Storia
della devozione
alla
Madonna del Perpetuo Soccorso

5. Da S. Maria in Posterula a S. Alfonso sull’Esquilino

 

Dopo il lungo periodo di oscurità, durato ben 67 anni, la nostra Immagine doveva pur ritornare nella luce degli antichi trionfi. La Vergine stessa, che vegliava sulla sua prediletta Icone, s’incaricò di preparare, con una serie di avvenimenti apparentemente insignificanti, l’ultimo definitivo trionfo.

 

Viveva in S. Maria in Posterula un vecchio frate laico, Agostino Orsetti, che da giovane aveva dimorato nel primitivo convento degli Agostiniani, che officiavano la chiesa di S. Matteo. Qui, come sappiamo, la sacra Immagine aveva riacquistato, dopo fortunose, ma provvidenziali vicende, quel culto che aveva perduto in Creta, donde era venuta.

Il vecchio frate, testimone delle passate glorie della nostra Madonna, soleva parlarne spesso e con entusiasmo ad un fanciullo romano, un certo Michelino Marchi, che frequentava come chierichetto la cappella di S. Maria.

Un giorno, trattenendosi il frate più a lungo col fanciullo, gli disse con accento commosso e misterioso: “Sai, Michelino? Questa nostra bella Immagine del Perpetuo Soccorso - e gliela additava compiaciuto - è quella stessa che tanti anni addietro si venerava nella chiesa di S. Matteo, sventuratamente distrutta da alcuni rivoluzionari francesi!... Hai capito bene, Michelino?... Non te ne dimenticare!...” E continuò con emozione quasi profetica: “Se in avvenire ti capiterà di dover rivelare quanto ti ho detto, non temere di affermarlo! Se sapessi quanto era miracolosa questa immagine!...”.

Michelino ascoltava incantato le parole del vecchio frate, promettendogli di non dimenticarle e di rivelare quanto gli aveva detto. Nel 1853 frate Agostino moriva: aveva compiuto la sua missione.

Chi aveva mosso a parlare con tanto interesse il vecchio frate a Michelino, come per lasciargli un pio legato da adempiere quando ne fosse giunta l’ora?... Certamente la Madonna, che voleva preparare in quel chierichetto il rivelatore del tesoro nascosto in Posterula, per arricchire nuovamente il suo prediletto Esquilino. Era qui che Ella voleva ritornare!...

 

Nel gennaio 1855, i Missionari Redentoristi comprarono "Villa Caserta" a Roma, convertendola in casa generalizia per la congregazione missionaria che si era ormai sparsa in tutta l'Europa occidentale e nell'America del Nord. Su questa stessa proprietà, lungo la via Merulana, si trovavano i ruderi della Chiesa e del Monastero di S. Matteo.
Senza saperlo, avevano comprato il terreno che, molti anni prima, era stato scelto dalla Vergine come suo Santuario fra S. Maria Maggiore e S. Giovanni in Laterano. Quattro mesi dopo, venne dato inizio alla costruzione di una chiesa in onore del Ss. Redentore, dedicata a S. Alfonso di Liguori, fondatore della Congregazione.

Intanto il chierichetto d’un tempo Michelino, che ormai contava 26 anni, sentendosi chiamato al sacerdozio, dopo aver bussato inutilmente alla porta di diversi istituti religiosi, si diresse ai Redentoristi, i quali l’accolsero volentieri, per avere tra loro, tutti stranieri, un sacerdote romano che potesse occuparsi dell’erigenda chiesa, secondo le costumanze dell’Urbe.

In breve tempo la chiesa, destinata a diventare il nuovo santuario della Madonna del Perpetuo Soccorso, fu eretta maestosa e bella nella stessa area dell’antica chiesa di S. Matteo.

 

Un giorno, tra i Padri radunati in fraterna conversazione dopo la mensa comune, il padre cronista della Casa raccontò come, scorrendo le pagine di un vecchio libro, trovò alcune notizie su di una Chiesa di S. Matteo, e come in quella era venerata una prodigiosa Immagine, detta del Perpetuo Soccorso... “Purtroppo - soggiunse - attualmente nessuno sa dove sia andata a finire!...

Al sentire “chiesa di S. Matteo” e “Madonna del Perpetuo Soccorso”, il padre Marchi, l’antico chierichetto della cappella di S. Maria in Posterula, come se avesse riudito nel fondo della memoria la voce del vecchio frate Agostino, quasi per incanto si riscosse (era assorto presso una finestra) ed esclamò: “Ma questa Madonna esiste ancora...; l’ho veduta cento e mille volte... Io so dove si trova!” E narrò quanto da fanciullo gli era occorso di sentire.

Grande fu la gioia di tutti per l’improvvisa ed insperata rivelazione; più grande ancora fu il desiderio di averla, considerando che la loro chiesa si trovava nell’area stessa dell’antica chiesa di san Matteo.

Ma come ottenerla, e a quale titolo?... Maria lo farà loro conoscere.

P. Alfonso Barba