12. Dio ci ha fatti rivivere in Cristo
Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale egli ci ha amati, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatti rivivere con Cristo (Ef 2,4-5). Il peccato è la morte dell’anima, poiché ci priva della grazia divina, che è la vita dell’anima. Dunque noi, miseri peccatori, per le nostre colpe eravamo morti e condannati all’inferno.
Ma Dio, ricco di misericordia, volle renderci la vita. Per questo inviò in terra il suo Figlio unigenito, affinché egli con la sua morte ci riottenesse la vita. Quest’opera di Dio è dovuta all’amore con il quale egli ci ha amati, che l’Apostolo definisce come “troppo amore” (“nimiam caritatem”), perché l’uomo non avrebbe mai potuto sperare di ricevere la vita in questo modo amoroso, se Dio non avesse trovato questo modo di redimerlo […]
Tutti gli uomini erano dunque morti, e non c’era rimedio per essi. Ma grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio (Lc 1,78), il Figlio di Dio “venendo dal cielo” ci ha donato la vita. Giustamente perciò l’Apostolo chiama Gesù Cristo “vita nostra”: Quando Cristo, vostra vita, si sarà manifestato (Col 3,4). Il nostro Redentore, ora vestito di carne e fatto bambino, ci dice: Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Gv 10,10). Egli venne a subire la morte per dare a noi la vita. Pertanto è giusto che noi viviamo solamente per lui, che si è degnato di morire per noi: Cristo è morto perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro (2Cor 5,15). E’ giusto che Gesù Cristo sia l’unico Signore del nostro cuore, avendo egli speso il sangue e la vita per guadagnarselo: Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei vivi e dei morti (Rm 14,8). Com’è possibile che una persona sia così ingrata e infelice che, pur credendo per fede che Dio è morto per cattivarsi il suo amore, rifiuti poi di amarlo e, rinunziando alla sua amicizia, voglia farsi volontariamente schiava dell’inferno?
Preghiera
Gesù mio, se tu non avessi accettato e sofferto la morte per me, io sarei rimasto morto nel mio peccato, senza speranza di poterti amare. Ma dopo che tu con la tua morte mi hai ottenuto la vita, io di nuovo l’ho perduta volontariamente tante volte, ritornando a peccare. Tu sei morto per guadagnarti il mio cuore e io, ribellandomi a te, l’ho fatto schiavo del demonio. Ti ho perduto il rispetto, e ho detto di non volerti come mio Signore. Tutto è vero, ma è vero anche che tu non vuoi la morte del peccatore, ma che si converta e viva, e che sei morto proprio per dare a noi la vita.
Mi pento di averti offeso, Redentore mio caro, e tu perdonami per i meriti della tua passione. Dammi la tua grazia, dammi quella vita che mi hai acquistata con la tua morte, e da oggi in poi domina pienamente nel mio cuore. Io non voglio che ne sia più padrone il demonio; egli non è mio Dio, egli non mi ama, né ha patito niente per me. Per il passato non è stato vero signore dell’anima mia, ma ladro. Tu solo, o Gesù, sei il mio vero Signore, che mi hai creato e redento col tuo sangue; tu solo mi hai amato tanto. E’ quindi giusto che in futuro io appartenga solamente a te. Dimmi quello che vuoi da me, ed io tutto voglio farlo. Castigami come ti piace, io tutto accetto: risparmiami solo dal castigo di vivere senza il tuo amore; fa’ che io ti ami e poi disponi di me come vuoi.
Maria Santissima, rifugio e consolazione mia, raccomandami al Figlio tuo: la sua morte e la tua intercessione sono tutta la mia speranza.
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da Novena del Santo Natale, Avvento, 8.