Il principio di giustizia in S. Alfonso

La collaborazione dei lettori
al nostro sito

   Il pensiero giuridico in Alfonso de Liguori: ovvero il principio di giustizia.

contributo
del Dott. Gianluca Giorgio
che insegna diritto
e lavora in uno studio legale.
(Si ricorda che i lettori possono inviare propri contributi che verranno pubblicati a discrezione dell’Amministratore del sito).

Il Dott. Gianluca Giorgio scrive:
Caro padre, ho visto con gioia il vostro sito sulla figura è l’opera del vostro fondatore S.Alfonso M. De Liguori. I miei complimenti più vivi in quanto avete reso tale figura ancora più conosciuta.
Una cosa mi piace sottolineare: la completezza del vostro lavoro è data dal fatto dall’avere riportato alla luce i testi del padre Tannoia e del padre Berruti, introvabili e offrirli alla lettura dei singoli fedeli.
Da anni seguo con interesse la figura e l’opera del Santo, di cui mi ritengo un devoto. In particolare, io ho fatto studi giuridici: quindi la figura di sant Alfonso, per le sue peculiarità specifiche, mi è ancora più vicina.
Sono soddisfatto di questo suo tentativo, davvero prezioso e lodevole, per fare consocere la splendida figura del santo napoletano,vostro fondatore. Essendo innamorato del vostro Fondatore spesso mi soffermo sui suoi testi.
La saluto, rinnovandole i miei più sentiti ringraziamenti per la grande opera di divulgazione da lei svolta… .Le mando un mio personale contributo alla sua attività. –  Dott. Gianluca Giorgio.

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   Il pensiero giuridico in Alfonso de Liguori:
ovvero il principio di giustizia.

La vita, si sa, a volte non va per il verso come deve procedere e spesso la cosa strana è che le cose più strane avvengono e si modificano. Questo lo si può comprendere aprendo un giornale, leggendo la vita di un uomo oppure ascoltando le storie delle persone ma anche in ..un’aula di Tribunale.
Il fatto, che andiamo a raccontare, rappresenta l’esempio di ciò che abbiamo detto. Durante una calda ed afosa giornata del mondo napoletano, e più precisamente del 1723, un avvocato napoletano, il più in gamba e valente che il suo tempo conosceva, Alfonso de Liguri  difendeva, in un aula di Tribunale , una importantissima causa, che aveva visto attore e convenuto, niente di meno che i Granduchi di Toscana da una parte, ed il napoletano duca di Gravina Orsini.
 La causa, importante e di diritto internazionale, riguardava il conteso feudo di Amatrice. Il celebre avvocato aveva preparato la causa con precisione, con meticolosità, con esattezza e mentre parlava, sentiva nel suo cuore la giustezza delle proprie affermazioni. Ma ad un certo momento, quando l’avvocato della parte avversa prende la parola e fa notare che esisteva una clausola che modificava in parte la tesi difesa da Alfonso,  e il giudice dà vittoria all’avversario, il mondo interiore gli crolla dentro.

Cosa era successo..? niente di nuovo, di quello che alle volte succede nella vita di tutti i giorni. L’esito finale della controversia era stata decisa in altra sede ovvero dietro le quinte e tutto il lavoro, secondo diritto, si era perso. Tanto è che la stessa causa, cento anni dopo, fu rinviata a decisone, in un altro foro, con altri giudici, e trionferà la tesi difesa da Alfonso de Liguori.
Non aveva trionfato la giustizia, ma ben altro, ovvero ciò che si muove dietro le pieghe della astuta diplomazia dell’epoca e che aveva il sapore delle beghe di palazzo, tipiche della società felpata del settecento.

Da quest’avvenimento, che sarà cruciale per il santo napoletano, in quanto mostrerà, il segno vivo che gli farà comprendere come la realtà del mondo è cruda e davvero spietata e merita di essere amata in un altro modo, Alfonso sceglierà la strada del sacerdozio e spenderà la sua vita interamente per Dio e per gli ultimi. Si possono prendere le mosse per comprendere il senso della giustizia che il santo terrà a mente in ogni aspetto della sua vita futura. 

