S. Alfonso. L’amore non entra in competizione

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230. S. Alfonso. L’amore non entra in competizione.

Pagine Alfonsiane sulla Misericordia

230. S. Alfonso. L’amore non entra in competizione.

♦ Bisogna distinguere due specie di emulazione: una cattiva e una santa. L’emulazione cattiva invidia e si rattrista per i beni mondani posseduti dagli altri su questa terra. L’emulazione santa, invece, è quella che non invidia, ma piuttosto compatisce i grandi di questo mondo che vivono tra gli onori e i piaceri terreni. Essa non cerca né desidera altro che Dio, e non vuole altro che amarlo il più possibile in questa vita. Per questo santamente invidia chi lo ama di più, perché nell’amarlo essa vorrebbe superare anche i serafini.

♦ Questo è l’unico fine che hanno sulla terra le anime sante, fine che innamora e ferisce talmente d’amore il cuore di Dio che gli fa dire: Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa, tu mi hai rapito il cuore con un solo sguardo (Ct 4,9). Quel solo sguardo significa l’unico fine che l’anima sposa ha in ogni sua azione e pensiero: di piacere a Dio. Gli uomini del mondo nelle loro azioni guardano le cose con più sguardi, cioè con diversi fini disordinati: piacere agli uomini, farsi onore, arricchirsi e, se non altro, accontentare se stessi. I santi, invece, in tutto ciò che fanno cercano soltanto ciò che piace a Dio…

Quindi ricordiamoci che non basta fare opere buone: bisogna anche farle bene. Perché le nostre opere siano buone e perfette, è necessario che le facciamo con l’unico scopo di piacere a Dio.
Dice il Signore: Cercate di non compiere le vostre buone opere  davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli (Mt 6,1). Coloro che faticano per contentare il proprio genio, hanno già ricevuto la loro ricompensa (Mt 6,5); una ricompensa, però, che si riduce ad un po’ di fumo o ad una soddisfazione effimera che presto passa, senza alcun profitto per l’anima.

(S. Alfonso, Pratica di amare Gesù Cristo, Cap. VII)
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Non basta fare opere buone: bisogna anche farle bene. Perché le nostre opere siano buone e perfette, è necessario che le facciamo con l’unico scopo di piacere a Dio e non di apparire davanti agli uomini.