Mons. Roger Aubry, C.Ss.R. 1923-2010 – Svizzera.
Mons. Roger Aubry, C.Ss.R. 1923-2010.
Dati ufficiali
- Cognome = Aubry
- Nome = Roger-Emile
- Nazionalità = Svizzera – (Provincia di Lione, poi di Berna)
- Nato = 11-Apr-1923
- Morto = 17-Feb-2010
- Professione = 07-Ott-1943
- Sacerdote = 24-Feb-1949
- Vescovo = 16-Set-1973
Il redentorista Mons. Roger Aubry, 1923-2010, Svizzera, Provincia di Lione, poi di Berna, infine Bolivia. Il 16 settembre 1973 è stato consacrato Vescovo titolare di Arena e Vicario Apostolico di Reyes, dopo esserne stato Amministratore Apostolico dal 11 Dicembre 1970.
Dopo la rinunzia episcopale nel 1999 visse più di altri 10 anni, morendo a 86 anni nel 2010 Tra le molte qualità che ornavano la sua persona, sempre si è sottolineato il suo grande spirito missionario e le profonde preoccupazioni ecumeniche: due caratteristiche che sono state rivelate al funerale celebrato il 18 febbraio 2010 nella cattedrale boliviana di Cochabamba, dove ha svolto il suo ministero episcopale.
Roger Aubry nacque il 11 Aprile 1923 a Montfaucon nella diocesi di Basel. Prese i voti come Redentorista in Teterchen il 7 ottobre 1943 ed è stato ordinato sacerdote il 24 febbraio 1949, dopo aver completato i suoi studi a Echternach.
Dopo aver insegnato per alcuni anni nel Juniorato della provincia di Berna, è stato assegnato alla missione Regione di Reyes in Bolivia.
Il 16 settembre 1973 è stato consacrato Vescovo titolare di Arena e Vicario Apostolico di Reyes, dopo esserne stato Amministratore Apostolico dal 11 Dicembre 1970.
Il Santo Padre accettò, in data 1 maggio 1999, la sua rinuncia al governo pastorale del Vicariato Apostolico di Reyes (Bolivia). Fu consacrato vescovo il 16 settembre 1973.
Gli successe Mon. Karl Bürgler, C.Ss.R., Coadiutore del medesimo Vicariato Apostolico.
Monsignor Bürgler, anche lui di nazionalità svizzera, fu ordinato vescovo il 11 aprile 1997, quando era superiore della nostra Regione di Reyes, in Bolivia.
(da CSSR-Comm145.pdf p.2)
Da un lunga intervista sul Sinodo dei Vescovi in Orbis
I Redentoristi e il Sinodo
Domanda: Noi Rodentoristi ci troviamo nella linea indicata dal Sinodo dei Vescovi?
Risposta: E’ evidente che i Redentoristi sono missionari per definizione e che tocca loro annunziare direttamente il Vangelo.
Riflettendo sull’origine dellaCongregazione sappiamo che è stato un movimento di S. Alfonso e di un gruppo di sacerdoti verso il mondo, verso i poveri abbandonati, dove si trovavano le più urgenti necessità. Era la Chiesa che usciva dalle sue piccole cose, dal suo ordine tranquillo, dal suo ambiente abituale, dalle sue piccole celebrazioni chiuse e no…
Sono usciti per andare dove non c’era nulla: è il movimento della Congregazione ed è anche il movimento del Sinodo.
I Redentoristi stessi devono sapere se stanno nella linea indicate dal Sinodo. Il Sinodo offre loro questa ricchezze, questo materiale di riflessione che, per mezzo della loro vocazione missionaria, permetta loro di farne una valutazione evangelica per il nostro tempo.
Forse uno dei punti convergenti per questa valutazione è l’impulso ad gentes e anche verso i poveri, gli oppressi, i dimenticati.
La vita comunitaria, il vivere in spirito di fede e nella verità evangelica secondo il modello che si riscontra negli Atti degli Apostoli, è ora un punto di valutazione come pure tale ci sembra questo movimento interno che porta tutto il mondo e per la vita del mondo, alla contemplazione della Parola di Dio.
Penso che dobbiamo realmente partecipare al rinnovamento spirituale, carismatico di cui il mondo sempre più secolarizzato, ha necessità.
Domanda: In base alla sua esperienza in America, quali consigli darebbe agli europei per aiutare nella Evangelizzazione dell’America, della Bolivia?
Risposta: Che siano veramente missionari. Che la Missione, cuore della vita cristiana, sia il centro della Vita religiosa. Penso sia più sicuro e più efficace cercare di essere missionario per essere religioso, che cercare di essere religioso per essere dopo missionario. La missione è il livello più alto: è il punto dal quale dipende tutta l’esistenza cristiana e religiosa. Nella Missione Cristo è consacrato e si consacra perché noi diventiamo consacrati nella Verità.
Dunque! Che siano missionari! Che la Chiesa sia missionaria! Che gli europei cristiani siano veramente missionari! Che la Missione sia il centro di tutta la loro esistenza, nelle parrocchie, in tutto!
Domanda: Forse, Lei, Monsignore, si riferiva a molti che vogliono portare in America i metodi e le esperienze dell’Europa? Che ne dice?
Risposta: E’ evidente che non devono portare né il metodo, né alcunché. La cosa migliore sarebbe che portassero solo l’annunzio. Portare ciò che uno ha nel cuore: il Vangelo, il ministero, al servizio degli altri.
Domanda: In Venezuela, in Colombia abbiamo notato come i Missionari si sono incarnati tra gli indios e come questi hanno espresso la loro fede con i segni e le pitture proprie.
Risposta: Si! C’è sempre la tentazione di trasferire il buono che abbiamo in un luogo in un altro luogo, pensando che se è buono qui lo potrà essere anche là. Ciò non avviene sempre. Può essere un trasferimento che non attecchisce nel popolo. Nel Sinodo abbiamo saputo che c’è stata da parte di alcuni europei la tentazione di andare in gruppo, di sopprimere, quasi liquidare p.es. la religiosità popolare. E’ stata una scoperta interessante nel Sinodo non solamente a riguardo dell’America Latina, ma a riguardo dell’Africa e forse più dell’Asia nell’impatto con quelle religioni, grandi profonde con immense ricchezze spirituali.
Trovare prima di tutto il punto di dialogo con quelle realtà. Guardare poi a noi stessi per adattarci a comprendere e divulgare il messaggio che portiamo nel nostro cuore. Ma non i nostri metodi!
Domanda: Per concludere: Ci vuoi segnalare qualche punto interessante?
Risposta: Riassumendo, direi, che il Sinodo risulta più positivo di quello che sembra. Per me è stato realmente positivo: una esperienza molto grande e molto avanzata della Chiesa. Sono stati raggiunti gli obiettivi che avremmo desiderato o no? Credo che esplicitamente no: non ha prodotto testi, dichiarazioni, risposte ordinate, ben regolate…
Però implicitamente si, perché ha prodotto qualcosa molto più importante di tutto ciò: una coscenza nuova della Chiesa e della Chiesa missionaria. Non solamente di Pietro e Paolo, ma di tutta la Chiesa: tutto il Corpo aperto al mondo per la sua salvezza. E con la certezza di avere in se stessi la forza di Dio per la salvezza di coloro che credono in Lui ».
Roma, 3 novembre 1974.
Il profilo è tratto da Orbis, n.32 (1975, gennaio) pp.3-6.
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