel dritto e dominio di Evangelista Perrone, lo stesso donò la Chiesa ed il suolo ai Frati Conventuali di S. Francesco, quali vi edificarono una Chiesa più ampia, ed un Convento comodo ai pochi Frati, e la dedicarono allo Spirito Santo: dal volgo detto “Spirito Santello”.
Per questo novello titolo dato alla Chiesa fu mossa lite ai detti Frati dai Governatori della Chiesa di questo titolo, che sta presso la Porta Reale. Indi volendo conciliare l’affare alla meglio, fu stabilito doversi intitolare detta Chiesa di “S. Maria dello Spirito Santo”.
I detti Frati collocarono in detta Chiesa una devota statua di S. Antonio di Padova per mezzo del quale il Signore Iddio si compiacque di fare molte grazie ai Napoletani, per cui vi concorsero con grandi limosine ed oblazioni, per lo che si stabilì di riedificare la Chiesa dalle fondamenta, come al presente si vede. E si cominciò a chiamare “S. Antonio”, dal volgo “S. Antoniello di Tarsia”. Indi si diede principio a perfezionare il chiostro dalla parte di mezzogiorno, che sta sul borgo di Porta Medina.
Nel 1840 si fecero molti belli restauri in apparecchio alle feste di S. Alfonso, Protettore di Napoli a spese del Re Ferdinando II, e molto più nel 1900 in omaggio a Gesù Redentore.
Sull’Altare Maggiore vi era il grande Quadro dello Spirito Santo, e il Rettore redentorista P. Di Coste, nel 1900, lo tolse e vi pose la statua di S. Alfonso.
Sono Monumenti Nazionali: l’ Apoteosi di S. Antonio, le quattro statue della Fede, Speranza, Carità e Religione che sono nella grande Scalinata del Collegio e il Passamano di pietra.
Dietro l’ Altare Maggiore nella lapide si legge:
«D. O. M. Evangelista Durandi Filio et illustri Perrone gente S. Leonis scandalorum gultorum Turrosi aliorumque Pagorum Domino qui gentilitiam nobilitam quam militiae qua pietatis face illustravit ob innumeros pene victorias in Tarenti obsidione salvenda reportatas tandem Templum hoc Divino Paraclito Sacrum fundavit splendideque dotatum in familiae jus patronatus statuit. A. D. 1559.
Quod postea auctum Divo Antonio Patavino nuncupatum est. Hoc grati animi monumentum P.P.P.P.»
Sul lavamano si legge:
«Dalli Patri di questo Convento si devono sempre, ogni anno, in perpetuo, suppellettili sacri per l’altare del glorioso S. Antonio Doc. 18 più Doc. 300 dati sotto tale condizione da D. Felice Pellegrino e convertite in fabbrica nelle Camere affittabili dalla parte inferiore di questo Monastero con apparere…. per amministrazione…… per mano di Antonio Cirillo di Napoli. 20 Ottobre 1785».
In sagrestia si legge:
«Il giorno XX Maggio del 1847 la pia e virtuosa Sig. D. Angelica Langellotti, Principessa di Cursi dal mortale passò all’immortal soggiorno. L’ anno precedente dotò e legò in perpetuo 4 Messe giornali, una per l’ anima sua, due per i propri genitori, una secondo la sua intenzione, ed altre Messe 12 in ogni giorno anniversario di sua morte, da celebrarsi dai Padri del SS. R(edentore) di questa Casa di S. Antonio a Tarsia, come dall’ Istrumento del dì 27 maggio 1846 per N. Ruo di Napoli, munito di sovrano beneplacito. A. P. G. M.».
Avanti la Sagrestia si legge:
« D. O. M. Felix Pellegrino ved. D.nus Castrifosse Cece doctrina magnus pietate maximus Templo huic B. Antonii perdilecto Duc. quadragesies centies elargitus hebdamadaria contingente tamen augustissimus Sacramentum expositionem cere date actribuita ad perpetuitatem auxit quiu et Musius adiunato onore Ecclesiae inopie ac suae suo R.mo animae suffragio prospicies uno ocre plura complexus fidelibus sibi Deaque solvens pietatem, quam semper coluit maxime testatem postrem a voluntate firma vit. in cuius memoriam argumentum instituit grati. Anni Sal. 1705. P. P. P. ».
