S. Alfonso. Povertà vera

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345. S. Alfonso. Povertà vera.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

345. S. Alfonso. Povertà vera.

♦ La biancheria della tavola del vescovo Alfonso era talmente povera e dozzinale che faceva scorno: così anche i piatti. Non vi erano candelieri, né saliere di argento o di porcellana. Ai primi si suppliva con l’ottone e per le seconde con la creta.

  • Essendo capitato Monsignor Borgia con un altro Prelato, per le posate mandava a prenderle in prestito in casa dei Signori de Lucca, come si faceva in simili occasioni. A capo di tempo a sua insaputa si fecero fare dal Laico e dal Verzella.
  • Monsignore, non sapendo tanto ed essendo capitati in Arienzo il Canonico Albanese e D. Andrea Tiddei, non volendo incomodare di soperchio i Signori de Lucca, disse al Laico che per le posate si fosse mandato dalle Monache. Così si lusingava di averle in prestito, e con questa convinzione se ne stava nella sua pace.

E non si può omettere un’altro atto di questa virtù di Alfonso. Egli in tutto il tempo che fu in Diocesi, non vide mai cosa fosse il denaro. Quello che si riscuoteva dai frutti della Mensa, tutto lo riponeva nelle mani del buon fratello Francescantonio, e quanto aveva bisogno, il Fratello presentava. Tale fu la povertà di Alfonso, vivendo Vescovo in S. Agata.

Monsignor Albertini Vescovo di Caserta, che spesso andava a visitarlo, vedendo la miseria con cui viveva, la nudità del Palazzo e la povertà che praticava in se stesso, commentava: “Monsignor Liguori nel giorno del Giudizio ha da confondere noi altri Vescovi!”.

Pasquale Buonopane, Gentiluomo della Grotta, visitandolo in Arienzo nel 1769 non potè non piangere vedendo tanta povertà e miseria, e piangendo ripeteva a tutti:

“Ho veduto e avuto l’idea della povertà e della vera miseria in Monsignor Liguori. Mendicità nel palazzo, camere affatto nude, altre con sole sedie di paglia di rozzo pioppo, tavolini semplicissimi, un lettino anche povero poverissimo; ed avendo bisogno di moto, lo vedevo tirato con una fune attraverso le stanze, dal servitore sopra un carroccio di misero pioppo. Tutto ciò non ha potuto non confondermi ed attirarmi delle lacrime”.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 71)  Leggi tutto nell’originale.

Monsignor Albertini Vescovo di Caserta, amico di Alfonso, vedendo la miseria con cui viveva, la nudità del Palazzo e la povertà che praticava con se stesso, commentava: “Monsignor Liguori nel giorno del Giudizio ha da confondere noi altri Vescovi!”.