Il grande libro di S. Alfonso Maria de Liguori
sulla Madonna
pubblicato nel 1750
Un articolo del redentorista P. Giovanni Velocci
scritto nel 2000,
in occasione del 250° anniversatio della pubblicazione.
Nel 1750 sant’Alfonso Maria de’ Liguori pubblicò Le Glorie di Maria: «È questa una delle date più importanti nella storia del culto di Maria Santissima» (G. De Luca).
Sant’Alfonso pubblicò il libro, ritenuto da alcuni studiosi il suo capolavoro, dopo un lungo travaglio, dopo accurate ricerche storiche e teologiche, scrive il biografo Théodule Rey Mermet: «Per sedici anni egli ascoltò e scrutò la moltitudine immensa della tradizione (padri e teologi, ma anche la Bibbia e la liturgia scrittori spirituali e popolo di Dio! antichità, medio evo e tempi moderni) con la curiosità di un amore adente, con il senso pastorale di un eccellente missionario, con il rigore di un teologo al quale Pio IX avrebbe decretato il titolo di dottore della Chiesa».
Il libro non era soltanto speculazione, ma anche espressione della pietà e dell’amore di Alfonso per la Madonna, come risulta dalla dichiarazione scritta all’inizio: «A voi mi rivolgo, o mia dolcissima Signora e Madre mia Maria; voi sapete che io, dopo Gesù, in voi ho posto tutta la speranza della mia salute, poiché tutto il mio bene, la mia conversione, la mia vocazione a lasciare il mondo, e quante altre grazie ho ricevute da Dio, tutte le riconosco datemi per vostro mezzo».
In realtà Maria fu costantemente presente nella vita di sant’Alfonso da quando, ancora fanciullo, si inginocchiava dinanzi alla sua immagine nel bosco vicino Napoli, fino agli ultimi anni quando trascorreva la giornata sgranando il rosario. A Maria egli donò la sua spada di cavaliere nella chiesa della Mercede con lei si incontrò, forse visibilmente certo devotamente nella grotta di Scala dinanzi all’Icona della Madonna dei sette veli a Foggia fu rapito in estasi, ma soprattutto egli teneva il pensiero e il cuore rivolti continuamente a Maria pregandola, amandola. A lei chiese e ottenne la protezione sulla sua professione di avvocato, sulla sua opera di fondatore, sulla sua fatica di scrittore, sulla sua missione di Vescovo. In realtà tutta la vita e l’opera di sant’Alfonso, la sua dottrina e la sua pratica pastorale furono marcate da uno spirito mariano.
Ma egli fu anche condizionato dalla situazione culturale e religiosa del Settecento «il secolo dei lumi», e nel Settecento il culto di Maria era in crisi, contestato dai giansenisti e da alcuni scrittori cattolici, come A. Muratori, i quali ritenevano che esso era esagerato e poteva mettere nell’ombra la persona di Cristo unico mediatore. Quindi la devozione verso di lei doveva essere «regolata», controllata dalla ragione, moderata nelle manifestazioni.
Sant’Alfonso, appellandosi alla tradizione della Chiesa e all’insegnamento dei teologi, reagì con lucidità e coraggio a questa corrente di pensiero e si impegnò a presentare il mistero di Maria nella sua verità, sviluppando fino alle ultime conseguenze il privilegio della maternità divina. Ci fu in lui lo spirito dei padri i quali si accostavano alla rivelazione con rispetto e con riverenza ma anche con confidenza e familiarità sorprendenti.
Questo atteggiamento è stato sottolineato da Giuseppe De Luca: «Le Glorie di Maria è l’ultimo grande libro europeo scritto in gloria di Maria. Sant’Alfonso non ha avuto paura di amare la Madonna. L’ha amata con un abbandono, con un impeto, con un fuoco che hanno scandalizzato i tiepidi. Ha vinto nei nostri cuori la battaglia che i protestanti prima e i giansenisti poi avevano provocato. Protestanti e giansenisti ci avevano instillato mille scrupoli e mille esitazioni che nostro malgrado non riuscivamo a vincere…
Sant’Alfonso con la sua dottrina di teologo, con la sua fiammante e ardente anima di devoto incomparabile; con il suo genio di scrittore popolare ha spazzato via gran parte di quelle esitazioni e ha ricondotto l’anima cristiana davanti a Maria, a quella felice libertà d’amore che ebbero i nostri fratelli di fede nel medioevo.
