38. O Maria, quel fanciullo, che adori Ai sette dolori di Maria Il testo, di autore sconosciuto, appartiene alla tradizione redentorista ma non ha conosciuto una sensibile diffusione. 1. O Maria, quel fanciullo, che adori con immensa dolcezza ed affetto, sarà un giorno il deriso, l’abbietto, sarà l’uom dell’immenso dolor. Del Vegliardo i profetici detti quasi acciaro ti scesero in cuor. 2. Fra l’orrore di notte angosciosa ove fuggi col tenero Figlio? Oh delitto! D’Erode l’artiglio ti sovrasta, e lo strazio feral del dolore ti strazia il tuo cuore l’alma è oppressa d’ambascïa mortai! 3. Sconsolata, tre giorni e tre notti, piangi in cerca del caro tuo Bene. Chi ridire potrà quali pene, quali affanni ti npprimon il cor? Senza colpa il perdesti, ma noi fummo noi se perdemmo il Signor. 4. Oh qual vista! S’incontra la madre col Signore che porta la Croce. A Lei dice con tremula voce: "Addio, Madre, men rado a morir". Sconsolata, ascoltasti e tacesti. quel silenzio fu santo e il patir. 5. Già conflitto sul tronco ferale, giace il Figlio, e lo guarda Maria, con Lui soffre la stessa agonia, ma morire lo vede e non muor. Oh martirio! oh crudele tormento! Per la madre il tormento è maggior. 6. Deh! mirate la misera Madre, stringe al seno il suo figlio già morto. Desolata ! non ha più conforto, né più pace, ne gioia quaggiù Ah! piangete, o sorelle, piangete con la Madre che piange Gesù. 7. Da Gesù chi divider Maria or potrebbe? Ecco abbraccia la Tomba del suo Caro qual pura colomba geme, e in parte si spezza il suo cor. Tu sol uomo, tu solo non piangi tu cagione di tanto dolor... (Fonte del testo: Foglietto stampato a ricordo della Santa Missione predicata nella Cattedrale di Gerace nell’anno 1927 - Casa Editrice S. Alfonso – Pagani)