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Storia
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7. Ancora pericoli
Pareva che il trionfo della venerata Immagine, rifulgente di venerazione e di prodigi, fosse definitivo e duraturo nei secoli, quando nuovi pericoli ne minacciarono non solo il culto, ma la stessa esistenza.
Il primo pericolo avvenne il 20 settembre del 1870, quando i cannoni dell’esercito italiano battevano le mura di Roma. Durante il breve combattimento di Porta Pia una ventina di obici dell’artiglieria caddero nel giardino annesso alla chiesa di S. Alfonso. Ma la Madre del Perpetuo Soccorso protesse il suo santuario e nessun danno incolse alle persone e alla chiesa.
Un secondo gravissimo pericolo avvenne, quando Roma fu proclamata Capitale d’Italia. Il nuovo Governo, irreligioso e anticlericale, soppresse molte istituzioni ecclesiastiche, usurpandone i beni. In un primo momento, la chiesa e il collegio di S. Alfonso furono risparmiati, perché riconosciuti come proprietà di un cittadino inglese, il P. Edoardo Douglas. Questi, non sicuro della protezione della sola bandiera estera che sventolava sul collegio, premurò il governo britannico di riconoscere con decreto ufficiale la chiesa e la casa dei Padri Redentoristi come beni appartenenti a cittadino inglese. Ma il governo britannico si rifiutò, lasciando quegli edifici religiosi in balia della legge di soppressione. Cominciò allora il lungo calvario del P. Douglas per salvare, per via giuridica, i suoi diritti. Ma ogni suo tentativo era destinato a fallire, perché, oltre alla legge iniqua, aveva contro di sé un avversario potente, il deputato Mancini, il quale pose a servizio dell’opera di distruzione tutto il suo spirito anticlericale, acuito da vecchi rancori contro l’Istituto dei Redentoristi.
La causa era già umanamente perduta, quando la Madre del Perpetuo Soccorso intervenne, preparando un meraviglioso trionfo col servirsi, come di solito, di una concatenazione di fatti all’apparenza insignificanti.L’ambasciatore francese a Washington, Marchese De Noailles, in quel tempo aveva avuto dal suo governo il mandato di lasciare l’ambasciata americana e passare in quella di Roma. Un giorno, mentre la sua consorte, una nobile polacca, era in chiesa a pregare, le si avvicina una signora sconosciuta che le dice: “Signora Marchesa, ho inteso che partirà per Roma fra tre giorni. La prego, quando vi sarà giunta, di fare una visita alla chiesa di S. Alfonso, dove si venera la Madonna del Perpetuo Soccorso, e di dire una preghiera per me dinanzi alla santa Immagine...” La marchesa De Noailles, che nulla sapeva di questa chiesa, promise; ma poi, arrivata a Roma, dimenticò la promessa. Un giorno, passando in carrozza per via Merulana, fu attratta da una chiesa di stile gotico, sopraelevata sul piano stradale, e ne domandò notizia al cocchiere. “E’ la chiesa di S. Alfonso!”, rispose questi. Al nome di S. Alfonso, l’ambasciatrice ricordò la signora sconosciuta di Washington; fece fermare la carrozza, entrò in chiesa e fece la preghiera promessa dinanzi all’Immagine, fece chiamare il padre Superiore, che le narrò in breve la storia del prodigioso quadro. La Marchesa, ammirata e commossa all’udire la straordinaria storia dell’Immagine, spontaneamente offrì la sua opera, onorata di fare qualcosa per il santuario.
Il Superiore Generale P. Mauron, riconoscendo in quella improvvisa e impensata offerta il soccorso di Maria, trattenendo a stento l’emozione, informò la nobile signora sull’imminente e tristissimo pericolo che incombeva sulla chiesa e sul collegio di S. Alfonso. Non ci volle altro, e l’ambasciatrice si pose subito in moto per scongiurare tanta rovina. Con incredibile ardore parlò con ambasciatori e con deputati, si interessò presso i ministri del regno e presso lo stesso monarca, re Umberto I. Questo suo operare non fu vano. Quantunque il tribunale di Cassazione avesse già emanato la sua sentenza sfavorevole, la cosa fu portata dinanzi al Consiglio di Stato, il quale il 17 maggio 1887 riconobbe che il collegio di S. Alfonso all’Esquilino era una fondazione di carattere e scopo internazionale, e perciò non soggetto alla legge della soppressione.
Concludendo questo itinerario storico, che ha illustrato le principali vicende della sacra Immagine, possiamo leggervi il disegno di Dio che ha voluto come sede stabile del culto Roma, centro del cristianesimo e la chiesa di S. Alfonso, uno dei Santi più devoti della Vergine. P. Alfonso Barba |