3. Maria, un "sì" alla salvezza
Maria nel mistero del Natale
Annunciazione e Natale sono due momenti successivi dello stesso
mistero dell'incarnazione di Cristo, perché egli fu in pieno senso
Salvatore, quando comparve visibilmente in mezzo a noi con la sua
nascita; ma elemento indispensabile e primario di ogni meditazione
sul Natale, è l'aspetto mariano del mistero natalizio: cosa Maria
rappresenta e cosa ha fatto nel Natale.
In tutti i misteri di Cristo, Maria ha una parte più o meno
importante, più o meno diretta e attiva; ma in nessun altro è tanto
attivamente presente e operante, tanto immediata e principale
protagonista, e il suo contributo così indispensabile e decisivo,
quanto nel Natale. Perché se Gesù viene, è Maria che ce lo porta; se
Gesù ci è dato, è Maria che ce lo offre con la sua opera e le sue
mani; se Gesù nasce è Maria che lo partorisce. Per cui il Natale è
insieme mistero di Gesù e di Maria, i quali mai come in questo
mistero sono inseparabilmente uniti.
Ciò non si riferisce solo all'evento storico del Natale riportato
dal vangelo, ma a quello che esso ci ha portato e ha significato per
noi. Maria non solo partecipa, non solo è personaggio importante e
di primo piano, ma insieme con Gesù fa il Natale in ciò che esso è:
venuta del Cristo, compimento delle promesse divine, primo grande
mistero della nostra redenzione. Con Gesù Maria collabora a
realizzare quanto Dio vuole che avvenga sulla terra e nella storia
con l'incarnazione e la nascita del suo Figlio: Maria ha contribuito
efficacemente e in larga misura, con personale opera e merito, a
donarci Gesù; così che i beni messianici recatici dal Natale sono
frutto dell'efficace cooperazione anche di Maria, ed ella mai come
nel Natale, prima del Calvario, è stata per noi tanto "mediatrice"
di grazia e di salvezza.
La "Madre di Dio"
Fu nel Natale, quindi, nel momento in cui diede alla luce il suo
figlio primogenito (Lc 2,7), che Maria divenne veramente e
pienamente Madre di Dio. Madre non è un titolo come gli altri, che
si aggiunge dall'esterno, senza incidere sull'essere stesso della
persona. Madre si diventa passando attraverso una serie di
esperienze che lasciano il segno per sempre e modificano non solo la
conformazione del corpo della donna, ma anche la stessa coscienza
che ella ha di sé. Madre di Dio (Theotokos): un titolo che esprime
uno dei misteri e, per la ragione, uno dei paradossi più alti del
cristianesimo. E' il più antico e importante titolo dogmatico della
Madonna, essendo stato definito dalla Chiesa nel Concilio di Efeso
nel 431, come verità di fede da credersi da tutti i cristiani. E' il
fondamento di tutta la grandezza di Maria. Madre di Dio fu
all'origine un titolo che riguardava più Gesù che la Madonna. Di
Gesù esso ci attesta che egli è vero uomo. Il titolo Madre di Dio
non si giustifica più e diventa anzi blasfemo, appena si cessa di
riconoscere in Gesù il Dio fatto uomo: "... il concilio di Efeso
definisce che Maria è Madre di Dio. Ovviamente con ciò non intende
affermare che Maria è stata principio della divinità, cosa
evidentemente assurda; ma che ha generato nella sua umanità il
Figlio eterno, che è vero Dio e veramente è diventato uomo
(Catechismo degli Adulti).