Il libro de «Le glorie di Maria» si divide in due parti: la prima parte comprende un ampio commento alla Salve Regina, la seconda i Discorsi sulle sette feste principali di Maria, riflessioni sui sette Dolori, sulle virtù di Maria e vari ossequi di devozione.
Nel commento alla Salve Regina che costituisce la parte più importante del libro, sant’Alfonso descrive in maniera viva, a volte drammatica, i molteplici interventi della Madonna nei confronti degli uomini: Maria ottiene loro il perdono di Dio, li riporta alla sua amicizia; se il peccato li allontana, li separa, lei avvicina, riconcilia, unisce. Quindi interviene per conservare in grazia il peccatore convertito, lo invita alla preghiera, gli dona la luce, gli impedisce di cadere ancora, gli ottiene il sommo dono della perseveranza finale. Maria è un’avvocata potente. Una madre pietosa, che non ricusa difendere le cause dei più miserabili; è tutt’occhi per vedere, compatire, soccorrere sempre specialmente nei momenti di pericolo e soprattutto nell’ora della morte; allora è presente più che mai per confortare i suoi devoti, difenderli dal maligno, salvarli dall’inferno e per condurli con sé in paradiso all’incontro eterno con Dio.
Nel suo libro sant’Alfonso tratta a lungo di due privilegi di Maria che erano molto dibattuti nel suo tempo: l’Immacolata Concezione e la Mediazione universale.
In quanto all’Immacolata egli vi credette fermamente, la studiò con impegno scrivendo su di essa uno dei migliori Discorsi, e fece il voto di difenderla fino al sangue.
Per lui la fede nell’Immacolata non era un fiore di lusso appuntato alla sua corona, perché da vero redentorista ci vedeva un dogma vitale per il mondo redento: quell’innocenza totale, tratta dalla potenza della grazia salvifica di Cristo dalla nostra umanità, come un segno e una promessa, come una primizia per la famiglia umana, che emerge progressivamente dal peccato, e certamente un giorno; tranne il rifiuto ostinato, sarà interamente senza macchia.
Questo il significato del saluto Spes nostra, salve, posto da Alfonso sul frontespizio de Le Glorie di Maria, sotto un espressivo disegno, da lui stesso tracciato, di colei che è tutta bella e tutta santa.
Il secondo privilegio creduto e difeso strenuamente da sant’Alfonso è la Mediazione universale di Maria. Egli afferma: in virtù della prerogativa di Madre di Dio, Maria cooperò alla salvezza dell’umanità, divenne corredentrice, ed ora in cielo svolge la missione di mediatrice universale.
Non si deve pensare che tale verità costituisca un’offesa a Cristo, unico mediatore, come ritengono i protestanti e alcuni teologi cattolici.
Appassionato ugualmente di Gesù e di Maria, sant’Alfonso si preoccupa di non offuscare l’uno per innalzare l’altra; dichiara rifacendosi a san Bernardo: «Non pensi di oscurare la gloria del Figlio chi molto loda la Madre; quanto più si onora la Madre tanto più si onora il Figlio». Scrive ancora: «Per mezzo di Gesù Cristo è stata data tanta autorità a Maria da essere la mediatrice della nostra salute, non già mediatrice di giustizia, ma di grazia e d’intercessione».
Egli fa una distinzione essenziale tra la mediazione propria di Gesù Cristo, che è meritoria e salva, e la mediazione della Madonna, che è di grazia, un dono ricevuto da Dio.
L’intercessione di Maria non è assolutamente, ma moralmente, necessaria; in altre parole Dio può, ma non vuole darci le grazie senza l’intercessione di Maria.
Il libro de Le Glorie di Maria ha avuto uno straordinario successo nel tempo; tradotto in settanta lingue, ha raggiunto circa mille edizioni.
Esso resta un classico nella storia della mariologia.
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GIOVANNI VELOCCI, redentorista
in “L’Osservatore Romano” del 13-14 novembre 2000
nel 250° anniversario della pubblicazione del libro