Camarca Gaetano redentorista

Fratello Gaetano Camarca (1714-1751) – Italia.

Il giorno 12 novembre 1751, al cominciar la novena della Presentazione della celeste Bambina Maria al Tempio, come vien rappresentata dalla prodigiosa statuetta di Materdomini all’età di tre anni, anche Fr. Gaetano Camarca volle lasciar questa terra ed unirsi eternamente a Dio. Egli era maturo pel Cielo e perciò Iddio se lo rapì.

La vita di Fr. Gaetano fu così edificante, che dopo della sua dipartita, S. Alfonso, ricordando la morte del santo Fratello, mandò a tutte le case della Congregazione la Circolare che comincia così: «…. Sappiate che a me non dà rammarico il sentire che alcuno dei miei fratelli è stato chiamato da Dio all’altra vita: lo sento perché son di carne; del resto mi consolo che sia morto nella Congregazione, dove morendo, tengo per certo che sia salvo ecc….».

Fr. Gaetano fu una vera vittima del lavoro. Nell’ alzare le fabbriche di questo Collegio, egli faceva da manuale, ma valeva per 10 operai, perché lavorava senza risparmiarsi.

Il Ven. P. Cafaro, rettore della Casa, gli celebrò solenni funerali e tutti i Padri e Fratelli gli fecero molti suffragi; vi presero parte anche i suoi parenti, venuti da S. Angelo dei Lombardi. Egli nacque verso il 1730. Era fratello al Canonico D. Angelo Antonio Camarca di Bisaccia.

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Profilo tratto da
Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone – vol.1
Pagani, Archivio Provinciale Redentorista
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Altro profilo

Fratello Gaetano Camarca (1714-1751)

Era di Bisaccia (AV), nipote del Padre Angelo Latessa; entrò, già chierico, all’età di 34 anni con gli ordini minori e conosceva la lingua latina; spesso era chiamato a leggere durante la mensa. Professò il 12 novembre 1751 sul letto di morte dopo soli 3 anni di vita religiosa.

Di Fratello Gaetano scrive il Padre Landi: “Refettoriere. Attingeva acqua sulle spalle. Mangiava in piedi, accorrendo qua e là, rubando stentatamente i bocconi. Grande sudore senza cambiarsi. Incaricato del forno, doveva crivellare la farina, raccogliere legna dal bosco. Dal forno al refettorio, dal refettorio al forno. Tante volte senza pausa, sudato, correva a leggere. Aiutava la fabbrica in costruzione. Quando era stanco e  molto occupato e non sapeva cosa fare per primo, diceva: “Pazienza, Gaetano! in queste cose non vi son Messe di requiem per vivi” (come chierico se ne intendeva!). Puliva la stalla e ogni otto giorni raccoglieva la spazzatura.

S. Alfonso, volendo mortificare i Fratelli della casa di Ciorani diceva: “Bisogna far venire qui il Fratello Gaetano da Caposele per convincervi ad infervorarvi”.

Poiché non c’erano ancora i bagni comuni e si faceva uso di vasi personali, egli ogni mattina e sera aveva l’incarico di andare a vuotarli in un fosso. Talvolta sentiva qualche ribrezzo e diceva a se stesso: “Compagno mio, non ti arrabbiare, perché io non ti faccio ingiustizia; tu e io siamo in secondo grado”.

Mai gli occhi sulle donne… Stimava come delitto discutere sul comando ricevuto e diceva che non era la mortificazione esterna a costruire la santità, ma l’abnegazione di se stesso e della propria volontà. Egli obbediva ai superiori, come anche all’ultimo dei Fratelli: “Quando saranno le 24 ore, poco importa se ho ubbidito all’uno o all’altro”.

Alla sua morte, il Padre Mazzini, che era a Pagani, disse: “La casa di Materdomini ha perduto un asino e un bue: un asino, perché tutti i lavori più umili erano suoi; un bue, per la costanza che metteva nella fatica senza stancarsi mai”.
(Da una conferenza del P. Salvatore Brugnano)

Fratello Gaetano Camarca, nativo di Bisaccia (AV) e nipote del Padre Angelo Latessa (nella foto insieme ad uno scorcio antico del paese), entrò in Congregazione, già chierico, all’età di 34 anni, ma rimase Fratello, morendo dopo soli 3 anni di vita religiosa. Fu ammirato ed apprezzato da tutti i confratelli.

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