P. Antonio Cannavacciuolo (1913-1992) – Italia.
Il P. Antonio Cannavacciuolo è deceduto a Pagani all’età di 79 anni nella notte tra il 3 e il 4 novembre 1992. I funerali si sono tenuti nella Basilica di S. Alfonso la mattina del 5 novembre, e hanno visto un numeroso concorso di confratelli e di semplici fedeli, a conferma dell’affetto di cui era oggetto il compianto Padre.
Il P. Cannavacciuolo era nato a Nocera Inferiore (SA) il 23 settembre 1913 da Francesco e Lucia Rossi. Entrato nell’educandato a Ciorani il 3 maggio 1926, aveva cominciato il noviziato il 27 settembre 1931 e un anno dopo emise la professione temporanea. A S. Angelo a Cupolo, il 29 settembre 1935 aveva professato i voti perpetui, quindi fu ordinato Sacerdote nella cattedrale di Benevento per le mani di Mons. Mancinelli il 18 ottobre 1938.
La sua vita apostolica è stata molto intensa e feconda. Gran parte del suo ministero è stato speso nel campo delle missioni popolari, che lo ha portato a risiedere nelle case di Morcone, Avellino, Marianella, S. Andrea dello Jonio, Scala, Ciorani, Pompei, prima che i malanni degli ultimi tempi suggerissero una sua stabile residenza nella casa-di cura di Pagani.
Nel campo delle missioni P. Antonio si distinse per le sue capacità oratorie: la sua parola avvincente, unita alla voce calda e familiare, lo destinava spesso al compito della “predica grande”, con cui ha mosso a conversione parecchi cuori. Il suo carattere gioviale lo rendeva inoltre particolarmente abile nella catechesi: i ragazzi rimanevano attratti dalla sua figura, e dalla sua capacità di insegnare anche attraverso il gioco, i racconti, ecc…
Altrettanta importanza per un efficace apostolato il nostro confratello assegnava al sacramento della riconciliazione, da lui esercitato fino agli ultimi giorni di vita: era instancabile nel garantire la presenza nel confessionale, e sapeva farlo col sorriso e l’ottimismo che hanno sempre caratterizzato la sua figura.
L’ansia dell’apostolato fece addirittura che P. Antonio rinunciasse anche ad impegni autorevoli, quale ad esempio la carica di Superiore a S. Andrea, per il semplice motivo che egli la vedeva incompatibile con la libertà d’azione missionaria.
Questa sorta di “missione” è continuata anche nel corso della lunga degenza del P. Antonio a Pagani, per la edificazione di molte persone che hanno avuto modo di conoscerlo. Anche i giovani hanno preso parte a una sorta di “pellegrinaggio” alla camera del padre Antonio: attraverso la sua naturale simpatia e il suo spirito di accoglienza essi hanno avuto modo di incontrare la bontà stessa di Dio.
Al dire di quanti gli sono stati vicini negli ultimi giorni di vita, la serenità d’animo che accompagnava in maniera costante l’esistenza quotidiana di questo confratello era alimentata incessantemente dalla preghiera personale e liturgica, dalla devozione alla Madonna e in modo particolare al Rosario, dal fervore con cui ha celebrato fino all’ultimo giorno la S. Eucarestia.
Tutto ciò gli ha permesso di uniformarsi in maniera graduale e imperturbabile alla volontà di Dio, accolta anche nella sofferenza.
Il Signore gli ha fatto il dono di chiudere gli occhi nel completo silenzio della notte, di lasciare questo mondo “in punta di piedi”, con l’abituale discrezione che lo contraddistingueva.
Voglia la preghiera di ciascuno di voi, carissimi confratelli, levarsi in suffragio per questo missionario zelante, questo religioso perseverante e contento della sua vocazione.
P. Antonio Di Masi
Superiore Provinciale
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Dalla Lettera Circolare
del 16 novembre 1992
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