20 – Il Venerabile P. Alfredo Pampalon
di P. Claudio Benedetti, 1903 – traduzione di P. Antonio Panariello, 1998.
Le date ufficiali
dal Catalogus Sodalium.
- Nascita = 24-nov-1867
- Morte = 30-set-1896
- Professione = 08-set-1887
- Sacerdote = 04-ott-1892
Il profilo (le date sono state conformate a quelle ufficiali)
Ad Alfredo Pampalon calza a pennello l’espressione del libro della Sapienza “Giunto in breve alla perfezione, ha conseguito la pienezza di tutta una vita” (Sap 4,13). Egli fu assai caro a Dio che riserva il premio ai suoi servi non in base agli anni, ma alla virtù.
Nacque il 24 novembre 1867 nella città di Levis nel Quebec. Sin dal primo uso della ragione si comportò come si comportano coloro ai quali Dio concede la grazia della santità in tenera età. In lui nessun segno di scompostezza, niente di puerile; ma tutto consono a senno di pietà.
Quando fu ammesso al liceo, fu di esempio ai compagni e di ammirazione ai maestri. Colpito da una malattia che lo portò quasi alla morte, cominciò a pensare all’Istituto redentorista, finché, recuperata la salute, vi fu ammesso nel 1886.
Fu mandato a fare il noviziato a Sint-Truiden in Belgio. La sua modestia verginale spiccava; osservava scrupolosamente le regole anche nei minimi particolari; niente che potesse essergli rimproverato; tutto espressione di una soda virtù; sempre unito a Dio, sempre immerso nel silenzio e nella meditazione. Eppure una dolcezza straordinaria e un sorriso affascinante pervadeva la sua condotta di vita abbastanza austera; perciò riuscì a tutti caro.
Nell’ottobre 1892 celebrò la messa per la prima volta; da quel momento non volle altro che rivestirsi di Gesù Cristo.
Nell’agosto del 1893 si trasferì al monastero di Mons e da tutti vi fu accolto come un angelo.
Ricevuto l’incarico di tenere i santi esercizi per i fratelli operai, si preoccupò di formarli alla missione dell’istituto e di rafforzarli nella loro vocazione. Nel frattempo era solito predicare, aiutare i Padri in missione, ascoltare le confessioni e visitare gli ammalati. Né i luoghi sconosciuti né la novità degli eventi, né la paura lo trattennero mai dal compiere con entusiasmo quanto poteva giovare al bene degli altri.
Ma alla fine del 1893 le sue forze cominciarono ad essere consumate da una lenta malattia. Allora, su ordine dei superiori, si recò nella casa di Beau Plateau per riprendersi in un clima più salubre; alla fine fece ritorno in Canada nel collegio di Sainte-Anne-de-Beaupré. Ma la forza del male non si calmò [si trattava di tubercolosi].
Alfredo, tuttavia, dimostrò equilibrio, modestia e obbedienza, perché ascoltava le parole dei medici e di tutti. Sosteneva le sofferenze fisiche con il vivo desiderio del Paradiso; anzi, poiché si avvicinava al termine della vita, appariva così contento che sembrava andare incontro non ad una morte certa, ma ad un banchetto di festa.
Poco prima della morte attaccò al rosario un’immagine di Cristo Crocifisso e li depose sul libro delle regole dell’Istituto; quindi con un sorriso spirava il 30 settembre del1896, a28 anni.
Alfredo morì di una maniera che tutti furono certi della sua andata in cielo. Forse che si ingannavano? Egli visse sempre di fede; aveva riposto in Dio una fiducia così grande da ripetere spesso: “La speranza in Dio è il bastone del mio pellegrinaggio”.
Amò tanto Dio che evitava il peccato come la vista di un serpente, adorava particolarmente Cristo Bambino, sofferente e nascosto nell’Eucaristia, ritenevala Volontà divina norma suprema e ad essa si conformava in tutto. Amò tanto il prossimo che confortava gli afflitti, consigliava i dubbiosi, sopportava le persone moleste, sorrideva a tutti. Fu ritenuto un angelo per la sua castità, agnello mansueto per la sua mitezza.
Coltivò l’umiltà, fondamento di tutte le virtù, tanto da ritenersi un peccatore incallito, sebbene non commettesse mai alcun peccato grave. Onorò sempre la Madre di Dio come propria madre.
E Dio confermò la fama della sua santità con segni prodigiosi perciò essa si è diffusa di giorno in giorno fino ad oggi.