Per ogni donna la maternità comporta un legame permanente con il
figlio. La maternità di Maria integra questa dimensione umana
ordinaria in una comunione con Dio senza pari. (CdA, cap. 20 n. 773)
...diede alla luce il suo figlio primogenito. (Lc 2,7)
Dopo aver dato alla luce il Cristo, Maria si trova subito impegnata
nei primi uffici della maternità, attinenti non solo alla persona di
Gesù, ma anche alla nostra salvezza. Quanto al Bambino Gesù, lo
avvolge in fasce e lo adagia in una mangiatoia, per ripararlo quanto
più possibile dal freddo. Ma ecco arrivare solleciti i pastori,
avvertiti dagli angeli. Ella lo mostra loro, confermando che egli è
davvero il Messia atteso dalla fede dei loro cuori semplici e umili:
"Andarono senz'indugio e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino, che
giaceva nella mangiatoia" (Lc 2,16).
Il primo seme della fede nel Cristo venuto in questo mondo viene
gettato o consolidato in cuori umani da Maria. Difatti "i pastori se
ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che
avevano udito e visto, com'era stato detto loro" (Lc 2,20). La
Vergine poi è attenta e vigile ad ascoltare e notare diligentemente
tutto ciò che avviene e si dice intorno al Bambino facendone oggetto
di profonda meditazione nel suo cuore (cfr. Lc 2,17-19). Più tardi
tra le sue braccia, divenute primo "ostensorio" e "trono" di Cristo,
presenterà il Bambino ai magi, illustri personaggi venuti da lontani
paesi con doni simbolici per adorare il nato "Re dei Giudei". Erano
la primizia e il segno della salvezza offerta a tutte le genti:
"Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e
prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli
offrirono in dono oro, incenso e mirra" (Mt 2,11).
L'imitazione della Madre di Dio
Ma come imitare questo tratto della Madonna di essere Madre di Dio?
Può Maria essere modello della Chiesa anche in questo punto? Non
solo è possibile, ma senza questa imitazione, il titolo di Maria
sarebbe inutile per noi. Infatti scrive, nel suo commento. al
Vangelo di Luca, Origene: "Che giova a me che Cristo sia nato una
volta da Maria a Betlemme, se non nasce anche per fede nella mia
anima". Dobbiamo richiamare alla mente che la maternità divina di
Maria si realizza su due piani: su un piano fisico e su un piano
spirituale. Maria è Madre di Dio non solo perché l'ha portato
fisicamente nel grembo, ma anche perché l'ha concepito prima nel
cuore con la fede. Noi non possiamo, naturalmente imitare Maria nel
primo senso, generando di nuovo Cristo, ma possiamo imitarla nel
secondo senso, che è quello della fede.
Gesù stesso iniziò questa applicazione alla Chiesa del titolo di
Madre di Cristo, quando dichiarò: mia madre e i miei fratelli sono
coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica (Lc
8,21; cf Mc 3,31; Mt 12,49). Ascoltare la Parola e metterla in
pratica. Ripensiamo a come divenne madre Maria: concependo Gesù e
partorendolo. Concepisce Gesù senza partorirlo chi accoglie la
Parola, senza metterla in pratica, chi continua a fare un "aborto"
spirituale dietro l'altro, formulando propositi di conversione che
vengono poi sistematicamente dimenticati e abbandonati a metà
strada. Insomma, chi ha la fede, ma non ha le opere. Partorisce, al
contrario, Cristo senza averlo concepito chi fa tante opere, anche
buone, ma che non vengono dal cuore, da amore per Dio e da retta
intenzione, ma piuttosto dall'abitudine, dall'ipocrisia, dalla
ricerca della propria gloria e del proprio interesse, o
semplicemente dalla soddisfazione che dà il fare. Insomma, chi ha le
opere ma non ha la fede.
Noi concepiamo Cristo quando lo amiamo in sincerità di cuore e con
rettitudine di coscienza, e lo diamo alla luce quando compiamo opere
sante che lo manifestano al mondo. Infatti Gesù ci dice: "Così
risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le
vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli
(Mt 5,16).
La contemplazione della Madre di Dio ora si trasforma in preghiera:
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova
e liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta. Amen!
(antifona mariana del III
secolo)
P. Maurizio Iannuario |