GESÙ ENTRA IN GERUSALEMME

Domenica delle Palme
1. GESÙ ENTRA IN GERUSALEMME

Dite alla figlia di Sion: Ecco, il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma (Mt 21,5; cf. Is 61,11; Zc 9,9) Il nostro Redentore, avvicinandosi il tempo della sua passione, parte da Betania per andare a Gerusalemme.
Consideriamo l’umiltà di Gesù nel voler entrare in quella città sopra un asinello, egli che è il re del cielo. Gerusalemme, il tuo re viene a te umile e mansueto. Non temere che egli venga per regnare su di te e per impossessarsi delle tue ricchezze: viene solo perché ti ama e ha pietà di te, per salvarti e portarti la vita con la sua morte.
Il popolo, che già da qualche tempo lo venerava per i suoi miracoli, specialmente per quello recente della risurrezione di Lazzaro, gli va incontro. Alcuni stendono le loro vesti sulla via dove egli passa, altri spandono ramoscelli d’albero per fargli onore. Chi mai avrebbe detto che il Signore, allora ricevuto con tanti onori, alcuni giorni dopo avrebbe percorso le stesse vie da condannato a morte, con una croce sulle spalle?

Gesù mio, quanto più grande è stato l’onore che hai ricevuto in questo ingresso glorioso, tanto più ignominiosa sarà la tua passione e morte. Le lodi che ora ti rivolge questa ingrata città tra qualche giorno si cambieranno in ingiurie e maledizioni. Ora ti dicono: Osanna al figlio di Davide, benedetto colui che viene nel nome del Signore (Mt 21,9). Poi alzeranno le voci dicendo: Crocifiggilo, crocifiggilo! (Gv 19,6). “Pilato, diranno, toglici davanti gli occhi questo ribaldo; presto,  crocifiggilo e non farcelo più vedere”. Ora si spogliano delle loro vesti, poi ti spoglieranno delle tue per flagellarti e crocifiggerti. Ora prendono le palme per metterle sotto i tuoi piedi, poi prenderanno rami di spine per trafiggerti la testa. Ora ti mandano tante benedizioni, poi ti rivolgeranno tante contumelie e bestemmie.
Anima mia, vagli incontro e digli, con affetto e gratitudine: Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Amato redentore, sii sempre benedetto, poiché sei venuto a salvarci; se tu non fossi venuto, noi saremmo perduti.

Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa (Lc 19,41). Gesù pianse su Gerusalemme, per la sua ingratitudine e la sua rovina.
Mio Signore, tu piangi anche per la mia ingratitudine e per la rovina dell’anima mia. Piangi nel vedere il danno che io stesso mi sono procurato allontanandoti dalla mia vita e costringendoti a condannarmi all’inferno, dopo che tu sei morto per salvarmi. […] Amoroso e tenero Cuore del mio Gesù, abbi pietà di me: ora detesto sopra ogni male i dispiaceri che ti ho dato e propongo di non amare altri che te.

In Gerusalemme Gesù, dopo aver faticato tutto il giorno per predicare e curare i malati, giunta la sera, non ci fu nessuno che lo invitasse a riposare a casa sua: perciò egli dovette ritirarsi di nuovo a Betania.
Mio dolce Signore, se gli altri non ti accolgono, voglio accoglierti io. C’è stato un tempo infelice nel quale io ingrato ti ho scacciato dall’anima mia; ma ora voglio vivere unito a te e amarti più di ogni altra cosa al mondo. Mio Dio, chi mai potrà separarmi dal tuo amore?

da Considerazioni ed affetti sopra la Passione – I – (1761) – OA, V, 133-179