S. Alfonso. Infermità e abbandono

GiubileoAlfo1

351. S. Alfonso. Infermità e abbandono. 

Pagine Alfonsiane sulla Misericordia

351. S. Alfonso. Infermità e abbandono.

♦ Fratelli miei, nell’infermità è tempo di fare gran guadagno di acquistarci un gran tesoro; e se non avremo mansuetudine ed umiltà non faremo niente.
♦ Se mai un’infermo si lagnasse: “Ohi! mi hanno abbandonato; si sono scordati di me. Questo è brutto segno, è segno che non ti sei dato tutto a Dio: Chi si dà tutto a Dio, non si cura di essere abbandonato da nessuno: Quanto più uno è abbandonato dagli uomini, più sta unito con Dio, perché “Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito” (cf. Sal 33,19)
♦ La mortificazione, Fratelli miei, consiste nel rinunziare; non amare altro che Dio e per Dio, non odiare altro che il peccato. Un solo male vi è nel mondo, ed è il peccato. L’infermità è male? no: i disprezzi, la povertà, le calunnie sono mali? no. Solo il peccato è male: tutte queste cose sono beni, quando si accettano per Dio.
È male stare in quella casa, dove si sta infermo? no; è bene specialmente quando ci si sta per ubbidienza..

(S. Alfonso, Sentimenti di Monsignore, 48-52)
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Chi si dà tutto a Dio, non si cura di essere abbandonato da nessuno: Quanto più uno è abbandonato dagli uomini, più sta unito con Dio, perché “Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito”.