S. Alfonso. La misericordia di Dio ci eviti la pazzia umana.

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99. S. Alfonso. La misericordia di Dio ci eviti la pazzia umana..

Pagine Alfonsiane sulla Misericordia

99. S. Alfonso. La misericordia di Dio ci eviti la pazzia umana..

♦ Il venerabile Giovanni d’Avila avrebbe voluto dividere il mondo in due carceri, una per coloro che non ci credono e l’altra per coloro che ci credono e vivono in peccato lontano da Dio; a costoro diceva che toccava il carcere dei pazzi.
♦ Ma la maggior miseria e disgrazia di questi miserabili è che essi si ritengono savi e prudenti, e sono i più sciocchi e stolti del mondo. E il peggio è che il numero di costoro è innumerabile. Chi impazzisce per gli onori, chi impazzisce per gli piaceri, chi per le carogne di questa terra. E costoro poi ardiscono di chiamar pazzi i santi, che disprezzano questi beni del mondo, per acquistarsi la salute eterna e il vero bene ch’è Dio.
♦ Chiamano pazzia l’abbracciare i disprezzi e perdonare l’ingiurie, pazzia il privarsi dei piaceri di senso e abbracciare le mortificazioni; pazzia rinunziare gli onori e le ricchezze, l’amare la solitudine, e la vita umile e nascosta. Ma non avvertono che la loro sapienza, è chiamata pazzia dal Signore: “la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio.” (1. Cor. 3,19).
♦ Ma un giorno confesseranno questa loro pazzia: “Ah miseri che siamo stati, noi stimavamo pazzia la vita dei santi, ma ora conosciamo che noi siamo stati i pazzi…. L’abbiamo sgarrata per aver voluto chiudere gli occhi alla divina luce, e quello che più ci renderà infelici è che al nostro errore non vi è, né vi sarà più rimedio, mentre Dio sarà Dio.
O Dio dell’anima mia, che sarebbe di me a quest’ora, se Voi non mi aveste usate tante misericordie? Starei all’inferno, al luogo dei pazzi come sono stato io. Vi ringrazio, Signore, e vi prego a non abbandonarmi nella mia cecità. Io meritava di restare abbandonato dalla vostra luce. Sento che con tenerezza mi chiama ancora, e mi invita a cercarvi perdono, ed a sperare da Voi gran cose, non ostante le grandi offese che vi ho fatte.
Sì, mio Salvatore, spero da Voi di esser accettato per figlio. Non son degno d’esser neppure così chiamato, perché vi ho ingiuriato tante volte in faccia. Ma sento che Voi andate cercando le pecorelle smarrite, e vi consolate in abbracciare i figli perduti.
Padre mio caro, mi pento di avervi offeso, mi butto, e mi abbraccio ai piedi vostri, e non mi partirò, se non mi perdonate e mi benedite. Beneditemi, Padre mio, e la vostra benedizione sia il darmi un gran dolore dei miei peccati e un grande amore verso di Voi.
O Maria, se Dio è il mio Padre, Voi siete la Madre mia. Beneditemi anche Voi. Non merito d’esser figlio; accettatemi per vostro servo; ma fate ch’io sia un servo, che teneramente vi ami sempre, e sempre confidi nella vostra protezione.

(S. Alfonso, Apparecchio alla Morte, Considerazione XX –  Pazzia del peccatore. Punto I). 
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La pazzia umana: “Ah miseri che siamo stati, noi stimavamo pazzia la vita dei santi, ma ora conosciamo che noi siamo stati i pazzi…. L’abbiamo sgarrata per aver voluto chiudere gli occhi alla divina luce, e quello che più ci renderà infelici è che al nostro errore non vi è, né vi sarà più rimedio, mentre Dio sarà Dio”.