Trattare di tutta l’opera del Santo sarà pressocche difficile, in quanto essa è vastissima e richiede una trattazione lunga e specifica, ma a noi ciò che ci interessa adesso è cogliere i principi che il giurista napoletano trasfuse nella sua vita di tutti i giorni, ovvero come rese vivo il proprio senso del giusto, del vero all’interno della nuova esperienza di vita sacerdotale.
Per sgomberare il campo da possibili fraintendimenti stabiliamo cosa sia la giustizia. Per tale accezione  si intende “rendere a ciascuno il proprio”: questo il suo significato semantico,  ed esso sarà il leit motif   che accompagnerà il santo in ogni sua opera.
Per Alfonso de Liguori, difatti, l’attività sacerdotale non sarà mai slegata dal sedere accanto alla persona ed affrontare per lei e con lei le sfide cha la vita di tutti i giorni le pone . Pertanto la sua esperienza di avvocato sarà utilissimo per fare ciò:  si pensi alle attività svolte da Alfonso nei primissimi anni della sua vita sacerdotale (1727-1729)come confessore, assistente e cappellano di una confraternita che assisteva i condannati a morte, fondatore ed ideatore del primo apostolato anche giuridico fra i laici.

 Tutte queste attività confermano come il problema della giustizia in Alfonso è ancora grande e lo tocca profondamente ,sopratutto da sacerdote. Inoltre,non solo materialmente ma anche spiritualmente si vede, come il de Liguori , sente in cuor suo la necessità di dare voce alla coscienza per renderla effettivamente libera.
In tale campo si applicherà allo studio della morale, sia con l’attività pratica del confessionale ma sopratutto con scrivere la Theologia Moralis ,
[1] che rappresenterà il tentativo più alto per ricondurre le scelte morali ai paradigmi della libertà, matura e consapevole, dell’uomo nel proprio agire.

Stesso argomento, nel quale si evidenzia la tensione del Santo per la giustizia, lo si ritrova nell’opera considerata più matura, per l’età in cui la compose (aveva 72 anni), e nella quale emerge l’aspetto più vivo legato a ciò che è giusto: la “Pratica di amare Gesu Cristo”[2].In tale opera, che secondo il teologo padre Bernard Haring CSs.R. rappresenta “il modo più autentico di formazione della coscienza”, il santo fa emergere come il criterio della giustizia è il parametro con il quale Dio si comporta con l’uomo. Ovviamente, il senso di questa è percepita da Dio intermini di trascendenza e di amore infinito, che sono pur sempre inseparabili dal concetto della eque proporzioni dei suoi contenuti.
In tale ambito la riflessione del Santo pare essere duplice in quanto; in una prima parte del testo ci offre alla meditazione la vita del Cristo ed in una seconda parte propone il commento all’Inno alla Carità di San Paolo (prima lettera ai Corinzi vers,13-13): tutto ciò in quanto la giustizia e la Carità di Dio sono giuste, equanimi, misericordiose, egualitarie, dotate di comprensione; si calano nell’uomo e d arrivano a qualcosa di più alto ovvero Dio stesso. Infatti di esse, se ne dà una lettura sincronica: Dio uomo ed uomo-Dio.

 Tutto quanto accennato mostra appieno come il santo napoletano non solo non si è scordato di essere un avvocato ma bensì ha trasfuso il suo ideale di giustizia nella vita di tutti i giorni, facendosi carico dei dolori morali (nella teologia e nel confessionale) e fisici (con la predicazione delle missioni agli ultimi) del suo ideale altissimo di giustizia.

Dott. Gianluca Giorgio

Palermo, Trbunale. - Busto bronzeo di S. Alfonso con la targa che ricorda i requisiti degli avvocati.

[1] Theologia moralis (I edizione), 1748 

[2]P ratica di amar Gesù Cristo, 1768