22 aprile
Bisogna usare la carità cogl’infermi che hanno maggior necessità di essere sollevati. Andiamo almeno a servirli, ed a consolarli, ancorché essi non ce ne ringraziassero: il Signore ce lo rimunererà. (S. Alfonso, in Via della Salute, parte III, cap. III, parag. 3, Regolamento di vita. Tip. Pol. Vat. .1873).
- L’ospedale degli Incurabili a Napoli vide spesso S. Alfonso, che ancora giovane avvocato visitava gli infermi, sollecito di tergere le lacrime ed alleviare gli affanni dei poveri ammalati.
- Il Beato Gennaro Sarnelli, visitando gli infermi allo stesso ospedale, portava loro dei rinfreschi, dei dolci, della frutta o altro da mangiare. Egli si procurò dei lunghi recipienti di creta cotta, nei quali metteva dei cibi, poi se li appendeva ai fianchi e, copertili col mantello, li portava ai bisognosi. Non dimenticava le piccole cartine di tabacco da distribuire, per scacciare da quelli la noia e la malinconia. Lavava ad essi i piedi, rifaceva loro i letti, li aiutava a passare cristianamente il resto dei loro giorni. Si spinse fino a chiedere una stabile dimora agli Incurabili, ma sorse un ostacolo che gli impedì di consacrarsi al servizio spirituale di quel santo luogo.
Da “Spigolature“, a cura di P. Pompeo Franciosa, 1987.
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