S. Alfonso. Penose passeggiate in carrozza

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164. S. Alfonso. Penose passeggiate in carrozza.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

164. S. Alfonso. Penose passeggiate in carrozza.

♦ Arienzo 1769. – Queste uscite, che per Monsignore si desideravano di sollievo, per lo più riuscivano di gran pena per lui, ed al popolo di un continuato spettacolo. Quando la carrozza si scuoteva, per qualche pietra, o fosso, che incontrava, era per Alfonso un martirio. Diceva: “Ogni pietra che s’incontra io mi sento tal pena come se la testa si scastrasse dal collo”.

♦ Una sera, portandosi per la strada detta “i Crisci”, una ruota si spacciò al punto che non vi restò un raggio; e cadendo di lato la carrozza, fu miracolo se non finì in tragedia. Portato a braccia, ma con gran stento dal servitore e dal fratello Francescantonio, Alfonso non ce la faceva, e dovette più volte sedersi a terra. Appressandosi all’abitato, le donnicciole provarono compassione e gli prestarono da sedere.

♦ Altre volte, ora si rompeva un cignone, ora un altro guarnimento e si vedeva Monsignore restare a mezza strada. Uno dei cavalli aveva tal male, che storcendo la testa, si buttava di botto a terra, e per farlo rialzare, gli si dovevano tirare le orecchie.
Tante volte, si doveva fermare sulla strada o trascinarsi a piedi, ed allora era sostenuto da altri. Inoltre il cocchiere era inesperto: o non vedeva il mal passo, o non lo sapeva evitare ed Alfonso  erano più i butti di corda che soffriva, che non i passi che dava.

Tutto era pena per gli altri, non già per Monsignore; né si persuase a voler cambiare cavalli o carrozza o cocchiere.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 44)  Leggi tutto nell’originale.

Le uscite di Monsignore in carrozza si desideravano di sollievo, ma per lo più riuscivano di gran pena per lui, ed al popolo di un continuato spettacolo. Ma egli non si persuase a voler cambiare cavalli o carrozza o cocchiere.