P. Antonio Jacovino (1931-2000) – Italia.
Martedì 22 agosto 2000, alle ore 17.00 nella Basilica di S. Alfonso in Pagani, presenti numerosi confratelli, abbiamo celebrato la messa esequiale in suffragio del P. Antonio Jacovino, morto lunedì 21 agosto alle ore 14 nell’ospedale Giovanni da Procida di Salerno, dove da pochi giorni era stato ricoverato in seguito ad un nuovo attacco di ictus celebrale.
Il P. Antonio era nato il 12 giugno 1931 da Giovanni e Arcangela Galuppo a Montagano, paesino del Molise in provincia di Campobasso, in passato molto generoso di vocazioni per la nostra Provincia.
All’età di 13 anni, desideroso di seguire le orme di altri paesani e parenti,entra nella “Scuola Missionaria” a Lettere (NA), accolto dal direttore P. Luigi Romano. Terminato il ginnasio, inizia ,a Ciorani, l’anno di noviziato sotto la guida del maestro P. Luigi Romano , dopo la professione temporanea avvenuta, secondo la tradizione della nostra Provincia, il 29 settembre 1950, passa nella casa di Pagani per gli studi filosofici e teologici in preparazione al sacerdozio.
Viene ordinato sacerdote il 28 ottobre 1956 da Mons. Fortunato Zoppas, nella basilica di S. Alfonso in Pagani. Dopo il secondo noviziato (1957/58), trascorso sotto la guida del P. Leonardo Martino, viene assegnato alla comunità di Materdomini.
Numerose sono state le comunità dove il caro confratello ha vissuto dando una forte testimonianza di zelo apostolico e dinamismo missionario: Pagani, Francavilla Fontana, Avellino, Tropea, S. Andrea Jonio,Termoli e Teano. È stato superiore nelle comunità di Tropea e di S. Andrea Jonio.
Il primo agosto 1999, trovandosi nella comunità di S. Andrea Jonio viene colpito la prima volta da ictus. Subito ricoverato in ospedale a Soverato, riusciva in breve a superare la crisi. A distanza di circa un anno, il 16 maggio 2000, quando ormai tutto faceva sperare per il meglio, il P. Antonio che si trovava assegnato alla comunità di Teano, è colpito da un nuovo attacco di ictus che gli paralizzava tutta la parte destra e l’uso della parola.
Il 7 giugno, dopo circa un mese trascorso nell’ospedale civile di Piedimonte, viene trasferito a Pozzilli vicino, Venafro, in una clinica specializzata nella riabilitazione. Il 27 luglio 2000 viene. dimesso dalla clinica e ricoverato nella casa di cura di Pagani dove, venerdì 18 agosto incorre in un nuovo ictus, ricoverato d’urgenza nell’ospedale Giovanni da Procida di Salerno , gli riscontrano un’infezione ai polmoni con conseguente attacco febbrile. Muore a quattro giorni dal ricovero.
L’esempio della gioviale testimonianza di vita consacrata, che P. Antonio lascia come patrimonio spirituale a tutti noi, ci sia di sostegno e di incoraggiamento.
P. Antonio De Luca
Superiore Provinciale
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Dalla Lettera Circolare
del 19 marzo 2000
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Ricordo personale
di P. Salvatore Brugnano
Quando alla fine di settembre 1978 arrivai nella Comunità di Tropea come giovane missionario, trovai nel P. Antonio Jacovino un punto di riferimento per la spiritualità e l’azione missionaria. Divenne per me come un fratello maggiore, col quale ho condiviso le gioie e le fatiche dell’apostolato missionario.
P. Antonio era un religioso fedele e assiduo alla preghiera (mai tralasciava la recita del breviario e del rosario) e molto attento alla vita comunitaria: nutriva per la Comunità un vero amore di famiglia; era economo della Casa e pensava sempre ai bisogni della Comunità. Questo aspetto mi colpiva molto e ha lasciato a me un grande esempio. Potrei definirlo l’uomo della Comunità.
Era un confratello che amava condividere la ricchezza spirituale (preghiera, letture) e la gioia del vivere insieme (il gioco delle carte, il canto gioioso, i bagni nel bel mare di Tropea ed anche le “buone mangiate” quando capitavano…). Notavo la sua sofferenza quando per qualche motivo veniva meno l’armonia comunitaria o quando raccontava qualche sua esperienza difficile del passato.
È stato un esempio anche come ha vissuto gli affetti familiari: la memoria affettuosa del fratello Vincenzo, anche lui redentorista (lo citava spesso per la sua tipica saggezza paesana); la tenerezza verso le sorelle e i nipoti e la compostezza nel dolore per la morte dei suoi cari.
Due sue caratteristiche mi restano: la sua umiltà vissuta come consapevolezza di non andare cercando “cose grandi o più alte di lui” (cf. salmo 131, 1) ed il suo ottimismo di vita, nonostante i nostri limiti personali (era solito dire con dolce ironia: “A ciascuno di noi manca qualche rotella…)
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