ME LA SPASSO NELL’IMMENSITÀ DEL MIO CARO DIO
8. Donna, ecco tuo figlio; Figlio, ecco tua madre – Gv 19, 26-27
San Gerardo nella sua vita fu potente in opere e in parole, compì miracoli e fatti eccezionali, che erano “segni” della presenza straordinaria di Dio.
Il primo segno avvenne quando egli era ancora fanciullo (aveva 6 anni). Un giorno si recò nella cappella solitaria della Madonna di Capodigiano, costruita a due miglia dal suo paese, Muro Lucano. Entrando pose lo sguardo sulla statua della Vergine che teneva il bambino sul braccio sinistro, e rimase sorpreso e incantato nel vederlo scendere improvvisamente dalle braccia materne, avvicinarglisi per incitarlo a giocare con lui.
Quindi il bambino gli mise in mano un pane bianco, profumato, mentre Maria sorrideva dalla statua.
Quel pane misterioso era presagio e annunzio di un altro pane misterioso, l’Eucaristia, che Gerardo ricevette alcuni anni dopo.
Gesù non scherzerà più allora, ma gli prenderà definitivamente il cuore nell’abbraccio vivificatore della sua umanità; ed egli diventerà devotissimo dell’Eucaristia.
Anche la Madonna aveva allargato la conquista in quell’ anima, e il sorriso e i doni di Capodigiano vi avevano fatto crescere la più attiva e rigogliosa pietà.
Con il passare del tempo, con la riflessione e con la preghiera, Gerardo capì il significato nascosto dell’avvenimento: come Maria gli aveva mandato il bambino facendolo scendere dalle sue braccia, così sempre continuerà a dargli Gesù, come lo dona a tutti nella Chiesa.
È la verità teologica di Maria, mediatrice di tutte le grazie, e specialmente della grazia suprema, Gesù Cristo.
Gerardo ne fu sempre riconoscente a Maria, l’amò intensamente, e nutrì una grande devozione verso di lei. Il solo nome di Maria lo faceva vibrare di letizia, e le feste in suo onore lo accendevano di santo fervore.
È significativo il fatto che andando una volta in pellegrinaggio con la madre a Materdomini presso Caposele, egli all’improvviso fosse rapito in estasi, quasi chela Verginegli avesse mostrato il sorriso che riempie di felicità i beati. E chi sa che in quella circostanza non gli annunziasse anche che proprio lì un giorno non lontano avrebbe spiccato il volo per il cielo.
Di giorno in giorno cresceva il suo amore per Maria. “La Madonnami ha rubato il cuore e io glielo ho donato“, soleva dire spesso; e lo dimostrava con acceso fervore nelle feste mariane: diventava così allegro che, senza avvedersene, cantava ad alta voce le lodi di lei, e se era costretto a passare per le vie, si metteva a saltellare a vista di tutti.
Un giorno questo suo amore esplose in forma straordinaria che fece impressione a tutto il paese.
Era la terza domenica di maggio, quando nella cattedrale si celebrava la festa dell’Immacolata Concezione. La folla era enorme, e la statua stava per essere trasportata in processione quando all’improvviso, dopo aver pregato in ginocchio, col volto tutto una fiamma e con gli occhi scintillanti, Gerardo balzò in piedi e, avvicinatosi alla statua, le infilò nell’anulare sinistro un anello gridando: “Eccomi sposato alla Madonna“.
L’amore era di lunga data. Era nato quando egli era ancora piccolo, aveva messo radici appena ebbe compreso il mistero del pane di Capodigiano, e a dodici anni era esploso nella consacrazione intera e perpetua a Maria: col voto di castità in quella domenica memoranda, alla presenza di tutto il popolo di Muro, si era irrevocabilmente consacrato a lei facendo gli sponsali della sua purezza con quella della Vergine delle vergini.
Se fino a quel giorno Gerardo era stato limpido come acqua di vena, da allora aspirò alla purezza degli angeli con tutte le forze dello spirito, fino a desiderare il profumo e la luminosità dei santi, caro a Dio e a Maria.
