13. “ORSU’ DUNQUE, AVVOCATA NOSTRA”
L’autorità che le madri hanno sui figli è così grande che, anche se questi sono re e hanno dominio assoluto su tutte le persone dei loro regni, mai però le madri possono diventare suddite dei loro figli.
È vero che Gesù ora in cielo, dove siede alla destra del Padre, anche come uomo […] ha il supremo dominio sopra tutte le creature, compresa Maria; tuttavia sarà sempre vero che un tempo, quando il nostro Redentore visse su questa terra, volle umiliarsi e sottomettersi all’autorità di Maria, come attesta san Luca: Ed era loro sottomesso (Lc 2,51). […]
Diciamo quindi che Maria in cielo, benché non possa più comandare al Figlio, tuttavia le sue preghiere sono molto potenti per ottenere quello che domanda perché sono pur sempre preghiere di una madre. […]
Per questa ragione il monaco Nicola dice che la Vergine può ciò che vuole sia in cielo che sulla terra ed è in grado di sollevare alla speranza della salvezza anche i disperati. Egli infatti la prega così: “Ti è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Non c’è nulla d’impossibile per te, se ti è stato possibile sollevare dei peccatori alla speranza della salvezza”. E aggiunge che quando la Madre chiede per noi qualche grazia a Gesù Cristo – che Nicola chiama l’altare della misericordia, dove i peccatori ottengono il perdono da Dio, – il Figlio ha tanta stima delle preghiere di Maria e un tale desiderio di compiacerla che, quando lei prega, sembra comandare più che pregare, più signora che ancella. Così Gesù vuole onorare la sua cara Madre che lo ha tanto onorato nella propria vita, accordandole subito ciò che domanda e desidera. […]
Dal momento che la madre deve avere lo stesso potere del figlio, Gesù, che è onnipotente, ha reso onnipotente Maria. Però, mentre il Figlio è onnipotente per natura, la Madre è onnipotente per grazia, […] e nella misura in cui può esserlo una creatura, la quale non possiede gli attributi divini. Se diciamo che essa è onnipotente, è perché con le sue preghiere ottiene quanto vuole. […]
Fin da quando Maria viveva su questa terra, il suo unico pensiero, dopo la gloria di Dio, era di aiutare i miseri e fin da allora sappiamo che ebbe il privilegio di essere esaudita in tutto ciò che chiedeva. Lo vediamo nell’episodio delle nozze di Cana di Galilea quando, essendo venuto a mancare il vino, la santa Vergine, presa da pietà per l’afflizione e l’imbarazzo degli sposi, fece notare al Figlio la mancanza di vino e gli chiese di consolarli con un miracolo: Non hanno più vino. Gesù rispose: Che importa a me e a te, o donna? L’ora mia non è ancora venuta (Gv 2,4). Notiamo: il Signore sembra aver negato la grazia alla Madre dicendo: Che importa, o donna, a me e a te che sia mancato il vino? Ora non conviene che io faccia alcun miracolo, non essendo ancora giunto il tempo della mia predicazione, nel quale dovrò confermare con i segni la mia dottrina. Nonostante ciò Maria, come se il Figlio avesse già accordato la grazia, disse ai servi: Fate quello che vi dirà, perché ora sarete consolati. Infatti Gesù, per compiacere la Madre fece riempire d’acqua le giare e mutò quell’acqua in ottimo vino. […]
E’ certo insomma che non vi è nessuna creatura che possa ottenere a noi miseri tante grazie quanto la nostra buona avvocata, la quale in tal modo viene onorata da Dio non solo come sua diletta ancella, ma anche come sua vera Madre.
(da Le Glorie di Maria, Parte I, VI, 1)
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