4 agosto
L’umiltà e la castità dell’anima è la prima virtù che si appanna, quando la grazia perde il suo impero. Dal momento che la natura prende il sopravvento nella condotta, i lumi, le impressioni, gli istinti dell’umiltà se ne vanno per fare posto all’orgoglio che ritorna da se stesso. (P. Desurmont in Rapports de notre Règle, 1925, pag. 122, ediz. 1925).
- Il P. Giuseppe Muscari dopo il suo ingresso in Congregazione, per non sentire la noia della monotona vita giornaliera, si immerse con passione negli studi, elettrizzando buon numero dei suoi discepoli con la luce del suo sapere. Alfonso lo richiamò a contenersi nei limiti della regola. Da quel punto il P. Muscari cominciò a criticare tutti quegli esercizi di religione e di umiltà in nome dei quali si immolava la grande scienza, a qualificare di finzioni ridicole talune pratiche di umiltà, come baciar la terra a refettorio, mangiare in ginocchio e tener le braccia in croce per un pò di tempo prima del pasto. Ripreso e ammonito più volte promise riparazione ma sempre per breve tempo, finché con immenso dispiacere di S. Alfonso, dopo aver apportati gravi danni all’Istituto, tra cui la perdita di vocazioni, abbandonò la Congregazione e si ritirò nuovamente nel suo Istituto dei PP. Basiliani, dove continuò a far piangere i suoi Superiori.
Da “Spigolature“, a cura di P. Pompeo Franciosa, 1987.
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