GESÙ SULLA CROCE

39. GESÙ SULLA CROCE

San Lorenzo Giustiniani  dice che la morte di Gesù fu la più amara e dolorosa di tutte, perché fu senza il minimo sollievo. Negli altri pazienti il dolore viene sempre mitigato almeno da qualche pensiero di consolazione; mentre il dolore e la mestizia di Gesù furono puro dolore e pura mestizia senza sollievo.

Scrive l’Angelico: “La grandezza del dolore di Cristo, è data dalla purità del suo dolore e della sua mestizia”. […]
Per bocca del profeta, Gesù moribondo sulla croce si lamentava di non trovare qualcuno che lo consolasse: Ho atteso compassione, ma invano; consolatori, ma non ne ho trovati (Sal 68,21). I Giudei e i Romani, anche mentre egli stava per morire, lo maledicevano e lo bestemmiavano. E’ vero che sotto la croce c’era Maria Santissima, che avrebbe voluto consolarlo; ma questa afflitta Madre, con il suo dolore per le pene di Gesù, affliggeva ancora di più il Figlio, che tanto la amava. Dice san Bernardo che le pene di Maria aumentavano le sofferenze del cuore di Gesù: “Il fiume di amarezza della Madre si riversava sul Figlio”. Il Redentore, guardando Maria così addolorata, sentiva trafiggersi l’anima dai dolori della Madre più che dai suoi.
Quali affanni dovettero provare i cuori di Gesù e di Maria allorché giunse per Gesù il momento di accomiatarsi dalla Madre, prima di morire! Ecco le ultime parole con le quali Gesù si accomiatò in questo mondo da lei: Donna, ecco il tuo figlio! (Gv 19,26). Con queste parole egli le lasciava Giovanni come figlio al posto suo.
 
O Regina dei dolori, i ricordi di un figlio amato che muore sono troppo cari e restano impressi per sempre nella memoria di una madre. Ricordati che il tuo Figlio, che tanto ti ha amato, nella persona di Giovanni ti ha lasciato per figlio me peccatore. Per l’amore che porti a Gesù, abbi pietà di me. Io non ti chiedo beni terreni. Vedo il tuo Figlio, che muore tra i dolori per me; vedo te, innocente madre mia, che sopporti, tu pure, tanti dolori per me, mentre io, misero peccatore, non ho patito nulla per amore tuo: voglio soffrire qualcosa per te, prima di morire. Ti chiedo questa grazia dicendoti con san Bonaventura: “Se ti ho offeso, è giusto che io patisca per castigo; se ti ho servito, è bello che io patisca per premio”. 
O Maria, impetrami una grande devozione e una continua memoria della passione del tuo Figlio. Per l’affanno che soffristi nel vederlo spirare sulla croce, ottienimi una buona morte. Assistimi in quel momento estremo e fammi morire amando e pronunciando i vostri santi Nomi di Gesù e di Maria. (Amore delle Anime, XIII,1-2).