70. S. Alfonso. Come uscire dal vizio della lussuria.
Pagine Alfonsiane sulla Misericordia
70. S. Alfonso. Come uscire dal vizio della lussuria.
♦ Chi vuol la luce bisogna che si accosti a Dio; ma perché l’impudicizia allontana molto l’uomo da Dio, dice s. Tommaso, il disonesto diventa quasi un bruto che non apprende più le cose spirituali: non gli fanno più impressione né l’inferno né l’eternità e né la dignità di sacerdote… Forse comincia anche a dubitar della fede, come ipotizza s. Ambrogio. Oh quanti miseri sacerdoti per questo vizio hanno perduto anche la fede!
♦ Come in un vaso ch’è pieno di terra non può entrar più la luce del sole; così in un’anima abituata nei peccati carnali non risplende più la luce divina e resteranno con lei a dormire i suoi vizi sino alla morte.
♦ I maestri di spirito suggeriscono molti rimedi contro questo vizio disonesto: ma i principali ed i più necessari sono la fuga dell’occasione e l’orazione.
♥ In quanto al primo mezzo, la fuga dell’occasione, diceva s. Filippo Neri che in questa battaglia vincono i poltroni, viene a dire coloro che fuggono l’occasione. Usi l’uomo tutti gli altri mezzi possibili; ma se non fugge, è perduto: “Chi ama il pericolo in esso si perderà” (Sir 3,25).
♥ In quanto al secondo mezzo, l’orazione, bisogna intendere che noi non abbiamo forza di resistere alle tentazioni della carne; questa forza ce l’ha da concedere Iddio: ma Dio non la concede se non a chi prega e la domanda. L’unica difesa contro questa tentazione, dice s. Gregorio Nisseno, è la preghiera.
(S. Alfonso, Selva di materie predicabili, Parte prima – Cap. VI. Del peccato d’incontinenza).
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