12 – Il Beato Francesco Saverio Seelos
di P. Claudio Benedetti, 1903 – traduzione di P. Antonio Panariello, 1998.
Le date ufficiali
dal Catalogus Sodalium.
- Nascita = 11 gen-1819
- Morte = 4 ott-1867
- Professione = 16 mag-1844
- Sacerdote = 22 dic-1844
- Beato = 9 apr-2000
Il profilo (le date sono state conformate a quelle ufficiali)
Il beato Francesco Saverio Seelos, della Baviera, nato l’11 gennaio 1819 nella città di Füssen nella diocesi di Augusta dei Vindelici (oggi Augsburg); fin dalla più tenera età, cominciò a distinguersi per il suo affetto e obbedienza filiali, per la sua preghiera continua, per l’amore alla croce e per la straordinaria carità verso il prossimo accompagnata da un gradevole sorriso. Perciò tutti pronosticarono la sua santità e la vita ne confermò la previsione.
Si dice anche che fin dalla fanciullezza avrebbe voluto far parte della compagnia di S. Francesco Saverio e alla madre, che gli chiedeva cosa volesse fare da grande, e quale stato di vita pensasse di abbracciare, mostrandole l’immagine del suo Protettore era solito rispondere: “Anch’io sarò un secondo Francesco Saverio”.
Apprese le basi della lingua latina da un sacerdote. Quando l’età glielo permise, prima ad Augusta dei Vindelici e poi a Monaco portò a termine felicemente vari ordini di studi con l’aiuto del parroco della città natale; questi, ammirando l’indole egregia del ragazzo, gli aveva offerto il suo appoggio perché fosse educato sotto ogni aspetto.
Mentre frequentava le scuole era apprezzato da tutti i docenti. Pregava la Vergine Mariaperché lo illuminasse più chiaramente sulla scelta di vita e, con l’aiuto di una madre così potente, partì per l’America settentrionale dove fu ammesso nella Congregazione del SS. Redentore.
Iniziò il noviziato a Baltimora e la sua virtù rifulgeva a tal punto da essere esempio ad altri. Emessi i voti secondo la norma, rimase nove anni a Pittsburg, dove trovò una guida in san Giovanni Nepomuceno Neumann: sotto la di lui vigilante guida unì egregiamente le fatiche apostoliche agli esercizi regolari. Dai superiori gli furono affidati vari e delicati compiti: ora alla formazione dei novizi, ora alla guida degli studenti ora al governo delle case.
Durante il competente svolgimento di questi incarichi si dedicava ad ascoltare con regolarità le confessioni dei fedeli, come se questo fosse l’unico suo compito. Accoglieva tutti senza distinzione con premura straordinaria, non ricorreva a nessuna scusa né di contrattempi né di salute.
Al confessionale si intratteneva fino a soddisfare la folla dei penitenti e lo fece senza alcun segno di tedio e di stanchezza, ma sempre allegro. Non appariva mai stanco dell’instancabile lavoro, ma fresco e riposato. Inoltre, abbastanza spesso predicava, insegnava ai bambini i rudimenti della fede cristiana; infine visitava gli ammalati perché chi era impedito dalla malattia di partecipare alle prediche, non mancasse del cibo della parola di Dio, infine portava aiuto ai moribondi e non li lasciava finché non fossero approdati sicuri al porto della vita eterna. La sua giornata era pienamente occupata.
Ma la debole natura fisica non resistette ad una così sfibrante fatica. Quest’uomo di Dio, colpito da un’emorragia, fu costretto a letto per la lunga e grave malattia, sopportata coraggiosamente. Quando si riprese, più per l’aiuto di Dio che per quello degli uomini, i superiori cominciarono a mitigare il suo zelo per la gloria di Dio, perché il santo uomo non ricadesse ammalato. Egli obbedì. Ma supplicò così fervorosamente Dio che i superiori, illuminati dall’alto, gli permisero di predicare le sacre missioni. Non si può dire quanto ciò fu gradito al servo di Dio, dal momento che nulla lo rendeva contento quanto l’andare in missione per la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Allora andava da una regione all’altra: predicava al popolo; ascoltava le confessioni anche di notte; dedicava particolare attenzione ai sacerdoti.
Questa per tre anni fu la sua occupazione, dalla quale provennero beni incredibili al popolo cristiano. Inine, per ordine dei superiori, l’uomo di Dio si trasferì a New Orleans dove assunse il governo di quella casa. A gara i cittadini, in numero considerevole, cominciarono ad accorrere da lui, per vedere e venerare, faccia a faccia, l’uomo che avevan sentito dire fosse un santo.
Ma dopo appena una anno, aggredito da una febbre maligna, la febbre gialla, il 4 ottobre 1867 si addormentò santamente nel Signore. Colo che gli sopravvissero furono concordi nel dire: “Veramente è stato un secondo Francesco Saverio!”
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