4. Maria, un "si" alla volontà di
Dio
La vita nascosta di Gesù
Compiuta la prima ed essenziale parte della sua missione
nell'incarnazione di Cristo, Maria passa con non minore impegno e
generosità alla seconda: quella di continuare e completare l'ufficio
della maternità nei riguardi di Gesù, vivendo nell'intimità
familiare con Lui per assisterlo, accudirlo e servirlo nei lunghi
anni della sua vita nascosta a Nazareth; prepararlo, per quanto
dipendeva da lei, alla sua missione apostolica e redentrice.
Come ogni madre, quindi, ma assai più e meglio di ogni madre, Ella
lavorò e contribuì a sviluppare e formare la personalità umana di
Gesù: il fisico, il carattere, la psicologia, la sua mente e il suo
cuore. Sarà soprattutto questa missione di servizio a Gesù a dare
significato e valore alla vita di Maria nei trent'anni di Nazareth.
I trent'anni di vita di Gesù e della S. Famiglia sono un mistero del
cristianesimo. Il Cristo, sì, era venuto per salvare il mondo,
eppure per trent'anni ha speso la sua vita facendo l'artigiano nella
bottega di falegname in un oscuro borgo della Galilea.
Perché? Una ragione almeno di tale mistero può essere con certezza
individuata, dicendo che quegli anni servirono a Gesù e Maria, se
pur in senso e modo differenti, di preparazione alla croce. La croce
infatti era il vertice supremo della missione di Cristo e anche
della sua madre; verso quel traguardo, dunque, doveva essere
convogliato tutto quello che precedeva, ad esso essere inteso, con
esso armonizzato.
In verità, con l'Annunciazione e il Natale, la sua vita aveva subito
una trasformazione radicale: dalla più umile, nascosta e disprezzata
esistenza, si era vista improvvisamente innalzata alla più sublime
gloria. La più umile figlia di Israele era, tutto ad un tratto,
divenuta la più potente ed esaltata delle creature. "Benedetta tu
fra le donne" (Lc 1,42), l'aveva salutata la stessa cugina
Elisabetta. Mentre, però, la sua mente (si ripensi al cantico del
Magnificat) e quella della sua parente sono intente a "perseguire"
ideali di gloria, Dio va invece escogitando per Lei nuove rinunce.
L'evangelista S. Luca ha ricordato due di questi momenti decisivi
che hanno portato Maria ad una più chiara conoscenza della sua
futura missione a fianco e nei riguardi del Figlio; la Presentazione
al Tempio, con la profezia di Simeone (Lc 2,22-39); lo smarrimento e
il ritrovamento di Gesù nel Tempio a dodici anni (Lc 2,41-50).
Portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore... (Lc
2,22)
La scena descritta da Luca (2,22-39) lascia immediatamente
intravedere, sotto l'apparente crosta di semplicità, una dimensione
di grandezza. Sembra una vicenda normale, non diversa da tantissime
altre. Eppure ci si accorge subito che quegli avvenimenti, quei
protagonisti umilissimi, escono fuori dalla norma e rivestono la
caratteristica dell'eccezionale.
Un fatto abituale, nel Tempio, diventa fatto unico, esclusivo,
irripetibile. E' la rivelazione profetica del destino di quel
Bambino, presentato al Tempio come tutti gli altri bambini ebrei,
eppure così diverso. Il racconto lucano sottolinea, soprattutto, la
vita di ubbidienza a Dio e il perfetto compimento della Legge che
caratterizzò i genitori di Gesù. Proprio nell'ottavo giorno il
bambino .è circonciso e riceve il nome di Gesù (Lc 2,21), come era
stato annunciato a Maria: senza dargli importanza, ma raccontando il
compimento di ciò che era stato annunciato, Luca dimostra come Dio
realizza il suo progetto quando trova persone ubbidienti. La
purificazione della madre e il riscatto del primogenito (Lc 2,22-40)
erano previsti dalla legge mosaica (Es 13,1.11-16).
