Amore di Gesù nel Sacramento
una meditazione per perpetuare il Giovedì Santo
Amore di Gesù nel Sacramento
1. I prodigi della sua carità nella Eucaristia.
2. I sentimenti che lo spingono verso di noi.
Proponiamo fermamente di visitarlo spesso, per attingere in lui lo spirito di carità, di comprensione e di dedizione di cui egli è il principio.
1. La carità di Gesù Sacramentato
La compassione di Gesù per i bisogni corporali della folla, gli fece operare il miracolo della moltiplicazione dei pani; ma quanti miracoli di amore ha fatto per donarsi a noi, come Pane vivo nell’adorabile Eucaristia. Dapprima è disceso dal cielo, è passato in tutti gli stati ed è giunto fino ad immolarsi sul Calvario, per farsi la vittima sacra dei nostri altari. E su questi altari, quanti prodigi di carità in nostro favore.
Il sacerdote, uomo debole che consacra, sembra rivestito di una potenza uguale, superiore anche a quella di Colui che ha creato l’universo. Con una parola, egli cambia la sostanza del pane e del vino in quella del corpo e del sangue di un Dio. E questo Dio per restare con noi, che cosa non opera? Capovolge, in qualche maniera, tutte le leggi della natura. Ci fa vedere, sentire, toccare e gustare le apparenze del pane e del vino la cui sostanza non esiste più e queste apparenze, per un miracolo, producono gli effetti della sostanza conservandone la forza di nutrizione.
Come mai Gesù si rimpicciolisce sotto così umili specie? Come mai moltiplica la sua presenza in tante chiese del mondo dove si compiace dimorare? Come, in una parola, opera tante meraviglie incomprensibili? Per l’onnipotenza del suo Amore, che non conosce limite.
Avrebbe potuto infatti restringere il privilegio della sua presenza reale ad un solo santuario del mondo, ad una sola ostia, a un sol giorno dell’anno,e allora qual pompa avremmo spiegata, qual moltitudine sarebbe accorsa da tutti i punti della terra, per adorare Iddio dimorante su di un altare, in un solo ciborio e in un solo giorno, con noi!
Ma no, la carità del Salvatore non vuoi limiti: essa lo induce a dimorare nelle nostre chiese giorno e notte, e noi possiamo trovarlo in tutte le ore, in tutte le ostie consacrate.
Una tale carità deve essere capace di sciogliere il ghiaccio dei nostri cuori. Un Dio ci ama con tale eccesso e noi non ameremmo i nostri fratelli, che sono da Lui teneramente amati? i nostri fratelli, per i quali Gesù s’immola, si fa prigioniero e a cui si dà in nutrimento nella S. Comunione?
Mio Dio, divenuto vittima nel SS. Sacramento per me, fammi partecipe del dono dell’Eucaristia per restarti sempre unito, così come desidero esserlo a tutti i miei simili per quanto poco gradevoli o poco amabili mi sembrino.
2. Sentimenti di Gesù Ostia per tutti noi
«Quale consolazione per un povero prigioniero, esclama Sant’Alfonso, avere un amico tenero e fedele che viene ad intrattenersi con lui, ad addolcire le sue pene, a ravvivare le sue speranze!» Noi abbiamo nei nostri tabernacoli il migliore amico; Gesù nostro Salvatore, che ci incoraggia con queste parole: «Eccomi, ci dice, venuto espressamente dal cielo, nel vostro esilio , nella vostra prigione, per essere continuamente con voi. Dimoriamo sempre insieme, attaccatevi a me, e non sentirete le vostre miserie. Poi verrete nel mio regno, ove io vi renderò pienamente felici». Così ci parla Gesù dal fondo dei tabernacoli.
Egli è sempre disposto a colmarci di beni. Il mattino ci invita ad unirci a lui nella santa Comunione, o ad assistere almeno al divin Sacrificio. Durante il giorno, in tutti gli istanti, egli attende la visita delle anime dalle quali è amato. Anche la notte, veglia su di noi e, sebbene abbandonato dagli stessi cristiani, vi resta sempre con una bontà ed una dolcezza infinite, perché ciascuno possa trovarlo così frequentemente quanto lo desidera, almeno col pensiero, con l’affetto, con gli atti interiori di un tenero abbandono e di un fervente amore. Chi non ammirerà una tal carità da parte di Dio? Sempre pronto ad accoglierci, ad ascoltarci, a esaudirci, non si stanca mai della nostra importunità. Egli ci illumina, ci difende, ci consola; i nostri gemiti vanno fino al suo Cuore e l’ inteneriscono sulle nostre misene.
Quale fiducia deve ispirarci! Durante la sua vita mortale si sentiva commuovere vedendo il popolo soffrire la fame; quanto più sarà benevolo alle nostre domande, se gli esporremo i bisogni dell’anima nostra! I Santi attingevano da lui lo spirito di dedizione e di sacrificio che li distingueva.
Vai tu pure a supplicare la sua tenerezza infinita perché ti renda poco a poco, come loro, buono, compassionevole, generoso, benefico verso il prossimo; perché, se l’occasione si presenta, faccia di te il sostegno del debole, del povero, dell’orfano, il consolatore dei malati e degli afflitti, il rifugio benevolo di tutti quelli che soffrono e che s’indirizzano a te.
Mio Dio, ti dirò anch’io con S. Vincenzo de’ Paoli: «Che buona cosa è mai questa di non far altro che esercitare la carità!». Tal e è il tuo ufficio, o mio Salvatore, nel Santissimo Sacramento. Fa che sia anche il mio in tutti i giorni della mia vita.
Per intercessione di Maria , la più preveniente e la più devota delle madri verso i suoi figli, rendimi dolce, compassionevole, affabile, sempre pronto ad accogliere, a consolare, a soccorrere quelli che domandano i miei servizi.
P. Louis Bronchain redentorista