Basta la sua ombra

Il cammino del vescovo Alfonso Maria de Liguori: 1762-1775.
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Basta la sua ombra.

 Basta la sua ombra!
Nel 1765, sant’Alfonso sentendosi scemare le forze particolarmente per l’asma, stimò doverosa la rinunzia di un ufficio che credeva di non poter compiere con una intensa azione.

Prima di dare il passo consultò persone illuminate per sapere se agiva in ordine al beneplacito divino. Pregava il p. Villani che avesse consultato anche il p. Fatigati del Collegio dei Cinesi, il Gesuita p. De Matteis, il lazzarista p. Alasio e l’agostiniano p. Chiesa, che erano a Napoli assai rinomati per la loro prudenza.
Consigliato a dare le dimissioni stese una supplica al Papa Clemente XIII concludendo: “Se stima che io così vecchio ed infermo come sono, seguiti a governare questa chiesa, io voglio morire sotto il giogo per fare la volontà di Dio. Attendo intanto l’oracolo di Vostra Santità, a cui bacio umilmente il piede”.
Il Santo Padre esaminò il caso ma non ritenne opportuno di accettare la rinunzia. Quantunque influenti personaggi da mediatori sostenessero le parti del Santo, il Vicario di Cristo non mutò parere: “Mi basta la sua ombra per esser di giovamento a tutta la diocesi”.

 Il 18 giugno 1765 il Card. Negroni notificava a Monsignore: Mi ha imposto Sua Santità di risponderle e di confortarla in suo nome a deporre su di ciò ogni scrupolo, a quietarsi interamente di animo, e a continuare nella certissima sua vocazione per il vantaggio delle anime a lei confidate, e per la gloria di Dio, sicura di aver da Lui i necessari aiuti.
Si conferma maggiormente N. Signore (= il Papa) nel pieno concetto, che già ebbe della virtù sua, allorché tre anni sono con un positivo comando la chiamò alla cura pastorale di codesta diocesi, e rendendo grazie a Dio di quel molto bene, che col di Lui aiuto vi ha ella operato finora, troppo gli sarebbe sensibile, che rimanesse defraudata di quell’ulteriore, che può e potrà senza meno operarvi col solo credito, direzione ed esempio, quando anche maggiore si rendesse l’infermità e la destituzione delle sue forze corporali.
Sant’Alfonso si acquietò docilmente ripetendo: “Iddio mi vuol vescovo, ed io voglio esser vescovo”.

Un settennio più tardi, nel 1772, ripropose la questione a Clemente XIV per l’aggravarsi progressivo della osteoartrosi.
All’Em.mo Castelli che appoggiando la richiesta intercedeva perché venisse sollevato dall’in-carico, il Sommo Pontefice rispose: “Mi contento che governi la diocesi di sopra al letto”. Il Cardinale sottoponeva l’impossibilità del Santo a muoversi, e il Papa aggiungeva: “Vale più una sua preghiera da dentro il letto che se girasse per cento anni l’intera diocesi”. Ed in altra circostanza disse: “Una preghiera che fa a Dio da dentro il letto vale per cento visite”.
Sant’Alfonso dinanzi alle negative pontificie esclamava rassegnato: “La voce del papa è voce di Dio per me; e muoio contento, se per volontà di Dio io muoio oppresso sotto il peso del vescovato”.
(cf. Oreste Gregorio, Monsignore si diverte, p. 146 )

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Galleria di statue di S. Alfonso vescovo
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Particolare della statua di S. Alfonso a Tropea, chiesa del Gesù in legno policromo realizzata da un ditta di Ortisei nel 1938.