Altra epigrafe:
«Ad perpetuam rei memoriam autem hauc Antonio Taumaturgo primitus sacram curis sumptibus sodalius a SS. Red.ris instauratam omnino affabre exornatam auctamque annuente S. Sede altero coelesti Patrono Alphonso M.a De Ligorio Eccl. Doct. eidem ut in urbe patria monumentum extaret rite consacravit Joseph Consenti SS. R.is Episcopus Lucerim laeta adstante sodalium civium advenaruum corona. Pridie Kal. Aug. 1901. ».
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- A tempo della soppressione restò Rettore della Chiesa il Sac. D. Ernesto Cantalupo, zio dell’Avv. D. Salvatore Cantalupo, nostro amico, ed i Padri De Risio, Tocco e La Notte Francesco. Nel 1872, nominato De Risio Arcivescovo di S. Severina, fu sostituito da P. Capone, che, nominato Vescovo di Muro, fu supplito da P. Mariano Francesco il quale stava a S. Severina da un anno con Mons. De Risio».
- Oggi, 2 febbraio 1933, ho visitato [io P. Salvatore Schiavove] per la prima volta tutto il Collegio, la Chiesa e le Scuole. All’ ingresso si legge: «Regia Scuola Secondaria Mista. Professionale, Commerciale G. B. Della Porta».
Vi sono 400 alunni in 13 classi ovviamente al Lavoro con otto Maestre e tre Maestri, 300 alunni maschi e 100 femmine. Il Preside é il Comm. Vinc. Carcò di Catania, il Vice é il Cav. Gabriele Luongo di S. Antimo. Vi è un bidello e tre bidelle. - L’ Avv. Florenzano, ex Deputato, fu il Fondatore delle Scuole a Tarsia e Preside di esse, perseguitò sempre le nostre Comunità. Si maneggiò con Crispi ed anche col Re per mandar via i Padri ed impadronirsi del Collegio, ma sempre indarno. Ostacolò la vendita del Collegio per non farlo comprare da noi, ma restò umiliato. Mediante ricorsi al Governo costrinse i Padri a vestire l’abito da prete. Vomitò mille calunnie contro di essi, ma alla fine il P. De Tilla lo trattò per quel ch’era alla presenza di tutti i Professori nella Scuola e l’obbligò a pagare £. 10.000 di fitto annuo, e dopo 10 anni un Officina resta di nostra proprietà.
- Nel 1878, Tarsia fu trasformato in carcere.
(da Cronaca della Casa di Napoli, pp.18-23).
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Notizie a fascio riguardanti
la Chiesa e la Casa redentorista
- Il Collegio prima della Soppressione [1866] era tutto abitato dai nostri Padri.
La prima stanza a destra, entrando nella Scuola, era quella abitata dal Ven. P. D. Emanuele Ribera. In questo nostro Collegio vi sono state tante diverse scuole dopo la Soppressione, ed anche dopo comprato dal Provinciale P. Barbarulo si è fittato al Municipio per uso di Scuole, prima per £ 1.000, poi per £ 8.000, indi per £ 24.000, poscia per £ 18.000 perché vi sono di fondiare £ 1.000 al bimestre, cioè £ 6.000 all’anno.
Il Quartino di Mons. Cocle, ch’è Casa Canonica, appartiene al Cardinale, ed a questi si passa la fondiaria.
Le quattro statue colossali sulla scalinata non si sa che cosa rappresentano, forse le quattro virtù cardinali o le quattro parti del mondo. - La casa di P. Pecorelli, che ci fu donata da lui, fu abitata da P. Polestra e Fr. Ciacio, Alvino, poi da P. Bozaotra e Fr. Achille Mancino. Fu chiusa verso il 1892, un anno dopo che vi fui io da Novizio per la Festa di S. Gennaro in Maggio, oh quante reliquie che vi erano! Furono tutte portate a Tarsia e si è fatto il Tesoro delle Reliquie che sono 333 giusto il catalogo stampato.
- A pianterreno, nel chiostro, dove i giovanetti fanno la ginnastica, vi sono sotto di noi 4 finestre e 4 di fronte, 5 finestre a destra e 5 a sinistra sporgenti nel corridoio della Porta d’ingresso al Palazzo a destra della Porta della Chiesa nella Piazzetta di S. Antonio e S. Alfonso.
