S. Alfonso. Misericordia nel salvare la vocazione dei suoi.

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30. S. Alfonso. Misericordia nel salvare la vocazione dei suoi.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

30. S. Alfonso. Misericordia nel salvare la vocazione dei suoi.

♦ Alfonso si affliggeva ed era tutto tenerezza con taluni, che costanti erano nella vocazione, e che decaduta per qualche disgrazia la propria casa, obbligati si stimavano, per soccorrerla, a ritirarsi di Congregazione.
Compiangendo il loro travaglio, e volendo metter in salvo la divina chiamata, ancorché in gran miseria si ritrovasse, non aveva difficoltà a soccorrerli, come lo fece in varie occasioni, rilasciando specialmente, in beneficio e parenti, il provento della Messa.
A taluni sembrava eccessiva una tal carità, avendosi riguardo alla povertà della Congregazione; ma egli rispondeva: “Nella carità non vi è mai cosa di soperchio, e quello che esce per una strada, Iddio lo fa rientrare per un’altra”.
Uno tra i tanti confratelli, che ora mi sovviene, era anche di peso, e non di sollievo alla Comunità, perché abitualmente infermo ed attaccato di petto; ma essendo osservante e di edificazione, Alfonso non badò ad interesse, per metter in salvo la di lui chiamata.

♦ Avendo un idea così alta della divina Vocazione, maggiore afflizione non provava, che veder taluno tentato, ed in procinto di darsi in dietro.
Nelle reazioni ai trasferimenti dei soggetti due cose rifletteva, o che fossero urto di tentazione o una diabolica ostinazione di volontà. Se la stimava tentazione, compativa il trasporto e non mancava di aiutare il soggetto con l’orazione propria e con quella degli altri; anzi scusava e non faceva conto di qualche impertinenza.
♦ Sognandosi un nostro Padre, essendo giovanetto, esser stato mandato per castigo nella Casa di Iliceto, chiese con una lettera impertinente, o di esser amosso da quella Casa, o che era per ritirarsi dalla Congregazione. Conoscendo Alfonso esser pura suggestione, saporitamente li rispose: “S. Paolo primo eremita a S. Antonio Abbate, che pregava di aprirgli la porta con dire che altrimenti sarebbe morto all’uscio, disse: “Questo è un bel pregare, pregare minacciando”. Lo stesso io dico a voi. Compatisco il vostro stato esaltato. Chi mai vi ha mandato per castigo in Iliceto? e poi: “Altrimenti cercherò la dispensa”. Voi la cercate, e chi ve le dà. Per carità un’altra volta non tanta furia. Replico: vi compatisco, perché non siete voi, ma l’agitazione che parla; ma dite alla vostra agitazione in altra occasione, che parli con poco più di discrezione”.
Con questa dolcezza adattata ad un giovanetto, ma temperata con pochissimo amaro, dissipò Alfonso la tentazione, e pose in pace il soggetto.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Secondo, Cap. LXI). –  Leggi l’originale.

“Nella carità non vi è mai cosa di soperchio, e quello che esce per una strada, Iddio lo fa rientrare per un’altra”. – Ai confratelli che si ribellavano: “Vi compatisco, perché non siete voi, ma l’agitazione che parla; ma dite alla vostra agitazione in altra occasione, che parli con poco più di discrezione”.