S. Alfonso. Zelo e assistenza divina

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248. S. Alfonso. Zelo e assistenza divina.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

248. S. Alfonso. Zelo e assistenza divina.

♦ Tali furono, in parte, gli effetti dello zelo di Alfonso. Odiava il peccato, e non lo sopportava in chiunque.

  • Scrisse l’Arcidiacono Rainone: “Può dirsi che il peccato, fino al tempo che pervenne in S. Agata Monsignor Liguori, festoso si vedeva passeggiare, non che per i vichi e le campagne, ma per tutte le piazze della Città e della Diocesi. Ma pervenuto il santo uomo al governo di questa Chiesa, rintanato si vide nei più cupi nascondigli: che se talvolta ne usciva, non lo faceva che con timore e con spavento”.
  • Così anche in succinto, disse un Gentiluomo Santagatese ritrovandosi in Napoli: “Si può dire, che da che entrò Monsignor Liguori in S. Agata, conosciuto si vide Iddio e banditi dalla Diocesi gli scandali ed il peccato. E se vi fu peccato, non comparì in pubblico che con vergogna e con rossore. Tale fu lo zelo di Alfonso.

Vi è cosa che non bisogna omettere. Vigilava Alfonso, e mezzo non lasciava dappertutto, per impedir il peccato. Ma bisogna dire che, concorrendo Iddio col suo zelo, lo assisteva con modo particolare: degli sconcerti egli sembrava ne avesse rivelazione.

  • Il Parroco D. Tommaso Aceto attestava: “Faceva stupire. Quello che non si sapeva da noi, benché oculati, si sapeva da Monsignore. Tante volte l’iniquità era commessa la notte, perfino in casali o terre lontane, e prima di giorno ci vedevamo chiamati, e piangendo ci notificava l’accaduto. Se saputo non l’avesse per rivelazione, per altra strada di certo non lo poteva sapere”.

♦ Anche con le sue orazioni Alfonso teneva lontano dal suo Palazzo questo sporco vizio della disonestà.
Una notte in Arienzo il cocchiere col servente di cucina avevano introdotto nella stalla una donna. Essendo per venire all’atto del peccato, tutti e tre furono sorpresi da tale spavento, che anche la donna atterrita fuggì. Questo avvenne nel più cupo della notte; né prima, né dopo si seppe da anima vivente; ma fatto giorno, essendo stati chiamati tutti e due da Monsignore, rimprovera loro il male, che stavano per fare, esortandoli alla Confessione.
Questo non si sarebbe saputo, se il servente, morto Alfonso, e sentendosi i suoi prodigi, non l’avesse detto da se stesso a me in Napoli, ed il Cocchiere non l’avesse confidato in S. Agata al Parroco D. Francesco Jadevaia.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 58)  Leggi tutto nell’originale.

Alfonso vigilava e non lasciava mezzo per impedire il peccato. Ma Iddio concorreva col suo zelo, assistendolo con modo particolare: degli sconcerti egli sembrava ne avesse rivelazione.