26 – Il servo di Dio P. Francesco Saverio Rossi
di P. Claudio Benedetti, 1903 – traduzione di P. Antonio Panariello, 1998.
Le date ufficiali
dal Catalogus Sodalium.
- Nascita = 07-mag-1708
- Morte = 12-gen-1758
- Professione Temporanea = 21-lug-1740
- Professione Perpetua = 09-mag-1743
- Sacerdote = 1733
Il profilo (le date sono state conformate a quelle ufficiali)
Il servo di Dio Saverio Rossi nacque da nobile famiglia il1708 aRecale, città della campagna di Saticula. Dopo aver ricevuto in casa un’ottima istruzione letteraria e religiosa, a Napoli terminò lodevolmente lo studio di discipline più alte.
Ordinato sacerdote, a sue spese cominciò ad aiutare la Casa della nascente Congregazione che S. Alfonso aveva fondato a Villa degli Schiavi, cui si era assai affezionato.
Mentre un giorno Saverio assisteva all’altare il Santo che celebravala Messa, conquistato dal suo serafico volto, il 15 febbraio del 1724 si consacrò a Dio nella stessa Congregazione. Nel 1740 il 21 luglio, la vigilia della festa di S. Maria Maddalena penitente, protettrice della Congregazione, con S. Alfonso e gli altri primi Padri, emise il voto di perseveranza: a esso aggiunse, poi, il voto di povertà, castità e obbedienza.
Di questo insigne servo di Dio suona come elogio perfetto il fatto che, afferrato da amore inestinguibile per Gesù Cristo e da zelo per le anime, si preoccupò il più possibile di promuovere e diffondere l’istituto alfonsiano. Diresse i lavori della Casa di Ciorani; talvolta, a corto di denaro, non esitava a portare sulle sue spalle pietre, travi, acqua dopo averla attinta, calce ed esortava altri a fare lo stesso. E non si dette pace finché non ebbe portato a termine il lavoro iniziato.
Il motivo di così viva preoccupazione era il fatto chela Casa che stava costruendo avrebbe offerto non solo un’abitazione ai confratelli, ma anche un ampio e conveniente posto ai sacerdoti intenzionati a fare gli esercizi spirituali. Ed egli era solito ripetere: “Cento sacerdoti che si convertiranno veramente a Dio, potranno convertire cento città; infatti essi sono il punto di riferimento dei fedeli!”.
E il successo confermò le sue attese.La Casa ancora non era ultimata che dai paesi vicini e lontani accorsero numerosi sacerdoti e laici, nobili e contadini per provvedere al bene della loro anima. Allora egli non risparmiava nessuno sforzo perché i Padri più dotti di quel tempo tenessero le sacre conferenze ela Casa, debitamente arredata, non mancasse di nessun conforto.
La sua traboccante carità non rimase nel chiuso della Casa. Spesso istruiva con le sacre missioni i villaggi vicini a Ciorani, da tempo privi di assistenza religiosa. Del resto, quando e come poteva, insegnava al popolo cristiano le verità fondamentali della dottrina cristiana, tirando fuori dal fango del peccato i delinquenti e stimolando a una vita perfetta gli onesti.
Non vi fu virtù che non egli conseguisse perfettamente. Mai trascurò la pratica della preghiera; sempre e dovunque ebbe Dio presente. Accadeva spesso che durante la celebrazione della Messa lo si vedeva versare copiose lacrime ed emettere profondi sospiri. Era così acceso di amore per Dio che, quando parlava di Lui, infiammava il cuore degli ascoltatori.
Quando la necessità urgeva, egli si accostava al tabernacolo e con ferma speranza chiedeva aiuto; e, per intervento divino, gente per lo più sconosciuta glielo porgeva. Fu straordinariamente generoso con i poveri, tenuto conto delle sue possibilità: aiutava tutti o con elemosine o con consigli o in altro modo.
Difese e protesse l’innocenza e la castità con le sofferenze della penitenza.
Pur avendo avuto dalla natura un carattere bollente, tanto lo domò da diventare il più mite di tutti; talvolta, allorché si scatenava l’ira, se ne andava nella stalla e si accovacciava davanti all’asino e non si rialzava se non quando l’ira si era calmata.
Fu gentile ed educato nelle relazioni quotidiane: passò sempre sotto silenzio la sua nobile origine; era soprattutto contento di indossare un abito logoro, di svolgere le più umili incombenze e di sopportare le offese.
Aveva molto a cuore di terminare la casa di Ciorani, ormai avviata, e si dedicò a questo scopo con tale fervore da trascurare la salute: fu colpito da una dolorosa malattia, che sopportò di buon animo per 14 anni. Ridotto alla magrezza più nera, ormai pelle e ossa, appariva un fantasma e tuttavia s’uniformava alla volontà di Dio.
Alla fine, il 12 gennaio 1758, nella Casa di Ciorani, che aveva costruito dalle fondamenta e retto per parecchi anni, morì serenamente, per ricevere la ricompensa eterna delle fatiche sostenute per la gloria di Dio, la salvezza delle anime e il bene della Congregazione.
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