P. Giovanni Pavone (1826-1901) – Italia.
P. Giovanni Pavone (1826-1901)
Nacque in Gioia Del Colle il 1° maggio 1826. Professò il 15 ottobre 1846. Ascese al Sacerdozio il 27 marzo 1852.
Da giovane si distinse sempre in Congregazione per l’ osservanza regolare, per cui giungeva sino allo scrupolo; per lo zelo apostolico da paragonarsi, giustamente, a quello di S. Paolo; per la carità verso il prossimo tenerissimo.
Nella sua vita accoppiò bellamente ad una rara prudenza la più sincera semplicità. Fu amabile, affettuoso, caro a tutti, e dovunque andava era stimato per Santo. Sempre devoto e fervorosissimo, era in un continuo esercizio di atti devoti.
Recitava il divino Uffizio e studiava le prediche in ginocchio in Chiesa, o in camera ai piedi del Crocifisso. La sua virtù paziente sarà solo conosciuta nel dì del Giudizio.
In tre ore di dolori, colpito da paralisi polmonare, confortato dai SS. Sacramenti, e nominando Gesù e Maria, e invocando il Paradiso ripetute volte, morì alle ore 5.20 p.m. del giorno 7 novembre 1901 all’età di anni 75. Aveva celebrato la mattina la S. Messa secondo l’ intenzione della Baronessa Scoppa.
La Baronessa D. Enrichetta Scoppa nutriva fin da bambina una gran venerazione per la nostra Congregazione del SS.mo Redentore, dal perché si era fin dai suoi teneri anni ligata in santa amicizia coi nostri venerandi Padri che Missionavano le Calabrie; specie col P. Pavone che predicò in due anni in S. Andrea tutto il mese di maggio
Gli furono fatti solenni funerali. Il P. D’Elia Raffaele lesse l’elogio funebre.
Io lo conobbi a S. Angelo a Cupolo nel 1895.
Era di alta statura e robusto nella persona, e rubicondo di volto; abbastanza istruito specialmente nella Morale, di cui fu assiduo studioso sino alla morte, di temperamento sanguigno.
Fu Rettore a Materdomini nel 1878 e poi nel 1894 quando comprò il grande Orologio della Comunità. Nel 1887 era Rettore a Tropea, ed egli chiuse il Collegio perché in esso vi posero le Scuole, il Municipio ed altri Uffici Governativi.
Io l’ho visto l’ultima volta nel Coro di Pagani alla meditazione della sera antecedente alla partenza per questo collegio di S. Andrea. Egli veniva da S. Angelo a Cupolo. Al Benedicite dopo l’esame, per troppa fretta, sbagliò un gradino e cadde faccia a terra con grande spavento di tutti. Era il 21 aprile 1901. Dai suoi parenti fu molto perseguitato ed afflitto.
Ultime ore del P. Pavone
Egli stava bene: la robustezza di sua persona accennava a parecchi altri anni di vita. Ieri si trattenne con noi a pranzo, così dice nell’Elogio Funebre il P. D’Elia Raffaele, e fece ricreazione parlando con quel suo solito fare sempre allegro e domandandomi di Caposele (donde era venuto D’Elia da tre giorni). Era l’una e mezza quando ci siamo ritirati nella stanza.
Erano scorsi pochi minuti, quando si sentì picchiare al muro: subito accorse il Padre attiguo alla stanza, il Superiore ed altri egli disse che si sentiva un’oppressione di stomaco, ma dopo stato alcuni minuti sul letto, diceva: Mi sento meglio, Padri miei, andate a riposare”. – ma l’affetto grande che gli si portava fe’ si che nessuno si allontanò. Era giovedì.
Si mandò a chiamare il medico, il quale prodigò tutte le cure possibili, ma il P. Pavone, prima di prendere le medicine volle confessarsi, e raccomandò che appena si fosse posto in agonia, si facessero suonare le campane, così tutti avessero pregato per il suo passaggio. Alle 4 p. m. essendo i dolori troppo strazianti, gli si amministrarono gli ultimi sacramenti, e il Superiore cominciò le preci per gli agonizzanti, alle quali si sforzava il Padre a rispondere.
E spesso gridava: Paradiso, Paradiso, e faceva segno colla mano, poi diceva delle giaculatorie, ed invocava i Ss.mi nomi di Gesù, Maria e S. Giuseppe; poi esclamava: Oh! che bel giorno è quello di domani, e baciava il Crocifisso, e le immagini. Suonarono le 5 e l’infermo va peggiorando sempre più, la voce s’indebolisce, un sudor mortale gli scorre dalla fronte, il polso poco palpita.
Egli dopo convulse agitazioni si stende sul letto, comincia a chiudere gli occhi, si affievolisce e quasi cessa. Alle 5.30 la fronte, il pomello delle gote, le labbra si coprono di pallore, il respiro si abbassa, il freddo si spande, il polso manca. Egli muore alle 5.45 con dolce calma e santa rassegnazione.
Aveva predicato in questa nostra Chiesa di S. Andrea Jonio, per l’ultima volta, nel giorno di tutti i Santi, e nell’ottava gli si celebravano i funerali. La sera innanzi di mercoledì aveva parlato della morte ai Fratelli Laici. Il martedì fu a visitare il Cimitero e col custode parlò a lungo della morte.
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Profilo tratto da Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone –
vol.3 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.
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