231. S. Alfonso. L’amore non si vanta.
Pagine Alfonsiane sulla Misericordia
231. S. Alfonso. L’amore non si vanta.
♦ San Gregorio Magno, spiegando san Paolo, dice che la carità, per crescere sempre più soltanto nell’amore divino, rifugge da tutto ciò che non è retto e santo: “La carità non si vanta perché, dilatandosi unicamente nell’amore di Dio e del prossimo, ignora tutto ciò che è contrario alla rettitudine”.
♥ Già l’Apostolo aveva detto che la carità è un vincolo che lega insieme le virtù più perfette: Al di sopra di tutto vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione (Col 3,14). E poiché la carità tende alla perfezione, di conseguenza ripudia la tiepidezza, con la quale alcuni servono Dio con grave pericolo di perdere la carità, la grazia divina, l’anima, tutto.
♦ Dobbiamo cercare di evitarle il più possibile le mancanze, ma, a causa della debolezza della natura umana contagiata dal peccato, è impossibile evitarle tutte. Dopo averle commesse, dobbiamo detestarle, perché dispiacciono a Dio, ma non dobbiamo inquietarci per esse: per cancellarle è sufficiente un atto di dolore e di amore. Esse si cancellano soprattutto partecipando all’Eucaristia.
♦ Sono di ostacolo alla perfezione le mancanze evitabili: i peccati veniali deliberati. Queste colpe, commesse ad occhi aperti, con la grazia di Dio si possono evitare. Tali sono, per esempio, le bugie volontarie, le piccole mormorazioni, le imprecazioni, le parole di risentimento, le derisioni del prossimo, le parole pungenti, i discorsi di esaltazione di sé, i rancori nutriti nel cuore. “Questi peccati sono come certi vermi, scrive santa Teresa, che non si fanno conoscere finché non abbiano corroso le virtù… Con piccole cose il demonio fa dei buchi, dai quali poi entrano cose grandi”.
♦ Alcuni si rovinano perché fanno pace coi loro difetti, specie se il difetto deriva da una passione, come la ricerca di stima, la voglia di apparire, l’attaccamento al denaro, il rancore per qualcuno o l’affetto disordinato per una persona..
(S. Alfonso, Pratica di amare Gesù Cristo, Cap. VIII)
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