135. S. Alfonso. Le critiche giovano per stare più umiliato e più attento.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
135. S. Alfonso. Le critiche giovano per stare più umiliato e più attento.
♦ Nella lettera al sacerdote D. Salvatore Tramontana Alfonso dice: “Dimmi, D. Salvatore mio, in quale Diocesi non vi sono guai. Io per me faccio quanto posso, ma ogni terra produce le sue spine: una si taglia, e ne nasce l’altra.
Come vedo, è impossibile rimediare a questi lamenti contro di me; basta che non se ne lamenti Iddio. Tuttavia mi giovano nello spirituale, per umiliarmi, vedendomi da taluni così disprezzato, e discreditato; ma prego Dio, che li faccia più santi di quello che sono. Al P. N. avrei caro gli dicessi, che mi venga a trovare, perché così si chiarirebbe la verità cosa per cosa.”
Ci andò il buon Padre, e ne ritornò non solo disingannato, ma divenne panegirista di Alfonso.
♦ Se veniva corretto, Alfonso non lo aveva a male. Avendo inteso il P. Villani non so che cosa, ed avendolo ammonito, egli riscrivendogli così si spiega: “In quanto alle cose della Diocesi, io vi ringrazio, perché le ammonizioni sempre sono buone, e non possono fare mai danno; ma prego, quando occorrerà vederci, ricordarmi questa materia, acciocché ne parliamo in particolare”.
♦ Gradiva saper tutto, anche in suo svantaggio, e si emendava se conosceva di aver errato. Avendogli scritto il medesimo Padre, che stesse sulla sua e non si fidasse di alcuno, gli rescrisse: “Sappia che sono arrivato a non fidarmi neppure di me stesso. Del resto, non è possibile chiuder la bocca a tutti ed impedire il sofisticare ed anche il mormorare.”
Il P. Villani, che teneramente l’amava, non mancava di tenerlo informato di qualunque lagnanza, per metterlo in guardia.
♦ Uscì voce, e fu un inventato di maldicenti per denigrarlo, che in Diocesi un Prete, che poco buon nome godeva, aveva battezzato una capra. Chiasso fu questo che fece rumore dappertutto; e non oncolpava il Prete, ma Monsignore, come inetto per il governo.
Informato di questo dal medesimo Sacerdote D. Salvatore Tramontana, e di altre asserite negligenze che si dicevano in Napoli, Alfonso rispose: “Circa le altre cose che mi avete scritto, io ve ne ringrazio, perché mi giovano per farmi stare più umiliato, e più attento. Vi dico però che sono tutte bugie. Il fatto della capra si è detto anche qui, ma non si è potuto appurare. Il Prete però, che si nomina, è già stato esiliato da me, non per questo, ma per altre cause.”
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 41). – Leggi tutto nell’originale.