31 – Il servo di Dio P. Antonio M. Tannoia
di P. Claudio Benedetti, 1903 – traduzione di P. Antonio Panariello, 1998.
Le date ufficiali
dal Catalogus Sodalium.
- Nascita = 27-ott-1727
- Morte = 12-mar-1808
- Professione = 08-dic-1747
- Sacerdote = 01-nov-1750
Il profilo (le date sono state conformate a quelle ufficiali)
Il servo di Dio Antonio Maria Tannoia nacque a Corato, città abbastanza nota della Puglia il 27 ottobre 1727. Poiché manifestava i segni di una viva intelligenza e di una straordinaria pietà, fu educato con ogni cura dalla madre, fervente cristiana. Amava costruire altarini, ornarli di immagini e imitarela S. Messa e la predica. Imparò subito ad invocare la protezione della SS. Vergine, che chiamava sua madre; e lo dimostrava digiunando ogni sabato in suo onore e recitando ogni giorno il rosario.
Per quanto gli era concesso dall’età, si dedicò agli studi letterari con passione procurandosi molta stima; ma, nel frattempo, avendo cominciato a frequentare la compagnia di coetanei dalla condotta più libera, per un po’ si allontanò dai suoi propositi, finché, ammonito dalla sua coscienza, pentito, ritornò sulla buona strada.
Da allora non si concesse niente e, pensando a una vita più impegnata, capì di essere chiamato nell’Istituto di S. Alfonso. Si recò a Deliceto e di lì fu mandato a Ciorani dove il 26 novembre 1746 cominciò il noviziato.
Si diede ad imitare con facilità le esimie virtù di quei Padri, ma aggredito da una malattia, su consiglio dei medici, dovette recarsi nella casa di Nocera dei Pagani e qui l’8 dicembre 1747, emise la professione della regola, nella quale si era più che formato.
Sotto l’incalzare della malattia, dovette interrompere gli studi cominciati con ottimi risultati; e questo fu un bene per la sua anima. Infatti si preoccupò ancora di più di allontanare la sua anima dalle realtà caduche ed avviarla all’imitazione di Cristo sofferente.
Una virtù così grande non poté sfuggire a S. Alfonso che lo volle avviare al sacerdozio, e poco dopo, lo mise a capo dei novizi. Svolse per 24 anni quest’incarico così bene ed efficacemente che avanzò in merito più di altri della nostra Congregazione. In questo periodo fu nominato anche economo delle Case. Perciò gli fu possibile restaurare ed ampliare la casa di Deliceto angusta e fatiscente. Fu eletto procuratore e consultore generale e fu diligente nel disbrigo di questi incarichi. Tuttavia trovò anche il tempo di scrivere e pubblicò varie opere di cultura. Godé tanta fama nel campo letterario da essere eletto membro dell’Accademia fiorentina.
Intanto non fermò, né rallentò il cammino nella propria perfezione. Innanzitutto si sforzò di acquistare l’umiltà, base di tutte le virtù: svuotava i vasi da notte; in cucina lavava gli stracci, cavalcava un cavallo spellato e zoppo, col quale attraversava la piazza affollata e faceva questo ed altro per attirarsi burle e disprezzo.
Amava molto la povertà: si dice che indossava una talare che sembrava una vecchia coperta, tanto era ricoperta dalle molte pezze. E nemmeno risparmiava il suo fisico: per voto si asteneva da cibi dolci; mangiava quel tanto che bastava, per di più condito di erbe amare; per 33 anni andò a letto senza cenare; si cingeva i fianchi con una cintura di setole o provvista di punte, si flagellava a sangue.
Così arrivò alla perfetta carità sia verso Dio, alla cui volontà sempre si uniformò, sia verso il prossimo: consigliava i dubbiosi, aiutava i poveri, confortava gli ammalati. Degno di memoria fu il suo immenso amore per Gesù Bambino: spesso chiamava anche altri ad adorarlo nella mangiatoia; ed egli, nel contemplare l’amore di Dio, più volte andava in estasi.
Morì a Deliceto il 12 Marzo 1808. Dal suo corpo emanò un profumo meraviglioso. Molti lo invocarono e ne sperimentarono l’aiuto. I suoi confratelli sul suo ritratto scrissero le seguenti parole: “Antonio Maria Tannoia, della città di Corato, uno dei primi membri della C.SS.R., e consultore generale, modello di vera pietà, a tutti caro per la dolcezza dei suoi modi, innamorato di Cristo Signore bambino e della Vergine, amorevole verso il prossimo, insigne per il suo senno, la povertà e la macerazione della carne, storico scrupoloso della Congregazione, letterato raffinato, che per la pubblicazione delle molte opere meritò di essere insignito, all’unanimità, della laurea dell’Accademia Fiorentina.
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