S. Alfonso. Governare la diocesi dal letto.1769

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169. S. Alfonso. Governare la diocesi dal letto.1769.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

169. S. Alfonso. Governare la diocesi dal letto.1769.

♦ 1769 – Altra voce correva: che quanto egli era irreprensibile, altrettanto il Vicario era degno di correzione. Un giorno, sorridendo, Alfonso disse: “Il Marchese Tanucci ha detto che io sono un santo ed il mio Vicario ingiusto. Ha detto due bugie: né io sono santo, né il mio Vicario è ingiusto, perché il mio Vicario non fa niente senza di me“.

  • In un paese della Diocesi si mormorava di un certo sconcerto, e si credevasi che da Monsignore non vi si desse riparo.
  • Ritrovandosi in detto luogo, per la predica di Quaresima, D. Antonio Clemente, Canonico della Collegiata di Montella, venne pregato di parlargliene. Lo fece; e Monsignore, rendendogli noto quanto aveva operato, gli fece conoscere che non gli restava altro da fare.
  • Il Clemente notò in questa giustificazione di Monsignore sommo zelo per quanto aveva operato e somma umiltà, giustificando se stesso con i termini i più umili e dimessi.

♦ Bisogna dire che Monsignor Liguori, anche se divenuto ormai un mucchio di ossa, impiegava l’avanzo di respiro che poteva avere, in beneficio dei propri Diocesani. Volendo essere a portata di tutti, si fece situar il suo misero letto in una stanza esposta ad ognuno. Quello formava tutto il suo appartamento, o per dir meglio tutto restringevasi nel suo letto. Quivi mangiava, studiava e dava udienza. Eccetto il tempo della meditazione, non aveva per sé ora riservata.

♦Voleva la porta aperta ad ognuno, ma i poveri tra tutti erano i privilegiati. Diceva il P. Maestro Caputo:

Sopra del suo lettino si vedeva sereno e senza rincrescimento; sempre uguale a se stesso, e pronto sempre nel dare udienza a chiunque. Con la stessa serenità e grazia trattava il gentiluomo e il misero qualunque. Non si vide mai in lui ombra di rincrescimento con chicchessia. Questo suo fare, ed in mezzo a dolori, sorprendeva me, ed era a tutti di ammirazione, e confusione insieme”.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 44)  Leggi tutto nell’originale.

Alfonso sopra il suo lettino da infermo si vedeva sereno e senza rincrescimento. Con la stessa serenità ed grazia il gentiluomo e il misero qualunque. Questo suo agire in mezzo a dolori sorprendeva tutti, suscitando ammirazione e stupore.