S. Alfonso. Monsignore, un vero Padre

GiubileoAlfo2

230. S. Alfonso. Monsignore, un vero Padre.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

230. S. Alfonso. Monsignore, un vero Padre.

♦ Vi fu un caso troppo singolare di questi preti ravveduti.

  • Un gentiluomo Sacerdote era stato pervertito da una gentildonna e fu grande lo scandalo che era già trapelato nel vicinato.
  • Monsignore ne ebbe notizia, e chiamò il Prete la seconda e la terza volta, ma questi con disprezzo non diede retta. Vedendo ciò, Alfonso ordinò al suo Vicario le procedure del caso, e disse al Segretario che, venendo il tal prete, non lo si facesse entrare da lui, e che si fosse rimesso al Vicario.
  • Rimanendo avvisato il Prete che nella Curia si procedeva contro di lui (era questo Persona di riguardo) e mal soffrendo di vedersi posto sulle carte, si mise in carrozza e  tutto fuoco corre da Monsignore. Essendogli negata l’entrata, faceva tempesta nell’anticamera. Monsignore era già storpio e faceva sul letto la meditazione. Sentendo rumore, chiamò il Segretario, raccomandando un poco di silenzio Ma col Segretario entrò anche il Prete. Monsignore in vederlo, disse che avesse fatto capo al Vicario; ma quello, buttandosi ginocchioni avanti al letto, disse: “Io non conosco il Vicario Rubini, ma conosco Monsignor Liguori per mio Padre!”.
  • Queste parole intenerirono Alfonso, che disse: “Ma figlio mio, vi ho chiamato, e non essendo venuto, mi sono visto obbligato a darvi in braccio alla Curia: già sapete lo scandalo che date”.
  • Confuso proruppe in pianto e disse: “È vero, sono otto mesi che ci tratto: ho fatto male e lo confesso; tre volte ci sono caduto, e più volte sarei cascato, se più volte avessi avuto il comodo. Questa è la mia Confessione: fate di me quello che volete”.
  • Disse Monsignore: “Giacché lo riconoscete e mi avete detto la verità, la penitenza datevela voi medesimo!”.
  • Tanta umanità finì di confondere il Prete che e singhiozzando rispose: “Mi eleggo S. Angelo a Cupolo per mia stanza, e quando Iddio mi farà conoscere di avermi perdonato, allora ne partirò”.
  • Monsignore, vedendolo pentito, si fece portare il processo, e lacerandolo in pezzi, disse: “Figlio mio, come io lacero questo processo, così spero voglia Iddio lacerarlo in Cielo”

Si ritrovavano presenti il M. Caputo, il Parroco D. Francesco Ferrara, e il Sacerdote D. Clemente Crisci; tutti e tre non finivano di ammirare una carità così eccessiva.
Il Prete si portò in S. Angelo: vi stette un mese; e con consolazione di Alfonso, fu ancora di somma edificazione nel suo Paese.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 56)  Leggi tutto nell’originale.

“Io non conosco il Vicario Rubini, ma conosco Monsignor Liguori per mio Padre!” – “Figlio mio, come io lacero questo processo, così spero voglia Iddio lacerarlo in Cielo”