Essi non si sentirono liberi dal compiere ciò che era prescritto: la
famiglia di Dio si sottomise alle leggi di Dio. La familiarità con
Dio non libera dall'obbligo di compiere la sua volontà: la madre,
che fu tale per essersi dichiarata serva, si manterrà madre
continuando il suo servizio.
Come Lei, chi è stato invitato a prestare un servizio a Dio, non
riuscirà a staccarsi da Lui, malgrado possa addurre che ha compiuto
il suo servizio. Un modo sicuro per cercare la volontà di Dio, che
non sempre si riesce a percepire con la chiarezza desiderata, sta
nel compiere i desideri conosciuti di Dio.
E anche a te una spada trafiggerà l'anima... (Lc 2,35)
Nel presentare il Bambino al Tempio avviene l'incontro con il
vecchio Simeone, "uomo giusto e pio ", uomo pieno di Spirito Santo,
uomo che continua quella serie di personaggi che sono poveri di
spirito e quindi aperti fiduciosamente ad accogliere "il conforto di
Israele" che è apparso nel Bambino di Betlemme. Per questo lo
Spirito Santo aveva avvisato Simeone: Quel Bambino che i genitori
avevano presentato al Padre ora viene a sua volta presentato ad
Israele e al mondo intero.
Con questa rivelazione la missione di Simeone si compiva, ma ecco
che iniziava una nuova missione per la madre di quel Bambino:
Infatti la missione di Maria non finiva con il concepimento e il
parto verginale di quel Bambino; bensì iniziava proprio ora, con le
parole rivelatrici di Simeone, il suo totale coinvolgimento con il
Mistero del Figlio.
Simeone li benedisse e parlò a Maria,sua madre: "Egli è qui per la
rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di
contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E
anche a te una spada trafiggerà l'anima" (Lc 2,34-35).
Queste parole pronunciate da Simeone, costituiscono la seconda
rivelazione-profezia: Maria parteciperà pienamente al destino del
Figlio. Nell'enciclica mariana "Redemtoris Mater" il S. Padre
Giovanni Paolo II riconosce nelle parole di Simeone un secondo
annuncio, dopo quello dell'angelo Gabriele a Nazareth. In questo
secondo annuncio viene rivelato il modo in cui il Figlio diventerà
"rivelazione" per i figli d'Israele e "salvezza" di tutti i popoli,
cioè attraverso l'esperienza della Passione e Morte, con l'essere
segno di contraddizione, che obbliga una scelta. Maria, dal canto
suo, non soltanto vivrà la sua scelta di fede nei confronti del
Figlio, ma la sua obbedienza di fede passerà attraverso la
condivisione della passione del Figlio.
Per l'evangelista Luca non vi sono dubbi: il dolore del Figlio è il
dolore della madre. Ecco qui uniti di nuovo madre e Figlio nel piano
di salvezza del Padre: questa volta nella sofferenza.
Nel contemplare questa icona biblica della Presentazione al Tempio,
siamo chiamati, insieme a Maria ad approfittare di tutte le
situazioni che la vita ci presenta, per accogliere con amore le
piccole "croci" della giornata, per unirle alla croce di Cristo.
Quando ci troviamo alle prese con le mille difficoltà quotidiane,
cerchiamo di non sciupare nulla: nell'offerta di amore al Signore
consiste la nostra santificazione. Pensiamo alla perseveranza nei
doveri del nostro stato, all'accettazione delle difficoltà e dei
dolori del lavoro, alle fatiche della convivenza umana e alle prove
della vita.
Ogni nostra giornata ha la possibilità di divenire, con il
"soccorso" di Maria, Vergine offerente, ricca di innumerevoli
sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo. L'amore
di Cristo e di Maria per noi richiede il contraccambio.
P. Maurizio Iannuario |