S. Alfonso. Parroci sul posto, impegno di misericordia

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94. S. Alfonso. Parroci sul posto, impegno di misericordia. 

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

94. S. Alfonso. Parroci sul posto, impegno di misericordia.

♦ Alfonso manifestava espressamente la volontà di vedere residente sul posto il parroco della Parrocchia, e giungeva a chiederne conto.

  • Come Monsignore era sollecito per la Congrua ai Parroci, così poi era rigoroso per la residenza. Non poteva soffrire veder un Parroco lontano dalla Parrocchia, e permettersi dai Vescovi, che uscissero anche per i Quaresimali, quando nella Quaresima c’era bisogno della loro presenza. Ritrovandosi un Parroco impegnato per il Quaresimale nella Terra di Biccari, ed essendo andato da lui per la licenza, Monsignore rotondamente gliela negò, dicendogli: “Quando volevate fare il Quaresimalista, non dovevate concorrere per la Parrocchia”. Quello pregò, e invano faceva notare che lasciava un ottimo sostituto. Disse Alfonso: “Non ci vogliono sostituti, il Parroco è il Pastore, e non deve mai allontanarsi dalla Parrocchia, molto meno nella Quaresima”. Per quanto avesse insistito e pregato il Parroco, non si mosse Monsignore dalla negativa.
  • Avendo eletto il Capitolo per Parroco della Cattedrale il Sacerdote D. Domenico Russo, che in atto era Maestro delle pubbliche scuole, se ne consolò Alfonso, perché troppo degno; ma seguitando il Russo l’impiego delle scuole, lo fece chiamare e gli fece notare che l’impiego di Maestro non si accordava con quello di Parroco: “Il Parroco deve esser libero da tutto, per esser pronto a qualunque richiesta dei Filiani”. Questo avvenne nel mese di novembre, e ritrovandosi in udienza, il Russo lo pregò di permettergli la scuola fino ad agosto. Non si piegò Monsignore; anzi risoluto gli disse: “Se non vi sbrigate voi coll’Università [amministrazione comunale], vi obbligherò io a farlo”.
  • Se vedeva “spesso” in città un qualche Parroco dei Casali, Alfonso non era lento a chiamarlo; ad informarsi come andava la cura pastorale, a raccomandargli la residenza: insomma fargli capire che non lo gradiva lontano dalla Parrocchia. Passava a riprensioni e rimproveri, se senza giusto motivo lo vedeva continuare: molto più se sapeva esservi persone inferme, e travagliate a letto, o qualche scandalo non ancora estirpato.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 31)  Leggi tutto nell’originale.

Alfonso non poteva soffrire il vedere i Parroci lontani dalla Parrocchia, e che uscissero anche per i Quaresimali, quando proprio nella Quaresima c’era maggior bisogno della loro presenza.