38. COSI’ SI AMA!
I. I tuoi occhi vedranno il tuo maestro (Is 30,20). Agli uomini fu promesso di vedere con i propri occhi il loro divino Maestro. Tutta la vita di Gesù fu un continuo esempio e scuola di perfezione. Ma fu soprattutto sulla cattedra della croce che egli ci insegnò le sue più belle virtù. Sulla croce ci ammaestrò bene sulla pazienza, specialmente in tempo di malattia.
Infatti su di essa Gesù infermo soffrì con somma pazienza i dolori della sua amarissima morte. Sulla croce con il suo esempio ci insegnò un’esatta obbedienza ai divini precetti, una perfetta rassegnazione alla volontà di Dio, e soprattutto ci insegnò come si deve amare.
Paolo Segneri Iunior disse a una sua penitente di scrivere ai piedi del Crocifisso queste parole: “Ecco come si ama”.
“Così si ama”, sembra che ci dica il Redentore dalla croce quando noi, per non soffrire qualche molestia, abbandoniamo le opere di suo gradimento, e talvolta giungiamo a rinunciare perfino alla sua grazia e al suo amore. Egli ci ha amati fino alla morte, e non scese dalla croce se non dopo avervi lasciato la vita. […]
Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me. Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire (Gv 12,32-33). Gesù disse che, quando sarebbe stato innalzato sulla croce, con i suoi meriti, con il suo esempio e con la forza del suo amore, egli avrebbe attirato gli uomini al suo amore. […] “O anime redente, ci esorta la santa Chiesa, guardate il vostro Redentore sulla croce, dove tutto il suo aspetto ispira amore e invita ad amarlo”. Sant’Agostino aggiunge: “Ha il capo inchinato per darci il bacio di pace, le braccia stese per abbracciarci, il cuore aperto per amarci”. […]
O Maestro d’amore, i maestri della terra insegnano con la voce, tu invece, su questo letto di morte, insegni con il dolore; essi insegnano per interesse, tu per affetto, non chiedendo altra ricompensa che la mia salvezza. Gesù mio, salvami, donandomi la grazia di amarti e di contentarti sempre. Amare te è la salvezza mia.
II. Mentre Gesù stava morendo sulla croce, gli uomini continuavano a tormentarlo con sarcasmi e scherni. Alcuni gli dicevano: Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso! Altri: Se è il re d’Israele, scenda ora dalla croce! (Mt 27,42 Vg). E mentre questi lo ingiuriano, Gesù sulla croce prega l’eterno Padre di non punirli, ma di perdonarli: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno (Lc 23,34). […] Domandò il perdono per i suoi persecutori e l’ottenne, perché essi, dopo averlo visto morto, si pentirono del loro peccato: Se ne tornavano percuotendosi il petto (Lc 23,48).
Mio Salvatore, eccomi ai tuoi piedi: io sono stato uno dei tuoi più ingrati persecutori. Prega anche per me il Padre tuo che mi perdoni. I Giudei e i carnefici, crocifiggendoti, non sapevano quello che facevano. Io invece sapevo bene che peccando offendevo un Dio crocifisso e morto per me. Ma il tuo sangue e la tua morte hanno meritato la misericordia divina anche per me. Mio dolce Redentore, guardami con lo stesso sguardo d’amore con cui mi guardasti sulla croce; guardami e perdonami ogni ingratitudine nei tuoi confronti.
Ti amo con tutto il cuore e, alla vista del tuo esempio, amo anche coloro che mi hanno offeso. Desidero per essi ogni bene, e propongo di servirli e di soccorrerli quanto posso per amore tuo, mio Signore morto per me, che tanto ti ho offeso. (Amore delle Anime, XII,4-6).