11. Abbassamento del figlio di Dio
Mandando il proprio Figlio in una condizione umana simile a quella del peccato e a motivo del peccato, Dio ha condannato il peccato nella carne (Rm 8,3). Considera lo stato umile, a cui volle abbassarsi il Figlio di Dio. Egli non solo prese la forma di servo, ma anche quella di servo peccatore: In una condizione umana simile a quella del peccato (Rm 8,3).
Scrive san Bernardo: Colui che era il signore di tutti non solo volle assumere la condizione di servo, per sottomettersi agli altri, ma anche la sembianza di servo delinquente, per esser castigato come un malfattore, egli che era il Santo dei santi. A tal fine volle vestirsi di quella stessa carne di Adamo, che era stata infettata dal peccato. E sebbene egli non avesse alcuna macchia di peccato, nulladimeno si addossò tutte le miserie che la natura umana aveva contratto in pena del peccato. Il nostro Redentore, per ottenere a noi la salvezza, si offrì volontariamente al Padre per riparare tutte le nostre colpe: Si è offerto perché l’ha voluto (Is 53,7 Vg). E il Padre lo caricò di tutte le nostre malvagità: Fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti (Is 53,6).
Così il Verbo divino, innocente, purissimo, santo, eccolo fin da bambino carico di tutte le bestemmie e le oscenità, di tutti i sacrilegi e i delitti degli uomini; per amore nostro divenuto oggetto delle maledizioni divine, a causa dei peccati per i quali egli si era offerto a pagare la divina giustizia. Tante furono le maledizioni che si addossò Gesù Cristo quanti sono stati e saranno i peccati mortali di tutti gli uomini. Tale egli si presentò al Padre, quando venne nel mondo, sin dal principio della sua esistenza: si presentò come un colpevole, debitore di tutti i nostri misfatti, e come tale fu condannato dal Padre a morire giustiziato e maledetto su di una croce: E a motivo del peccato egli ha condannato il peccato nella carne (Rm 8,3).
Se l’eterno Padre fosse stato capace di dolore, quale pena avrebbe provata nel vedersi costretto a trattare come un colpevole, come il più malvagio del mondo, quel Figlio innocente, il suo Diletto, che era ben degno di tutto il suo amore! Ecco l’uomo, disse Pilato, quando lo mostrò ai Giudei flagellato, per muoverli a compassione di quell’Innocente così maltrattato. Ecco l’uomo, sembra dire l’eterno Padre a tutti noi, mostrandocelo nella stalla di Betlemme: O uomini, questo povero Bambino che vedete adagiato in una mangiatoia per animali e steso sulla paglia, sappiate che è il mio Figlio diletto, venuto a prendersi sopra di sé i vostri peccati e le vostre pene. Amatelo dunque, perché è fin troppo degno del vostro amore e fin troppo vi ha obbligato ad amarlo.
Preghiera
Mio innocente Signore, specchio senza macchia, amore dell’eterno Padre, i castighi e le maledizioni non toccavano a te, ma a me peccatore. Ma tu hai voluto mostrare al mondo il tuo eccesso di amore sacrificando la tua vita per ottenere a noi il perdono e la salvezza, pagando con le tue sofferenze le pene da noi meritate.
Tutte le creature lodino e benedicano la tua misericordia e bontà infinita. Ti ringrazio da parte di tutti gli uomini, ma specialmente per me, perché io ti ho offeso più degli altri, perciò tu hai sofferto più per me che per loro. Maledico i miei piaceri indegni, che ti sono costati tanto dolore. Poiché hai sborsato il prezzo del mio riscatto, fa’ che non vada perduto per me il sangue da te sparso per amor mio. […]
Gesù mio, fa’ che tutti ti amino come meriti. Illumina i peccatori che non vogliono conoscerti o amarti; fa’ loro comprendere ciò che tu hai fatto per loro e il desiderio che hai della loro salvezza. – Maria Santissima, prega Gesù per me e per tutti i peccatori: impetraci la luce e la grazia di amare il Figlio tuo.
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da Novena del Santo Natale, Avvento, 7.