S. Alfonso. La rinuncia al vescovado

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355. S. Alfonso. La rinuncia al vescovado.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

355. S. Alfonso. La rinuncia al vescovado.

♦ Il Santo Padre Pio VI era ben informato dello zelo di Alfonso e del gran bene, che, benché storpio, egli operava nella Chiesa di S. Agata.
Ecco perché, ricevuta la rinuncia di Alfonso al vescovado attraverso l’Eminentissimo Castelli, e ancorché il Cardinale anche a voce lo facesse carico dell’avanzata età e della gravezza dei suoi mali, il Papa non era intenzionato ad ammetterla.
♦  Alfonso si era anche raccomandato a Monsignor Calcagnini per averlo mediatore in questa rinuncia, ma questi, più che agevolare l’affare, gli era contrario. Infatti il savio Prelato, considerando il gran bene che Alfonso aveva fatto e faceva in Diocesi, e che bastava la sola presenza di lui per governarla e tener tutti nel dovere, stimava non doversi accettarsi la rinuncia.
♦ In questo tempo capitarono in Roma due Redentoristi, che si erano trattenuti con le Missioni negli Abruzzi, cioè i PP. Capuano e Rastelli. Essendosi presentati per il bacio del piede, il S. Padre, sentendo che erano redentoristi, chiese come stesse Monsignor Liguori. I Padri, credendo far cosa grata ad Alfonso, ed ansiosi di rivederlo in Congregazione, non mancarono di notificare ed esagerare i suoi acciacchi: “ S. Padre, sta in uno stato che fa compassione, sordo e cieco, e così oppresso da tanti mali che non sembra più uomo”.
Il Papa, volgendosi a Monsignor Calcagnini, disse: “Vedete ciò che questi dicono. Quando è così, non bisogna contristarlo”. E si decise ad accettare la rinuncia: ma lo fece con suo sommo rincrescimento.
Papa Pio VI, considerando il gran bene che Alfonso aveva fatto e faceva in Diocesi, e che bastava la sola presenza di lui per governarla e tener tutti nel dovere, era propenso a non accettare la rinuncia al vescovado. Ma alla fine cedette.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 76)  Leggi tutto nell’originale.

“Quanto Monsignore Alfonso era pietoso con tutti, altrettanto era carnefice con se medesimo. Tutto adoperava il servo di Dio per crocifiggere la propria carne”.