Il cammino del vescovo Alfonso Maria de Liguori: 1762-1775.
3. Povero ma Santo
Per ricevere la consacrazione episcopale S. Alfonso dovette recarsi a Roma.
Si presentò vestito poveramente dapprima all’amico Cardinale Orsini e lo riverì con semplicità spontanea: “Eminenza, vengo come mi trovo“. – Quegli sorrise, e Alfonso uomo di garbo aggiunse: “Conosco che vi svergogno“. L’Orsini ripigliò divertito: “Voglio che mi svergogniate”, e abbracciandolo strettamente come un familiare lo introdusse nel suo studio con stupore degli invitati, che temevano una scenata per l’abito povero che indossava.
Durante la dimora romana accadde l’episodio strabiliante esposto dal servitore Domenico Iannella ai giudici del tribunale apostolico di S. Agata.
In un giorno di magro, per il pasto, fu servito al Santo un pollo. “Come! – esclamò inorridito – oggi è venerdì e volete che mangi carne?” – Venuti il p. Villani e il Pio Operaio p. Panzuti cercarono di convincerlo che lo stato malconcio di salute esigeva una tale eccezione: non era quindi uno sbaglio della cucina.
Il Santo non fiatò; benedisse destramente la pietanza e il pollo divenne un cefalo.
Al termine della mensa, i Padri non vedendo le ossa del volatile, supposero che il servitore d’accordo col cuoco l’avesse fatto scomparire. – “No – protestò Domenico – Monsignore Illustrissimo lo ha benedetto ed è avvenuto il prodigio del cambiamento: posso giurare ch’egli ha mangiato il cefalo“.
(Cf. Oreste Gregorio, Monsignore si diverte, Valsele Tip. 1987, pp. 21-22)
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Galleria di statue di S. Alfonso vescovo
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