- In portineria vi è un largo corridoio. Entrando, a destra, cioè a settentrione, vi sono le ritirate elegantissime, indi la scala per salire nel piano superiore, poi la biblioteca, più appresso il guardaroba e in ultimo l’ oratorio: di fronte; tre larghe stanze che sporgono sulla loggia e poi la cucina col refettorio in fondo situato nella Chiesa. La loggia a mezzogiorno è larga quanto il corridoio.
Nel piano superiore, a settentrione, sull’Oratorio, vi sono 5 stanze, indi la scala e poi le ritirate, come sotto. Di fronte poi, a mezzogiorno, 5 stanze larghe e belle. Nel Salotto sulla scaletta vi sono grandi quadri con cornici dorate, cioè di S. Anna, di Maria SS., di Abramo, del SS. Cuore di Gesù, e di tutti i Papi insieme. - L’Oratorio di S. Alfonso fu fatto dal Rettore P. Mariano nel 1891, e fece anche costruire la scala e il pozzo nero. In esso Oratorio vi è il Quadro di S. Alfonso senza iscrizione, una statuetta di S. Teresa ed una di S. Maria Maddalena dei Pazzi, un quadro di S. Gerardo, una Lettera di S. Alfonso, la Via Crucis, il quadro dell’Addolorata, il quadro del Buon Consiglio, e il quadro di S. Alfonso in estasi a Foggia, un altare di marmo col SS.mo, un genuflessorio, 8 scanni con appoggio.
- La biblioteca, di fronte al Refettorio, possiede circa 1000 volumi Storici-Letterari, 900 volumi Predicabili, 200 volumi Liguorini, 30 vite di Santi, 200 volumi scritturali, 300 volumi ascetici.
- Il Collegio fu comprato per £ 34.000.00
I pavimenti dei corridoi furono fatti dal Rettore P. D. Gioacchino Jacovino, i cessi dal Rettore P. D. Giuseppe De Tilla. - Nella Sagrestia di Tarsia vi è un Tosello prezioso col quadro di Maria SS. del Carmine sul bancone. È stato valutato £ 3.000.
- La Sagrestia è l’ antica Chiesa dello Spirito Santiello e vi si conserva il quadro antico di esso Spirito Santiello. On più vi sono il quadro della Deposizione di G. C. dalla Croce, e il quadro di S. Giuseppe, tutti grandi quadri. Vi è un quadro di pregio di Maria SS. col Bambino, ed una quadro della Maddalena, più l’ antico Lavamano di marmo con lapide.
- In Chiesa, a destra, vi è l’altare di S. Francesco d’Assisi, con S. Anna, l’Addolorata e il Buon Consiglio; poi appresso l’Altare del Cuore Eucaristico, indi l’altare della Sacra Famiglia con S. Gerardo, S. Rocco, la Tomba di Mons. Cocle con lapide. Il 4° altare è di S. Antonio di Padova con San Francesco di Paola e S. Benedetto.
- Entrando in Chiesa, a sinistra, l’Altare dell’ Immacolata, con S. Clemente, S. Anna, S. Andrea Avellino e Tomba del Ven. P. Ribera con lapide; indi l’altare del Crocifisso in tela e delle Reliquie colla Tomba del Ven. P. Sarnelli; poi l’altare Privilegiato di S. Raffaele Arcangelo col Perpetuo Soccorso, S. Michele Arcangelo e S. Francesco Saverio. In ultimo l’altare del Carmine con Ecce Homo, la Presentazione di Maria SS. al Tempio e il suo Sposalizio con S. Giuseppe.
- Entrando in Chiesa vi sono, su tela, a destra S. Pietro ed a sinistra S. Paolo. Sotto la volta: la Gloria di S. Alfonso, la Nascita del Santo, ed i due Istituti liguorini. Sotto la Cupola vi é l’Apoteosi di S. Antonio del 1500.
- Sull’Altare Maggiore vi é il Trono con S. Alfonso e il Divin Redentore in su, la statua del Cuor di Maria SS. e di S. Giuseppe.
- In Chiesa, a sinistra, vi sono tre Confessionali, a destra altri tre. A quello col pulpito dorato vi è il Crocifisso grande, il secondo, cioè di mezzo, era il Confessionale del Ven. P. Ribera.
- A tutti gli otto altari vi sono cancelli di ferro.
(da Cronaca della Casa di Napoli, pp.373-379).