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Storia
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2. Dall’isola di Creta a Roma Sulla fine del secolo XV, un mercante cretese, che soleva recarsi per i suoi commerci in Italia, sottrasse, un giorno, furtivamente, al Santuario della sua città, forse per mandato ricevuto, la venerata e prodigiosa Immagine, di cui narriamo la storia. Dopo averla premurosamente nascosta in fondo alla stiva del grosso veliero, tra le più preziose merci, fece vela per l’Italia. Non c’è da meravigliarsi del furto sacrilego del mercante: tali furti, commessi anche a mano armata, per un eccesso di devozione una devozione guerriera! Erano assai frequenti, come di moda, tra i popoli del Medio Evo. In quel tempo, tra le città italiane, vigeva una rivalità vicendevole, che le spingeva ad accrescere il loro prestigio con arricchire i sacri edifici di qualche insigne reliquia o di qualche celebre immagine venuta da lontano, così da farne santuari di forte richiamo e attrazione.
Ritornando alla storia della nostra Immagine, non andò molto che sul mare si scatenò una tempesta così violenta da minacciare l’estrema rovina del veliero e dei naviganti. Disperati della propria salvezza tutto l’equipaggio, specie il nostro mercante, che sapeva di portare con sé la prodigiosa Immagine, presero ad invocare, con tutti i Santi, la Stella del mare, Maria. Ed Ella, che pareva dormisse nella sua Immagine, in fondo alla stiva, si levò sollecita, a somiglianza del Figlio sul lago di Tiberiade, comandò ai venti e al mare di placarsi, e la tempesta cessò come d’incanto... Il veliero poté allora felicemente approdare al porto desiderato, al lido di Roma... Scampato alla morte, il mercante entrò lieto e non senza commozione nella Città Eterna. Compiuti alla meglio i l suoi traffici, il nostro mercante si disponeva a ripartire, quando fu colto all’improvviso da un malanno che in pochi giorni lo ridusse agli estremi. Sentendosi mancare la vita, scoprì all’amico, presso il quale albergava, il segreto dell’Immagine che aveva con sé, confidandogli come l’avesse asportata furtivamente dal proprio Santuario, dov’era largamente onorata. Infine, con le lacrime agli occhi, lo supplicò che, dopo la sua morte, avesse cura di esporre la sacra Immagine alla venerazione dei fedeli in qualche chiesa... L’amico glielo promise solennemente; e il mercante poco dopo, fidente nella parola dell’amico, serenamente morì, compiendo, senza volerlo, il disegno di Dio, il quale voleva che quella Immagine di sua Madre trovasse nella Città Eterna, un nuovo e più splendido Trono, da cui diffondere, in maniera assai più vasta che nella piccola isola di Creta, i suoi materni soccorsi...
Ma qui comincia una serie di ostacoli, suscitati dal genio del male, per impedire che la sacra Effigie fosse restituita al pubblico culto. Satana, dopo aver fallito il colpo di sommergere l’Immagine nel fondo del mare, cercò di avversarne almeno la pubblica venerazione, suscitando un cumulo di contrasti nella famiglia dell’uomo, che sembrava disposto ad adempiere la promessa fatta all’amico cretese morente. Ma quest’uomo, un carattere fiacco e volubile, ne fu minacciosamente distolto dalla moglie, una donna capricciosa e violenta, e dal padre, un vecchio astuto ed avido di denaro. La donna, rapita dalla bellezza dell’Immagine, se ne impossessò, mettendola nella camera da letto, orgogliosa di avere in casa una preziosa Icone venuta dall’Oriente, degna di adornare le più sontuose sale d’un principe o gli altari più superbi d’un tempio. Il vecchio genitore, da uomo avveduto e calcolatore, dichiarava di non volerla cedere ad alcuno, fosse anche il Papa, nell’attesa di un lauto guadagno, col venderla... a un antiquario o ricercatore di opere d’arte... Ma non passò molto, e la Vergine, che voleva la sua Immagine esposta e venerata, in una chiesa di Roma, apparve ben quattro volte all’uomo infedele alla promessa, prima esortandolo a mantener fede alla parola data all’amico cretese, poi intimidendolo con gravi castighi, finalmente minacciandolo di morte... Il povero uomo, atterrito e deciso ad obbedire alle celesti visioni, riferì ogni cosa ai suoi, i quali gli scagliarono contro un uragano di villanie, che lo tacitarono malamente e per sempre... Passò qualche giorno dall’ultima terribile apparizione, e da quella casa uscì un funebre corteo: era il cadavere dell’uomo infedele al solenne impegno assunto presso il letto di morte del cretese... Buon per lui, che da Maria, Madre sempre compassionevole, fu preavvertito del supremo castigo, affinché, non potendo più evitare la morte temporale, avesse evitato almeno quella eterna.... P. Alfonso Barba |