7. A servizio del peccato
Perché non abbiamo la forza di fare quel che più sinceramente vorremmo?
Aiutami, Dio, dal momento che
non capisco neppure ciò che faccio.
Perché quello che non voglio faccio,
faccio appunto ciò che detesto.
Posso anche volere quel ch’è giusto, e non farlo.
Perché non realizzo il bene che voglio;
è il male che non voglio
quel che realizzo.
Ora, se produco ciò che non voglio,
non sono più io a produrlo
ma il peccato che mi abita dentro.
Dio mio,sembra quasi una legge:
quando voglio far il bene,
il male mi è a portata di mano.
Mi diletto, infatti, della legge divina
nel mio uomo interno,
ma nelle mie membra,
scorgo un’altra legge,
in guerra con quella della mia mente
che mi fa prigioniero
delle regole del peccato
che abitano nelle mie membra.
Disgraziato che sono!
Chi mi libererà
da questo corpo di morte?
Nessuno, all’infuori di te,
Padre mio celeste,
mediante Gesù Cristo, nostro Signore.
(Lettera ai Romani, cap. 7,15-24)
L’esperienza personale del peccato, di fare cioè quel che il mio io migliore rigetta,prova quanto ho disperatamente bisogno di prender parte alla potenza di Cristo.
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Paul Hilsdale
Nel Signore Gesù – Preghiere dalle lettere di Paolo
ed. 2004
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