AMORE UNICO E IRREPETIBILE

19. L’AMORE UNICO E IRREPETIBILE DI GESU’

I. La storia racconta il caso di un amore straordinario, che sarà sempre ricordato nei secoli. C’era un re, signore di molti regni. Egli aveva un figlio unico, così bello, santo e amabile, che era tutto il suo amore e amava come se stesso.

Ora il principino nutriva un grande affetto per un suo schiavo; ma questi commise un delitto e fu condannato a morte. Allora il principe si offrì di morire al posto dello schiavo. Il padre, geloso della giustizia qual era, accettò di condannare alla morte l’amato figlio, affinché lo schiavo fosse risparmiato dal meritato castigo. E così avvenne: il figlio morì giustiziato e lo schiavo fu liberato.
Questo caso, mai accaduto prima e che mai più accadrà, è registrato nei Vangeli, dove si legge che il Figlio di Dio, il Signore dell’universo, per salvare l’uomo dalla morte eterna meritata con il peccato, si fece uomo e con la sua morte scontò la pena dovuta all’uomo: Si è immolato perché lo ha voluto egli stesso (Is 53,7 Vg). E l’eterno Padre lo fece morire in croce per salvare noi miseri peccatori: Non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi (Rm 8,32).
Anima devota, cosa ti sembra di questo amore del Figlio e del Padre?
Amato mio Redentore, tu ti sei sacrificato fino alla morte per ottenermi il perdono! Cosa potrò fare per esserti grato? Tu mi hai quasi obbligato ad amarti, ed io sarei davvero ingrato nei tuoi confronti se non ti amassi con tutto il mio cuore. Tu mi hai donato la tua vita divina: io, povero peccatore, ti dono la mia. Sì, la vita che mi rimane da vivere voglio spenderla solo nell’amare te, nell’obbedirti e nel compiacerti.

II. Il Redentore, pur essendo Dio, si è degnato di caricarsi dei nostri peccati per soddisfare con le sue sofferenze i castighi da noi meritati: Si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori (Is 53,4).
Sant’Agostino scrive che il Signore ci ha creati in virtù della sua potenza, ma ci ha redenti e salvati dalla morte per mezzo dei suoi dolori: “Con la sua forza ci ha creati, con la sua debolezza ci ha cercati”.
E’ incredibile! Il Salvatore del mondo ci ha amato a tal punto che noi abbiamo commesso il delitto e lui ne hai pagato la pena. Scrive san Bernardo: Gesù, che cosa importava a te, se noi ci perdevamo e venivamo giustamente castigati? Perché hai voluto scontare i nostri peccati sul tuo corpo in-nocente, e morire per liberarci dalla morte? E’ stato un even-to unico e irrepetibile, una grazia che noi non potevamo mai meritare, un amore che non si potrà mai comprendere!
Isaia aveva predetto che il nostro Redentore sarebbe stato condannato a morte e condotto al sacrificio come un agnello innocente (cf. Is 53,7).
Quale meraviglia dovettero provare gli angeli nel vedere il loro innocente Signore, condotto come una vittima per essere sacrificato sull’altare della croce per amore dell’uomo! E quale spavento dovette recare al cielo e all’inferno la vista di un Dio giustiziato come un ribaldo sopra un patibolo vergognoso, per i peccati delle sue creature!
Quanto ti devo, o Gesù, mio Salvatore! Anche se io dessi mille volte il sangue per te, o spendessi mille volte la vita, sarebbe troppo poco! Se uno pensasse spesso all’amore che tu ci hai mostrato nella tua passione, come potrebbe non amarti? Deh, per l’amore che ci hai dimostrato sulla croce, dammi la grazia di amarti con tutto il cuore. Bontà infinita, ti amo sopra ogni bene e non ti chiedo altro che questo: il tuo santo amore. (da Amore delle Anime I,1-6)