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Gerardo diede una svolta decisiva alla sua vita quando, nel1749, a 23 anni, entrò nella congregazione del Santissimo Redentore, la quale sotto l’esempio e la spinta del fondatore sant’Alfonso de Liguori, professava una spiritualità profondamente mariana. E in quel tempo sant’Alfonso pubblicò “Le Glorie di Maria“, un libro d’ampio respiro teologico in cui l’autore raccoglieva le voci di una lunga tradizione, imprimendovi il suo timbro geniale e personale.
Egli esponeva e difendeva, con argomenti solidi e convincenti, soprattutto una verità, allora vivacemente dibattuta: la mediazione universale di Maria.
La nuova vita, il nuovo ambiente, la nuova dottrina furono fattori che accrebbero in Gerardo la comprensione del mistero di Maria e la devozione per lei. Devozione che si esprimeva con il ricorso assiduo, con la preghiera fervente, con l’affidamento rinnovato a Maria, con l’imitazione delle sue virtù.
Gerardo manifestò in particolare le luci della sua anima nei “pensieri spirituali”. Eccone alcuni: “Mamma Maria Santissima ci conservi sempre nell’essere amoroso di Dio…“. “E tu, unica mia gioia, Immacolata Maria, sii per me seconda Protettrice e Consolatrice in tutto quello che mi accadrà. E sii l’unica mia Avvocata presso Dio…“. “L’unica ragione che mi tocca il cuore al vivo è che tutte voi spose (si riferiva alle suore), mi ricordate e rappresentate la divina Madre“.
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Caratteristico l’ultimo pensiero che rivela la purezza, quasi l’innocenza, dell’anima di Gerardo; vi tornò su in un altro contesto nei “Propositi“.
“Alla Santissima Trinità: mi protesto di farvi questa piccola devozione, cioè di dirvi un Gloria Patri, tutte le volte che miro croci o pitture d’alcuna delle Tre Persone divine, o in sentirle nominare, ed in principio ed in fine d’azione”.
“A Maria Santissima: nell’istessa maniera intendo fare quando vedrò donne, dicendo un’Ave Maria alla sua Purità”.
Queste ultime parole hanno bisogno di essere inquadrate nel contesto. Come Gerardo loderà la Santissima Trinità nel vedere qualche cosa che la ricordi o la simboleggi qui in terra come croci o pitture, così ancora loderà la purezza della Madonna quando scorgerà un’immagine che gliela ricordi.
Questa immagine è la donna, ogni donna. È la visione mariale della donna che riflette la luce di Dio, solo perché trasmette la luce di Colei che è la creatura più nobile dell’universo per il privilegio della sua Immacolata Concezione.
Con l’andare del tempo la tenerezza versola Madonna era aumentata, tanto che Gerardo si accendeva come una fiamma alla sola pronuncia del suo nome benedetto. Avendogli un giorno il medico domandato se amasse Maria, “Ah! dottore – rispose subito risentito – come mi tormentate“!
Poi come preso da un immenso stupore aggiunse: “Vedete cosa mi va domandando“; né poteva darsene pace.
L’amore era così forte e irresistibile che a volte lo trasportava in estasi o nel volo dello spirito: Gerardo usciva da se stesso (decentrazione), e si immergeva in Maria (concentrazione) identificandosi con la sua volontà, con i suoi sentimenti.
Come accadde una volta a Melfi, quando egli entrò in una casa, e gettando lo sguardo sopra l’immagine della Madonna, fu preso improvvisamente da un estro impetuoso d’amore, sicché acceso in volto, con il petto ansante per l’ardore insostenibile, si levò in volo a due metri dal suolo, sino all’altezza del quadro, per abbracciarlo stretto come un tesoro inestimabile.
E giunse il giorno, il 16 ottobre 1755, quando Gerardo, dopo una lunga sofferenza, lasciò la terra per il cielo, dove ebbe l’estasi suprema incontrandosi per sempre faccia a faccia conla Madonna.