S. Alfonso. Misericordia nel Real Orfanatrofio di Gaeta. 1758

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19. Misericordia nel Real Orfanatrofio di Gaeta. 1758 .

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

19. Misericordia nel Real Orfanatrofio di Gaeta. 1758.

♦ Nella città di Gaeta vedevasi ridotto in uno stato assai miserabile il Reale Conservatorio delle figlie esposte, dipendente da quello dell’Annunziata di Napoli, e col temporale ci andava di sotto anch’ l’eterno.
♦ Le figlie così mal guidate non erano meno di quattrocento. Affidandosi le piccinine alla cura delle grandi, ognuna di queste, chiamata maestra, avevane sotto di se le dieci, e dodeci. Benché veniva somministrato da Napoli e vitto, le Maestre, o per dir meglio, le tante tigri, così chiamate, ritenevano tutto per sé, e non somministravano a quelle poverine, che troppo scarso un tozzo di pane.
Così si approfittavano del vestito. Si vedevano le figlie talmente nude, e cenciose, che ci pativa estremamente la pudicizia; ma così cariche di animaletti, e di croste sulla testa, che guardar non si potevano senza che lo stomaco non si sconvolgesse. Non vi erano letti; ed il riposo di ognuna non era, che un poco di paglia sul pavimento, ma infracidita, e puzzolente.
♦ Col corpo ci pativa anche l’anima. Mancavano li primi rudimenti cristiani: idea di onestà non vedevasi tra tutte; ed essendo il luogo aperto ad ognuno, non vi era né rossore, né vergogna. Le parolaccie erano comuni; vi regnavano le bestemmie; nè sapevasi, anche dalle più vecchie, cosa fosse confessione. Tutto era miseria, e peccato. In buon senso il pio luogo, se era un porcile per il corpo, era un inferno per le anime.
♦ Più volte eransi impiegati per darvi del riparo, ma inutilmente, vari zelanti Operari. Vedendo disperato il caso il Presidente d’Anna, e l’Avvocato Mirra, ne resero informato il Re Carlo. Restò commosso il savio Principe in vista di un tanto male. Ben sapendo il zelo di Alfonso, ed il fare de’ suoi Missionari, volle che Alfonso se ne incaricasse, e che disponesse con tutta autorità a suo arbitrio il bisognevole. Anche Alfonso pianse in sentirne lo stato.
Alfonso abbracciò l’opera; e fatto il piano, destinò in Gaeta li soggetti più ragguardevoli in santità, e prudenza, cioè i PP. Mazzini, Fiocchi, e Gaiano.
Si diede riparo, per prima, all’onestà delle figliuole, vestendole da capo a piede. Si pulirono dalle scabbie, e da altre lordure, e si ebbero da Napoli pagliacci, e lettiere per farle riposare. Porte, e finestre, che pregiudicar potevano l’onestà, si chiusero, ed altre se ne aprirono giusta il bisogno; né si stentò poco per sgravar il pio luogo dalle tante immondezze.
Scabrosa fu l’opera, e più scabrosa, perché l’anziane prevedendo il proprio discapito, apprender fecero i Missionari alle figliuole altrettanti tiranni. Come si risolvette somministrarsi il vitto a tutte in comune, e stabilirvi il Refettorio, con togliersi alle Maestre il dipartimento de’ cibari, vi fu rivolta tra tutte. Le anziane, perché perdevano li giornalieri provecci, e le figliuole non capendone il vantaggio: “Non vogliamo il calderone”, gridavano tutte da disperate. Mutarono bensì linguaggio, vedendosi i Padri far da cuochi, e da serventi a tavola, ed esse ben trattate, e con vitto soprabbondante.
Si diede forma al pio luogo di regolato Conservatorio. Due volte il giorno si fissò in comune l’Orazione mentale, la visita al Sacramento, ed il Rosario a Maria Santissima, e si fece l’orario giornaliero così per il lavoro, che per gli Esercizi di pietà. Anche le più vecchie si dovettero istruire né Ministeri più necessari.
Essendosi dati gli Santi Esercizi, sgravò ognuna la propria coscienza, e si stabilirono per ogni anno. Vari cordati Sacerdoti si destinarono per assisterci giornalmente, e per dare al pio luogo un sesto costante, si fecero venire dal Conservatorio di S. Vincenzo di Napoli, quattro di quelle savie donne, per regolare le figliuole nello spirito, e nella fatica.
Non fu questo un giuoco di mesi, ma di anni; ed Alfonso far doveva ritornare i suoi, e trattenersi i cinque, e sei mesi per volta.
Il pio luogo da inferno, che era, addivenne un patente paradiso. Tra poco tempo vi si videro anime di orazione, e di special mortificazione: prese piede il silenzio, e il raccoglimento: frequentata la santa Comunione; e poste in pratica tra quelle Vergini, con consolazione di Alfonso, e soddisfazione somma del Re Carlo le virtù Cristiane.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Secondo, Cap. XLVI). 
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Quelle figlie gridavano tutte disperate. Ma poi mutarono linguaggio, vedendo i Padri Missionari far da cuochi, e da serventi a tavola, ed esse ben trattate, e con vitto soprabbondante. Si diede forma al pio luogo di regolato Conservatorio: da inferno che era, addivenne un patente paradiso… con consolazione di Alfonso e soddisfazione somma del Re Carlo.