Fratello Francesco Amendola (1875-1949) – Italia.
Il 25 settembre 1949, alle prime luci dell’alba, si è spento, quasi repentinamente, il Fratello Francesco Amendola.
Oriundo di Pagani, ov’era nato il 20 aprile 1875, senti attrattiva per il nostro Istituto, e si aggregò tra i figli di S. Alfonso nel vigore della sua adolescenza. Emise i voti della sua Professione il 6 marzo 1908.
La sua esistenza terrena si è svolta nell’oscuro ma meritorio compimento del proprio dovere di religioso. Si distinse per la sua profonda pietà. Devoto di S. Gerardo, prestò ai restauri del santuario un contributo apprezzato, con la sua opera di operaio solerte. Ed ha avuta la sorte invidiata di concludere all’ombra del Suo Protettore il suo giorno terreno.
Si celebrarono solenni funerali a Materdomini e Caposele, coll’intervento delle autorità e numerosi fedeli in affettuosa testimonianza di riconoscenza e devozione.
S. GERARDO, anno XLIX, ottobre 1949.
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Profilo tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985
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Altro Profilo
Fratello Amendola Francesco
di Alfonso e Lucia Longo.
Nato a Pagani (Barbazzano) (Dioc. di Nocera e Prov. di Salerno) il 20.4.1875 = Prof. 4.5.1908 = + a Materdomini 25.9.1949 (me Rettore).
Itinerario di permanenza:
- Nel 1912 è a Materdomini…
- Nel 1924 e 1927… a S. Angelo a Cupolo (con i Fratelli Francescone, Biagio, Gerardo, Gioacchino…
- Nel 1930 a Teano (con i Fratelli Saverio e Domenico Gioia…)
- Nel 1936 a Francavilla Fontana (con i Fratelli Ignazio, Emilio, Mario…)
- Nel 1948 a Materdomini (con i Fratelli Antonio F., Gerardo, Salvatore, Mario, Vito e Paolo…)
Il suo mestiere originario era quello di muratore: ma si prestava sempre e ben volentieri a qualunque esercizio assegnatogli. Di poca istruzione, ma di molta competenza e sagacia. Fu ricevuto e assegnato alla Casa di S. Reparata in Teano, ove restò un triennio e poi assegnato a Materdomini, con l’ufficio di Sacrestano, senza abbandonare l’ufficio di muratore.
Vi fu un tempo che dovendosi aggiustare. alcune stanze, il Superiore ricorse alla sua bravura, ma sfortunatamente cadde dall’andito e si ruppe una gamba. Il medico l’aggiustò alla men peggio, costringendolo alla immobilità finché non si arrivò all’unione della frattura. Dopo la guarigione non poté mai più camminare speditamente, ma restò sempre accidentato per tutta la sua vita: rassegnato portando la sua croce coraggiosamente.
Fin dall’infanzia inclinato alla Cristiana pietà, conservò sempre bontà e carità con tutti. Da borghese frequentava la Congregazione di S. Alfonso, con tutte le pratiche di pietà degli altri uomini fedeli e simpatizzanti paganesi.
Nel 1914 (Rettore P. Golia Carmine) egli e il Fr. Antonio Falanga ingegnosamente costruirono un impianto di luce a gas acetilene per tutta la chiesa e la Casa di Materdomini (N.20) con immensa meraviglia di tutti i paesani e i forestieri.
Alla morte della propria madre, a Pagani, a mezzogiorno si ritirò in Coro per le preghiere comuni ed a pranzo con noi. Dopo immediatamente fece ritorno alla casa, ove aveva lasciato il cadavere della madre, che poi nel pomeriggio fu trasportato al Cimitero. Non trovava fra i parenti maggiore affetto dei suoi confratelli!..
Negli ultimi tempi da Francavilla venne a Materdomini, accolto molto fraternamente, benché inutile alla Comunità. Ma sempre edificante nell’osservanza Regolare. Ebbe a soffrire un favo maligno sul collo, che con un taglio del medico a mo’ di croce sul vivo ,e tenuto fermo da robusti confratelli, sostenne con coraggio, invocando l’aiuto del cielo. Con qualche cordiale fu tenuto sollevato dopo l’operazione, facendogli dimenticare il dolore ormai passato.
In questo tempo fu molto edificante. Sempre con la corona fra le mani, sia servendo in Chiesa tutte le sante Messe; sia con l’andare in giro recitando il santo Rosario, da tutti osservato e mai distratto dal suo raccoglimento.
Lavorava pure per i nostri cani per i quali sminuzzava le ossa da minestra nostra e poi le distribuiva ad essi, perché più facili a mangiarsi.
Fu sempre di poche parole, ritirato ed edificante con tutti coll’esempio. Morì rassegnato alla volontà di Dio e senza dare disturbo a nessuno fino all’ultima ora.
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da Ricordo di fraterni amici
del P. Francesco Santoli
Tipolitografia Irpina, Lioni 1980
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